venerdì 16 settembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 198° pagina.


«Oh, non pretendo che voi facciate niente, ma penso che farò io qualcosa. Molte volte, nella nostra confraternita come in altre, ci si è domandati se non sarebbe il caso di formare delle comunità in luoghi isolati, dove noi Avennarna saremmo più liberi di seguire le nostre dottrine di vita, di creare una società aventry, con delle città interamente aventry.

Non è solo un sogno, un’utopia. I nostri predecessori hanno cercato di diventare influenti nei vertici del Veltyan, di rendersi più numerosi e potenti nel centro del Regno Aureo, ignorando del tutto ciò che invece stava ai confini, od oltre i confini della nostra civiltà.

È l’errore che commettiamo tutti noi Thyrsenna. Siccome siamo l’unico popolo di Uomini civilizzati rimasti nel mondo, non ci interessiamo di ciò che sta fuori. Ma è proprio là che dobbiamo guardare per il nostro futuro. Negli immensi territori deserti che si stendono oltre il Veltyan, soprattutto ad Oriente, dove si stendono enormi estensioni di terra verde ed abbandonata..

Qui, ai confini orientali del regno, alcuni di noi potrebbero emigrare e fondare delle comunità totalmente aventry, che sarebbero i primi avamposti della costituzione di un dominio aventry, dove non saremmo più guardati con sospetto ed avversione, non potremmo più essere detentori di minori diritti rispetto agli altri cittadini del regno, ma saremmo noi a governare la società, secondo i principi di Sindinaven e dei Santi dell’Aventry. Non vi attira questo sogno, questo traguardo? Non lo ritenete possibile, anche se sarebbe un’opera lenta e rischiosa da realizzare?».

«Sì, conosco questo tipo di sogni, di progetti. E quale Avennar non ne ha mai sentito parlare? Ogni tanto qualcuno di noi immagina un esodo di massa, o la fondazione di un regno aventry oltre i confini del Veltyan, o di concentrarsi tutti in una sola regione per divenire maggioranza, e non più solo minoranza. Ormai sono cinquecento anni, dalla morte di Sindinaven, che questo sogno appare e scompare a seconda delle epoche e delle regioni in cui si diffonde.

Temo che la mia fede nella dottrina di Sindinaven non sia così forte da farmi credere che questo sogno sia realizzabile nella nostra epoca. Se noi fondassimo una città aventry ai confini del regno, la Regina lancerebbe una persecuzione contro di noi, perché temerebbe un movimento di separatismo nel Veltyan. Se fondassimo invece una città oltre i confini del Veltyan, nelle terre dei barbari, ci troveremmo ad essere una comunità isolata e debole, dedita a una vita pacifica e poco propensi alla guerra, in mezzo a popoli selvaggi e violenti. Faremmo una brutta fine, come è già successo ad altri che hanno cercato di portare avanti questo tentativo…».

Lusis lo interruppe.

«Sapevo che mi avreste obiettato questo. Molti nostri fratelli e sorelle mi rispondono così, ogni volta che parlo del mio progetto. Ma loro non sanno, come non sapete voi, evidentemente, che le cose adesso stanno cambiando. Noi viviamo in un’epoca di grandi mutamenti per i Thyrsenna, e forse chi vive in queste province fra le più periferiche ed isolate non può rendersene conto.

Le nostre navi si spingono sempre più lontano, e stabiliscono rotte commerciali con molti paesi remoti, persino in altri continenti. E molti popoli, presi da invidia e ammirazione per la nostra elevata civiltà e cultura, cercano di imitare il nostro modello.

Ma anche il nostro popolo sta cambiando, e sono sempre di più coloro che sono stanchi dell’immobilità e dell’oppressione della casta teocratica che ci domina da tanti secoli, e da cui lo stesso Sindinaven sognava di liberarci tutti.

Nascono nuove idee, nuovi culti anche all’interno della stessa religione tradizionale.

Persino membri della classe sacerdotale pensano che sia ora di cambiare, e infatti sono riuscito a conquistarmi alcune amicizie che mi hanno detto che, se riuscissero a conquistare il potere nella capitale, non esiterebbero a concedere maggiori diritti ai cittadini seguaci dell’Aventry, in cambio dell’appoggio della nostra comunità al loro movimento.

C’è un eremita che vive proprio qui, a poca distanza, che mi ha parlato molto delle sue aspirazioni a una riforma religiosa della nostra società….».

«Avete conosciuto Aralar Alpan?».

«Sì, lo conoscete anche voi? Beh, non c’è da stupirsene, l’eremo è nei dintorni del paese, avrei dovuto immaginarlo».

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