sabato 24 settembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 205° pagina.


Il mondo era precipitato nella follia, e gli anziani presero ad invocare tutti assieme la Madre Trifronte di liberarli dal disordine. E allora Colei che foggia il Fato di tutti gli esseri inviò un messaggero, che disse ai Sileni di riunirsi ogni notte di plenilunio e intonare canti ed eseguire danze per incantare gli spiriti e spingerli a turbinare anche loro, affinché nel suono della musica i Sileni divenissero i Signori del Bosco e delle forze della Natura, e tutti gli spiriti ubbidissero a loro. Solo così il mondo avrebbe ritrovato ordine e limite definito.

Così fecero i Sileni, e la cosa funzionò. Nella danza e nella musica dei Sileni, il mondo ritrovò il suo ordine. Quando i Sileni si ritrovavano tutti assieme, ballavano e cantavano assieme, suonavano i loro flauti, i corni, i tamburi, le chitarre e le cetre e altri strumenti ancora, in un vortice attorno al fuoco, e tutte le forze dell’Altrove che passavano di là non potevano sottrarsi a quella magia, e turbinavano anch’esse fino a passare dalla porta che a ogni plenilunio si apriva per potere della Dea Madre Trifronte e del Dio Padre Cornuto.

Alla fine, gli esseri dell’Altrove furono tutti respinti dai riti del belk che si ripetevano a ogni plenilunio in tutti i boschi dove vivevano i Sileni, ma gli spiriti rimasero ai bordi delle nebbie e delle ombre della sera, a osservare da lontano. Alcune erano ombre luminose, altre oscure. Ma non osavano più farsi avanti, rimanevano in distanza, ad osservare, temendo la magia dei Sileni.

 E alcuni dei Geni, gli Elfi della Luce, vedendo quale portento avevano eseguito i Sileni, si unirono anche loro nelle danze del belk, apprendendo i Grandi Misteri della nostra religione, per liberare le loro città scintillanti dalle presenze dell’Altrove, che loro stessi avevano richiamato.

 E quelli di loro che si unirono ai Sileni nel rito del belk, divennero gli antenati delle Fate, gli Elfi del Crepuscolo. E insieme a noi custodiscono i segreti del belk, i segreti degli incantesimi che tengono indietro l’Altrove, impedendogli di entrare impunemente nei territori dei mortali…».

«E immagino che fra gli esseri dell’Altrove che in quel tempo scorrazzavano sulla Madre Terra, ci fossero anche…. Loro, vero? Quelli dalle Ali Nere, i Figli dell’Ottava Stirpe… o no?».

Menkhu alzò il braccio di scatto, guardandosi attorno temendo che qualcuno nella locanda li stesse ascoltando.

«Quello è uno dei misteri che non possono essere rivelati a chi non è iniziato, Velthur! Dovresti averlo capito, ormai! Già pronunciare il loro nome fuori del rito del belk, è una cosa che non si dovrebbe mai fare, se non in casi estremi».

«Perdonami…. ma mi sembra che questo sia appunto un caso estremo, non ti pare? Non solo per quello che sta succedendo, ma anche per quello che è successo oggi. Non so se sono rimasto più stupito per la figura che sembrava salutarci dalla riva, o per il Saguseo che è improvvisamente sorto dalle acque a proteggerci. Credo che sia lo stesso che abbiamo visto io, Larsin, Hermen e Maxtran quel giorno in cui abbiamo fatto il bagno nel fiume dopo essere stati sul Monte Leccio…. lo stesso giorno in cui abbiamo conosciuto Aralar Alpan, tra l’altro».

«Io non so nulla dei Sagusei. Mio padre sa molte cose, dice anche di averne conosciuti alcuni, sulle rive del fiume vicino alla foce, dove vivono alcuni di loro. Ma ne ha paura. Mi diceva che sono spaventosi, orribili a vedersi, e aveva ragione. Quando l’ho visto emergere dalle acque, con quella voce spaventosa…. mi ha fatto più paura lui del remo del barcaiolo matto!

Però mio padre diceva che non aveva paura tanto del fatto che fossero così orrendi, quanto piuttosto perché avevano a che fare con cose troppo antiche e misteriose. Loro sono la Prima Stirpe, prima di loro nessuno che parlasse e pensasse viveva sulla Madre Terra.

Più antichi di loro ci sono solo le montagne e gli oceani, e gli Dei. La loro nascita si perde in un passato di molti milioni di anni, più di qualsiasi altra stirpe.

 Loro conoscono le cose delle origini, le cose nascoste nell’Abisso. Loro sono amici degli Dei dell’Abisso, come Apson e Cthuchulcha…».

«Già, è vero. Non c’avevo pensato. Forse è per quello che ci segue. Forse sa che vado a comprare un libro che parla di segreti che riguardano anche loro».

«Sì, ma come fa a saperlo? Chi glielo ha detto?».

«Forse anche loro riescono a leggere nel pensiero, come le Fate?».

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