Per l’incolto Perun, la cosa appariva sconcertante. Gli era
stato insegnato che solo i Thyrsenna avevano una scrittura, fra tutti i popoli
degli Uomini di tutta Kellur, perché tutti gli altri erano selvaggi e barbari,
e non avevano nessun segno di civiltà. Solo i Nani e le Fate avevano la loro
scrittura, che però tenevano segreta, nascosta agli Uomini, affinché non
potessero conoscere i loro segreti.
A meno che non si trattasse di una scrittura di un passato
remoto ormai scomparso, di un’epoca prima del grande Diluvio che aveva
devastato la terra intera più di quattromila anni prima, cancellando regni e
città e sommergendo tutto sotto strati di fango, a parte le cime delle
montagne. Aveva sentito dire infatti che ogni tanto, quando si scavavano le
fondamenta di case e palazzi, riemergessero antiche rovine e reperti di quel
passato remoto, lontano migliaia di anni.
Reperti e rovine che erano considerate preziose da nobili e
sacerdoti, che davano lustro e prestigio se conservate dentro le loro ville e i
loro palazzi, o dentro i templi sia piccoli che grandi, o nei parchi nobiliari.
I contadini, invece, li consideravano in genere dei potenti
talismani, e l’occasione di guadagnare un bel po’ di soldi.
Se era così, quella lastra poteva essere un oggetto di
grande valore, che magari si sarebbe potuta vendere persino a uno degli
Shepenna della regione, o a qualche nobile patrizio.
Quando ebbe scoperto un tratto di due metri, in modo che si
potessero vedere le strane iscrizioni e anche un tratto di quello che pareva un
bassorilievo inciso, corse a chiamare il padre e il fratello minore Holeis.
Quando Maxtran giunse ai piedi della Polenta Verde, era
ancora scettico, ma appena vide la lastra che affiorava dentro la buca e
osservò le iscrizioni, si convinse del tutto.
«Hai ragione, Perun. Io ho già visto questo tipo di scrittura,
nella fortezza a nord dove ho prestato servizio per tanti anni. Il mio
comandante aveva un cimelio dei tempi antichi trovato in una grotta delle
Montagne Albine. Un antico vaso di bronzo che apparteneva ai tempi prima del
Diluvio, forse portato lassù da qualche superstite di quell’era remota, e aveva
lo stesso tipo di scrittura.
Era la Lingua Antica
che ormai più nessuno parla e comprende, e che un tempo si parlava in tutto il
mondo e univa tutti gli Uomini, prima che venissero divisi in molte nazioni.
Era la lingua dei Giganti che conquistarono il mondo intero e lo unificarono in
un unico grande impero che sfidava il dominio degli Dei. Ogni tanto affiorano
reperti di quell’era antica, un po’ dappertutto, e una di questi è proprio nel
nostro terreno! Per la legge ci appartiene, e possiamo venderlo per chissà
quanti pentacoli d’oro!»
«Questa lastra di pietra? Non pensi che magari possano
esserci cose molto più preziose sotto?».
«Speriamo! Tu continua a scavare, e per fortuna che ci
troviamo in un punto lontano dalla strada, così forse nessuno ti nota mentre
scavi. Di questa storia nessuno deve sapere niente, per il momento. Non vorrei
che venissero a rubarci quello che potremmo trovare».
«Magari è la tomba di un antico re antidiluviano….».
«Speriamo. Una volta, uno dei miei commilitoni mi raccontò
di un tumulo, una collina artificiale simile alla Polenta Verde, in una lontana
regione ad occidente, che aveva una galleria che conduceva fino al centro della
base, dove c’era un sarcofago, che però era vuoto, ed un altare. Diceva che chi
aveva scoperto il passaggio doveva aver depredato i tesori che sicuramente si
erano trovati un tempo là. Sperava di poter trovare un giorno un tumulo dello
stesso tipo. E pensare che ce l’avevo io nella mia proprietà, e non ho mai
pensato che potesse essere la stessa cosa di cui mi avevano narrato!».
«Se per entrare bisognerà sollevare questa lastra di pietra,
non so se ce la faremo da soli….».
«Staremo a vedere. Tu continua a scavare, poi magari questo
pomeriggio verrò io a darti il cambio. Questa cosa non ci deve impedire di
continuare il nostro lavoro normalmente. Continueremo a vivere e lavorare come
abbiamo sempre fatto, nessuno deve accorgersi di niente, intesi? Eventualmente,
copriremo la buca con dei rami».
Perun riprese lo scavo, mentre il padre e il fratello
tornarono al lavoro. Non andò subito da sua moglie a raccontare cosa aveva
scoperto il figlio.
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