Anzi, in un certo senso, in parte è diamante, almeno così mi
ha detto l’alchimista che mi ha venduto la barra da cui ho ottenuto la lama.
Per questo è in parte trasparente».
«Neanche i gendarmi possono avere in dotazione una lama
così!» Larsin era tutto ammirato.
«Solo gli alti ufficiali, e la Guardia del Palazzo Reale.
Anche le Guardie del Magistero, credo. Da giovane sognavo di andare a vivere
nella capitale e diventare una delle Guardie Reali…. Questa spada un po’ mi
consola di non aver potuto realizzare quel sogno».
«Devi avere una bella paura, se ti sei portato dietro
un’arma di tanto valore. Io se la possedessi, la terrei nascosta in cassaforte,
o in banca, e non la farei vedere a nessuno, se non ai parenti e agli amici
strettissimi».
«Se tu avessi visto quello che ho visto io, avresti più
paura di me!».
Si incamminarono con buon passo. Il dottore era alto, magro
e dalle gambe lunghe ed agili, aveva delle ampie falcate. Larsin e Hermen
avevano invece il tipico fisico dei Thyrsenna: non certo alto, e
tendenzialmente robusto, ma chi è poco avvezzo a usare cavalli, carri e cocchi,
è abituato da tutta la vita a usare le gambe.
Monte Leccio era più o meno a metà strada fra Arethyan e
Aminthaisan. Camminando senza soste e di buona lena, vi si arrivava, camminando
verso oriente, dopo un’ora e mezza. Hermen si chiedeva come avesse fatto a
correre per tutta quella strada senza farsi venire un infarto per la paura e lo
sforzo. Certo, quando non ce la faceva più, si era fermato anche lui per pochi
secondi, con Knevin che lo aspettava più per la paura di rimanere solo con la cosa che gli volava sopra, che per non
abbandonare un amico.
La casa del contadino ex-soldato era più vicino a Monte
Leccio che al paese, posta in un’ansa del fiume , dove le betulle che
crescevano sulla riva sassosa sembravano formare come una corte, un’arena
protettiva, e un sentiero di terra argillosa e rosata conduceva alla strada
lastricata.
Hermen, nel vederla, rimase sconcertato.
«Ma questa è proprio la casa verso cui io e Knevin siamo
corsi in quella sera maledetta! Quell’essere si è posato proprio su questo
sentiero per sbarrarci la strada!».
«Sicuro??? L’hai visto proprio qui? E a che distanza eri
dalla casa?»
«Ma, non so….. duecento, trecento metri, credo…».
«E voi avete chiamato, urlato per richiamare l’attenzione
della gente della casa?».
«Sì, ma a questa distanza….. non credo che ci abbiano
sentiti. C’erano delle luci accese, ma non mi sembra di avere visto nessuno
all’esterno. Poi era notte, anche se c’era una luna incredibile».
«Il mio amico Maxtran non mi ha detto nulla, riguardo quella
sera. Quindi, non si deve essere accorto di niente».
«Sì, ma tu cosa hai raccontato al tuo amico?».
«Beh, a dire il vero non gli ho detto molto, perché
sinceramente avevo paura di passare per credulone. Gli ho detto che l’altra
sera un mio amico ha visto sul Monte Leccio quelli che sembravano essere i falò
del belk, e che subito dopo avete
sentito delle urla spaventose e che siete stati inseguiti da qualcuno che non
vedevate, ma che sembrava molto minaccioso…. Mi sembrava la maniera migliore
per convincerlo a venire con noi senza fare troppe domande. Lui ha detto che in
effetti, prima di andare a dormire, ha visto in lontananza le luci dei falò
fatati in cima al Monte Leccio ed è rimasto molto stupito della cosa, perché
sapeva che le Fate non celebrano il belk
lassù, anche se ha sentito dire che in un tempo remoto lo facevano, e che gli
sarebbe piaciuto fare un sopralluogo».
«E hai fatto bene a dirgli così, Larsin. Meno si danno
particolari, e meglio è. Ma adesso sarebbe il caso di chiedergli se ha visto o
sentito qualcos’altro di strano, quella sera».
L’amico di Larsin li stava aspettando di fronte a casa sua,
intento a giocare al bersaglio con arco e frecce con suo figlio maggiore.
Maxtran Akapri era un vecchio magro ma muscoloso, nodoso,
con due enormi baffoni che tradivano la sua origine militare. I baffi non erano
un costume tipico dei Thyrsenna, se non nei militari, che avevano adottato
questo costume dai guerrieri di alcune delle tribù barbariche del nord.
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