lunedì 11 aprile 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" dI Pietro Trevisan: 69° pagina.


«Tornerete a trovarlo, dottore? Penso che ne varrebbe la pena… ma ci vada ben armato, se possibile».

«Non lo so cosa farò, ma perlomeno abbiamo dimostrato che il belk è in effetti avvenuto proprio quassù. Ora, se conoscessimo qualcuno che abbia dei contatti con le Fate, in modo da domandargli cosa è successo qui….».

«Se il vecchio Prukhu si rifacesse vivo…. Ma è dal Tinsi Kerris che non lo si vede più!».

«E forse non lo vedremo più, Larsin. Poco dopo il Tinsi Kerris è venuto a trovarmi praticamente per dirmi addio. Mi ha detto che doveva andare alle Colline di Leukun, a subìre una specie di processo o qualcosa del genere… ».

«Non me l’avevi mai detto prima!».

«No, è vero. Perché speravo che si rifacesse vivo presto. Adesso invece temo che davvero non tornerà. E dopo quello che è successo, mi verrebbe voglia di andare io fino alle Colline di Leukun, per parlare con le Fate, ma io non ho nessuna confidenza con loro, e se non si è loro amici, loro non ti rivelano nulla».

«Ma Prukhu sì, che era vostro amico!».

«Sì, ma lui diceva di aver commesso una colpa grave: aver rivelato uno dei misteri del belk mentre era ubriaco durante la festa del Tinsi Kerris. Una cosa che le Fate non possono perdonare facilmente. Se io vado da loro e chiedo di poter incontrare Prukhu, non credo proprio che mi verranno incontro, neanche se sono suo amico».

«È per quella cosa che è sparito, dunque! Io ero là! Non ho neanche capito cosa ha detto Prukhu mentre urlava ubriaco, ma c’è stato un mio amico, Arnith Gamarran ,  che mi ha detto qualcosa…. Oh, demoni degli inferi! Aveva parlato del belk e dei suoi misteri! Anche lui era uno di quelli che frequentavano il belk da giovane! Mi ha accennato qualcosa riguardo l’Ottava Stirpe e mi ha detto che Prukhu, nominandola, si era messo in guai seri….. ».

Velthur si sentì di nuovo gelare. Avrebbe voluto dire a Larsin di stare zitto, ora che anche lui aveva accennato a Loro. Ma non voleva far capire di saperne anche lui qualcosa.

«Il tuo amico Arnith aveva ragione, senza alcun dubbio. E io non ci posso fare niente. Ma Prukhu sicuramente ci sarebbe d’aiuto, adesso».

«Chiedere a qualche strega  se può intercedere per noi presso le Fate…la cugina di mia moglie, per esempio! Lei sì che si vanta spesso di conoscere le Fate. Ma sai una cosa? Non abbiamo chiesto all’eremita se per caso ha visto un mostro alato come quello che avrebbe visto Hermen. Dopo quello che è successo, magari ci potrebbe raccontare qualcosa di interessante».

«Ho come l’impressione che se quell’eremita sa qualcosa, non ce lo verrebbe a dire. Ci credi, tu, che non si sia accorto che gli organizzavano un belk sopra casa sua?».

«Certo che no…. io infatti non pensavo di chiederglielo con le buone!».

«No grazie, niente forzature…. io già non piaccio per niente ai preti. Se venissi accusato di aver minacciato un sacerdtote monaco, potrei dire tranquillamente addio al mestiere di medico».

Rimasero là, ai piedi del colle, ancora per qualche minuto, scrutando nel bosco se si vedevano spuntare le forme scure dei grossi gatti. Ma non si sentiva e non si vedeva nulla. Tutto era tornato nel silenzio spettrale che li aveva seguiti fin da quando erano saliti sul monte.

Si decisero quindi a tornare verso le loro case, con la calma.

Mentre ritornavano verso Arethyan, venne loro l’idea di farsi un bel bagno nel fiume per togliersi la polvere dei sentieri impastata di sudore..

La strada passava accanto ad un’ansa ghiaiosa, il cui livello si era un po’ alzato durante gli ultimi giorni, per una serie di acquazzoni avvenuti più a monte.

La corrente del fiume, appena scesa dai monti, era freddissima, e spargeva nell’aria afosa della tarda estate una piacevole frescura.

Se ne stettero a conversare nudi nell’acqua bassa, fra i rotondi sassi di fiume bianchi, rossastri, grigi e verdazzurri, ragionando su quello che avevano visto, tenendo d’occhio vestiti ed averi lasciati sui ciottoli asciutti.

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