Il mondo era precipitato nella follia, e gli anziani presero
ad invocare tutti assieme la Madre Trifronte
di liberarli dal disordine. E allora Colei che foggia il Fato di tutti gli
esseri inviò un messaggero, che disse ai Sileni di riunirsi ogni notte di
plenilunio e intonare canti ed eseguire danze per incantare gli spiriti e
spingerli a turbinare anche loro, affinché nel suono della musica i Sileni
divenissero i Signori del Bosco e delle forze della Natura, e tutti gli spiriti
ubbidissero a loro. Solo così il mondo avrebbe ritrovato ordine e limite
definito.
Così fecero i Sileni, e la cosa funzionò. Nella danza e
nella musica dei Sileni, il mondo ritrovò il suo ordine. Quando i Sileni si
ritrovavano tutti assieme, ballavano e cantavano assieme, suonavano i loro flauti,
i corni, i tamburi, le chitarre e le cetre e altri strumenti ancora, in un
vortice attorno al fuoco, e tutte le forze dell’Altrove che passavano di là non
potevano sottrarsi a quella magia, e turbinavano anch’esse fino a passare dalla
porta che a ogni plenilunio si apriva per potere della Dea Madre Trifronte e
del Dio Padre Cornuto.
Alla fine, gli esseri dell’Altrove furono tutti respinti dai
riti del belk che si ripetevano a
ogni plenilunio in tutti i boschi dove vivevano i Sileni, ma gli spiriti rimasero
ai bordi delle nebbie e delle ombre della sera, a osservare da lontano. Alcune
erano ombre luminose, altre oscure. Ma non osavano più farsi avanti, rimanevano
in distanza, ad osservare, temendo la magia dei Sileni.
E alcuni dei Geni,
gli Elfi della Luce, vedendo quale portento avevano eseguito i Sileni, si
unirono anche loro nelle danze del belk,
apprendendo i Grandi Misteri della nostra religione, per liberare le loro città
scintillanti dalle presenze dell’Altrove, che loro stessi avevano richiamato.
E quelli di loro che
si unirono ai Sileni nel rito del belk,
divennero gli antenati delle Fate, gli Elfi del Crepuscolo. E insieme a noi
custodiscono i segreti del belk, i
segreti degli incantesimi che tengono indietro l’Altrove, impedendogli di
entrare impunemente nei territori dei mortali…».
«E immagino che fra gli esseri dell’Altrove che in quel
tempo scorrazzavano sulla Madre Terra, ci fossero anche…. Loro, vero? Quelli
dalle Ali Nere, i Figli dell’Ottava Stirpe… o no?».
Menkhu alzò il braccio di scatto, guardandosi attorno
temendo che qualcuno nella locanda li stesse ascoltando.
«Quello è uno dei misteri che non possono essere rivelati a
chi non è iniziato, Velthur! Dovresti averlo capito, ormai! Già pronunciare il
loro nome fuori del rito del belk, è
una cosa che non si dovrebbe mai fare, se non in casi estremi».
«Perdonami…. ma mi sembra che questo sia appunto un caso
estremo, non ti pare? Non solo per quello che sta succedendo, ma anche per
quello che è successo oggi. Non so se sono rimasto più stupito per la figura
che sembrava salutarci dalla riva, o per il Saguseo che è improvvisamente sorto
dalle acque a proteggerci. Credo che sia lo stesso che abbiamo visto io,
Larsin, Hermen e Maxtran quel giorno in cui abbiamo fatto il bagno nel fiume
dopo essere stati sul Monte Leccio…. lo stesso giorno in cui abbiamo conosciuto
Aralar Alpan, tra l’altro».
«Io non so nulla dei Sagusei. Mio padre sa molte cose, dice
anche di averne conosciuti alcuni, sulle rive del fiume vicino alla foce, dove
vivono alcuni di loro. Ma ne ha paura. Mi diceva che sono spaventosi, orribili
a vedersi, e aveva ragione. Quando l’ho visto emergere dalle acque, con quella
voce spaventosa…. mi ha fatto più paura lui del remo del barcaiolo matto!
Però mio padre diceva che non aveva paura tanto del fatto
che fossero così orrendi, quanto piuttosto perché avevano a che fare con cose
troppo antiche e misteriose. Loro sono la Prima Stirpe , prima di loro
nessuno che parlasse e pensasse viveva sulla Madre Terra.
Più antichi di loro ci sono solo le montagne e gli oceani, e
gli Dei. La loro nascita si perde in un passato di molti milioni di anni, più
di qualsiasi altra stirpe.
Loro conoscono le
cose delle origini, le cose nascoste nell’Abisso. Loro sono amici degli Dei
dell’Abisso, come Apson e Cthuchulcha…».
«Già, è vero. Non c’avevo pensato. Forse è per quello che ci
segue. Forse sa che vado a comprare un libro che parla di segreti che
riguardano anche loro».
«Sì, ma come fa a saperlo? Chi glielo ha detto?».
«Forse anche loro riescono a leggere nel pensiero, come le
Fate?».
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