martedì 13 settembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 196° pagina.


corruzione e la malvagità lontana dal Santuario, eviteremo l’ira di Sil e ulteriori, prodigiosi ammonimenti».

Velthur stava ascoltando anche lui le grida dell’araldo reale in fondo alla piazza.

Perfetto, si disse. I soliti decreti che non servono a niente, se non favorire di fatto ciò che si avversa a parole. Dal Santuario sarebbero stati esclusi tutti gli emarginati, i poveracci, tutti coloro che si trovavano ai margini della società, mentre i ricchi e potenti più corrotti avrebbero potuto continuare a frequentarlo indisturbati, previo pagamento al corrotto funzionario di turno.

I ricchi ladri impuniti, i ricchi sacerdoti che praticavano la stregoneria, che appartenevano a società segrete, che commettevano regolarmente atti illegali, avrebbero infestato l’ipogeo.

E primo fra tutti Aralar, rispettabile eremita per le autorità teocratiche.

Mentre invece né Velthur né Menkhu avrebbero più potuto entrare, se non abusivamente.

La signora Mendibur, che stava al suo fianco, sbottò: «Chissà cosa avrà visto, quella là! Magari un mendicante con la faccia da lupo mannaro? Sarà questo che l’ha spaventata? E adesso se la prende con tutti quelli che non vanno ai ricchi?».

Anche se signora Mendibur era una persona ossequiente alle autorità del Veltyan come la maggior parte della gente del posto, questo non le impediva di lanciare qualche battuta sarcastica ogni volta che le leggi e i decreti della Regina e del Magistero dimostravano una palese ingiustizia.

«Il fatto  è che la Regina ha voluto dare l’impressione di fare qualcosa per mantenere la calma, senza doversi impegnare a fare qualcosa. L’unica altra cosa che avrebbe potuto fare era di far richiudere il Santuario, ma la cosa non sarebbe piaciuta a nessuno. Così ha deciso di allontanare dal luogo sacro tutti quelli che non godono della simpatia delle autorità».

«Così voi, dottore, non potrete più entrare nel Santuario. Vi dispiace, la cosa? So che vi interessava molto, come vi interessano tutte le cose antiche».

«Non è che non potrò più entrare nel Santuario…. è che per potervi entrare sarò costretto a pagare chissà quanti soldi a quella vecchia avida dell’alkati Errani Kaper. E sinceramente, mi domando se ne valga la pena».

Il giorno dopo, Velthur cominciò ad organizzare il suo viaggio ad Enkar, che voleva avvenisse quanto prima. Mandò una lettera al giovane amico Keilin, scrivendogli che sarebbe venuto a giorni, costi quel che costi, indipendentemente dal fatto che il giovane dottore avesse avuto modo di occuparsi di lui o meno.  Avrebbe trovato una locanda per sé e Menkhu, e poi si sarebbe recato dal libraio-stampatore di Piazza delle Spezie.

Per sua fortuna, aveva trovato, tra i pellegrini e i visitatori del Santuario di Silen, un medico della provincia del Maristevian, un tal Lusis Erkorekan, che era anch’egli un Avennar, il quale fu ben felice di sostituirlo in cambio dell’ospitalità in casa sua.

La signora Mendibur non era per niente contenta che il dottore si facesse sostituire e addirittura ospitasse in casa sua una persona che non conosceva. Ma Velthur le disse che sarebbe stata una cosa di due giorni, il tempo di andare ad Enkar e tornare.

D’altra parte, tanta fiducia era proprio dovuta al fatto che si trattava di un suo correligionario. L’Aventry era l’unico culto religioso nel Veltyan, oltre ai culti stregoneschi del belk, che subìva una vera e propria emarginazione sociale e politica. Ciò aveva creato una profonda e immediata solidarietà fra tutti i suoi seguaci, anche se non si conoscevano di persona.

Era stata una delle sue pazienti a fargli conoscere il medico del Maristevian, che aveva pensato giustamente che sarebbe stato contento di incontrare un altro Avennar.

La sua paziente gli aveva affittato una camera in casa sua, e quando aveva saputo che era un Avennar, gli aveva parlato del dottor Laran. Lusis aveva subito provato interesse, perché non si aspettava di trovare degli Avennarna da quelle parti. E infatti Velthur era proprio l’unico del posto.

Lusis era un uomo sulla sessantina, basso, corpulento e dalla lunga barba bianca appuntita e senza baffi secondo la tradizione della buona società dei Thyrsenna, con vividi occhi di un grigio argento chiarissimo, nato e cresciuto in una grossa comunità aventry, mentre invece Velthur era un convertito, che aveva pochi contatti con le comunità aventry.
Ed era anche un esperto dottore delle

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