venerdì 23 settembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 204° pagina.


Sono assolutamente libero, come voi Sileni. Ed è molto meglio così. Prova a pensare quanti problemi in più avrei avuto con questa storia, con una famiglia tra i piedi. Pensa a quello che è appena successo, e doverlo raccontare, o nasconderlo, alla mia famiglia».

«Già…. se pensiamo poi che non ho proprio capito quello che è successo».

«No, neanche io. Mi ha sorpreso quello che hai detto al barcaiolo, prima che uscisse di senno. Tuo padre non mi ha mai detto che voi vedete abitualmente gli spiriti. E a dire il vero, niente di quello che sapevo sui Sileni ha mai riguardato questo».

«Forse mio padre non te l’ha mai detto perché  la cosa non ti sarebbe piaciuta. Mi ha detto che non credi alle storie di spiriti».

«No, in effetti non ci credo. Non credo agli spiriti, come non credo alla magia, alle superstizioni di ogni tipo. Sono tutte cose contrarie ai principi dell’Aventry, che crede nella razionalità delle leggi dell’universo. Per noi, il mondo dei vivi è nettamente separato da quello dei trapassati, perché la loro vita e il loro destino sono diversi e non ha alcun senso che essi possano mescolarsi. Ognuno dei due regni ha le sue leggi, e non ci devono essere contatti fra i due.

 E se mi chiedi che spiegazione do a quello che sta succedendo, ti dico che non lo so, ma sono sicuro che un giorno la ragione umana riuscirà a scoprire le misteriose leggi della Natura che stanno dietro questi strani eventi. Forse non li spiegherò io, ma prima o poi qualcuno lo farà. C’è un legame che unisce tutte le cose, e la nostra mente può capire questo legame, poco per volta».

«Mio padre diceva che non ti capiva, e sinceramente neanche io. Se una cosa non te la spieghi, non esiste? Gli spiriti non esistono perché non te li spieghi?

Io vedo un sacco di cose che non mi spiego, ma mica spariscono perché non me le spiego. Poi quello che ho visto sulla riva, l’hai visto anche tu. Noi Sileni le vediamo spessissimo, in certe situazioni più che in altre. Mio padre una volta mi disse che noi Sileni vediamo gli spiriti perché vediamo nel buio, come i gatti. Abbiamo una vista diversa da quella degli Uomini. Voi siete ciechi di notte, noi no. E quando calano le ombre, noi vediamo le forme luminose, come le vediamo nella nebbia, o quando il cielo è cupo e burrascoso…. e vediamo anche altre cose. Le streghe e gli stregoni lo sanno, e anche molti contadini, almeno quelli che sono nostri amici. Tu evidentemente non lo sapevi perché mio padre pensava che non fosse il caso di raccontartelo, come ho detto. Tu ci sei amico, ma non pensi e non parli come i nostri amici. Sei speciale, e quindi la tua situazione rispetto a noi è speciale».

«Beh, in ogni caso penso che sia meglio che non ci siano segreti tra di noi. Anche perché appunto quello che hai visto tu, l’ho visto anche io, e anche il nostro “amico” barcaiolo…. e mi piacerebbe sapere il perché».

«Forse perché le ombre luminose sono diventate più chiare…. più brillanti da un po’ di tempo in qua. Quando è finita l’estate, e l’oscurità ha cominciato ad avanzare, ci siamo accorti che gli spiriti sono diventati sempre più luminosi, più splendenti. Anche le loro figure sono diventate meno evanescenti, più definite, meno trasparenti. È come se avessero acquistato forza e vigore, a tal punto che sembrano voler entrare nel nostro mondo, divenire cose solide».

«Come sarebbe, “entrare nel nostro mondo”? Cosa intendi dire?».

«Gli spiriti sono esseri dell’Altrove, sono qui, assieme a noi, eppure non sono qui. Cioè…. io non riesco a spiegarti, forse mio padre potrebbe o qualcun altro dei nostri anziani più saggi. Lo sai che secondo le antiche leggende, i nostri antenati inventarono il belk proprio per tenere a bada gli spiriti che perseguitavano la nostra gente nella notte dei tempi?

In quel tempo remoto, quando ancora i Geni dominavano sulla Madre Terra e gli Uomini non erano ancora nati, gli spiriti comparivano in continuazione, seguivano come ombre tutti gli esseri, e in particolar modo i Sileni, che erano comparsi da poco su Kellur. Il regno dell’aldiqua e dell’aldilà erano quasi uniti in un uno solo, e il mondo era nel caos. Nessuna legge naturale poteva svolgersi normalmente, perché realtà e sogno, passato e futuro, erano confusi assieme.

Le notti di plenilunio erano le peggiori, perché la luce della Madre Luna attirava ed evocava più di ogni altra cosa gli spiriti e ogni demone dell’Altrove. I fantasmi diventavano esseri di carne ed ossa, e i viventi parevano fantasmi evanescenti.

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