domenica 18 settembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 200° pagina.


ragione e non la superstizione come voleva il nostro maestro Sindinaven, dobbiamo cogliere ogni buona occasione che la ragione ci offre.

Mi ha raccontato come pare che nella Valle dei Gigli siano stati trovati dei reperti dell’Era dei Giganti, prima del Diluvio. Lui pensa che la causa della misteriosa sparizione degli abitanti non sia stata magica, o demoniaca, bensì alchemica. Forse è rimasta qualche sostanza sconosciuta, o forse qualche arma misteriosa e sconosciuta, nascosta nelle caverne o nel sottosuolo della Valle dei Gigli, che a un certo punto ha fatto sparire la gente. Forse ha spinto tutti alla follia, spingendoli al suicidio, o forse li ha addirittura annientati facendone sparire i corpi.

Fatto sta che lui crede di poter stabilire la verità e di poter controllare la forza che sta dietro questo tragico fatto. E se si potesse controllarlo, incanalarlo, si avrebbe una straordinaria arma di difesa contro i potenti del regno e qualunque invasore esterno. Pensate, se noi Avennarna potessimo far parte dei nuovi colonizzatori della Valle dei Gigli, alla fondazione di un nuovo potente regno, per noi inizierebbe una nuova era.

Lo so che sembra un’idea pazzesca, ma vale la pena provarci, non vi pare?»

Velthur avrebbe voluto dire che solo in quel momento tutti i pezzi del mosaico sembravano trovare il loro posto, ma si trattenne. Non era il momento per rivelare tutti i retroscena, o Lusis avrebbe pensato che era lui, il pazzo. Senz’altro, mancava sempre di meno a capire quali erano i veri progetti dell’eremita.

«Va bene, dottor Erkorekan. Avremo modo di parlare ancora di questo… progetto di cui parla l’eremita Alpan. Quando tornerò da Erkan mi spiegherà meglio cosa vuole fare, e perché voi ne siete tanto interessato».

Poi, come un lampo, gli venne in mente quello che aveva raccontato Thymrel a Larsin poco prima di scomparire, riguardo la sua presunta infanzia nella Valle dei Gigli. Si ricordò che aveva narrato di quando un suo innominato zio l’aveva portata in una caverna della valle, dove si era trovato un altro misterioso ipogeo, e della statuetta di Silen che lui aveva posseduto, e che diceva provenire dalla lontana era antidiluviana.

Ancora una volta, tutto confermava un sinistro e misterioso disegno dove nulla sembrava accadere a caso, ma il cui significato ultimo sfuggiva a ogni comprensione razionale.

Paradossalmente Lusis, Maestro delle Scritture, difendeva un’eventuale alleanza con Aralar e la misteriosa confraternita misterica che sicuramente aveva dietro, proprio in nome della ragione.

Cos’aveva quell’uomo, che riusciva a incantare così tanta gente?

Si accomiatò in fretta da Lusis e corse da Menkhu, il quale stava, come al solito, sonnecchiando sul tappeto del soggiorno del dottor Laran, e lo svegliò.

«Desolato di disturbare il tuo sonnellino, ma devo avvertirti che partiamo domani stesso per Enkar. Senza indugio. E un’altra cosa: vedi di trovare Azyel. Gli devo parlare, per riferire una cosa importante da comunicare alle Tre Madri del Fato».

Dopo un potente sbadiglio e un grugnito, Menkhu lo guardò interrogativo.

«È successo qualcosa di nuovo? Comunque, Azyel non l’ho più visto dal giorno della visita della Regina al Santuario. Credevo che si sarebbe fatto vedere per dirci qualcosa che non sappiamo ancora, o dirci cosa ne pensano le Tre Madri del Fato di quello che è successo.

«Ah, bene. Evidentemente ha preso molta più paura di noi, a tal punto che non vuole saperne più niente di questa storia, penso. D’altra parte, l’hai detto tu stesso che è stato il primo ad impazzire, come la Fata che ho visto io. Ma proprio per questo bisogna rintracciarlo, sempre se non l’abbiano ammazzato!».

«E chi dovrebbe averlo ammazzato? E perché?».

«Potrei risponderti che non c’è bisogno di chiederlo, dato che uno così antipatico lo potrebbe ammazzare chiunque, ma preferisco restare serio, e ti dico che a questo punto, se vediamo sparire qualcuno, dobbiamo considerare anche la peggiore delle ipotesi. Comunque, immagino che saprai come rintracciarlo».
«No, dato che non ci sono riuscito. Ovviamente l’ho cercato per tutto il circondario, nel bosco e persino qui in paese, se magari avesse assunto l’aspetto di un Uomo. Pensa, non ne ho neanche

Nessun commento:

Posta un commento