portico! Vi ho ascoltati parlare del Saguseo che avete
incontrato nel fiume, e di quello che ha detto! Ha parlato dello stare attenti
ai fiori rossi, e ha parlato anche dei guardiani…. Voi non potevate sapere
niente di essi, perché non avete mai avuto a che fare con i segreti delle
streghe. Ma io sì! Devi tornare su Monte Leccio e portare un talismano con te,
che ti protegga dai demoni dell’ombra! E se non lo farai tu, lo farò io
domattina! Costi quel che costi!».
Rimasero a litigare per diversi minuti. Più Maxtran cercava
di farsi spiegare di cosa stesse parlando sua moglie, più lei si mostrava
evasiva. Faceva capire che aveva paura di qualcosa che non poteva rivelare
pienamente, qualcosa che riguardava i segreti iniziatici delle streghe,
qualcosa che non doveva rivelare perché sarebbe venuta meno a un giuramento
fatto a sua madre.
Alla fine Maxtran si stancò.
«Su quel maledetto colle non ci risalirò né io, né tu, né
nessun altro della nostra famiglia! Almeno fino a quando quelle maledette
bestie bazzicheranno quel posto! E siccome ho trovato io quel pezzo di stoffa,
decido io cosa farne! Come per tutto quello che riguarda le cose che sono mie».
Larthi non provò più a supplicarlo. Sapeva che non ci
sarebbe riuscita. Quando parlava delle “cose sue”, diveniva di un’ostinazione
assoluta, invincibile, che rasentava la violenza. In quei momenti, spesso, le
faceva paura.
Per tutti gli anni di matrimonio, lui le aveva fatto pesare,
in tutte le discussioni, il fatto che la loro casa e il loro terreno, fossero
proprietà innanzitutto sue, e non di lei, contrariamente alla stragrande
maggioranza delle famiglie contadine del Veltyan. Così come le aveva fatto
sempre pesare il fatto che lei non avesse beni propri, perché veniva da una
famiglia poverissima. La loro, si poteva dire, era una delle poche famiglie in
certo modo patriarcali del paese.
Ciò che dava qualche diritto anche a lei, era solo il loro
matrimonio legale, una cosa che lui aveva voluto concederle dicendo che era per
dimostrare la sua magnanimità e il suo rispetto per il ruolo tradizionale della
donna.
In realtà, lui aveva sempre saputo che nessuna donna avrebbe
accettato di vivere in una casa in cui, per la legge, era solo un’ospite, con
il rischio che qualche parente donna venisse da lontano e facesse in modo di
buttarla fuori di casa. Quindi, il matrimonio era l’unico modo per lui per
poter avere una donna in casa.
Ma proprio per questo fatto, appena lei cercava di opporsi
in qualche modo al marito, lui le rinfacciava ciò che aveva fatto per lei,
tutto ciò che le aveva dato, e senza il quale lei sarebbe rimasta una
nullatenente, costretta a fare la serva nella fattoria di qualcun altro.
E quando questo succedeva, lei si ritirava in un angolo
della casa e praticava i riti e gli scongiuri che la madre le aveva insegnato.
Era il suo modo per reagire al senso di impotenza, e a volte otteneva il suo
risultato, perché, che ci si credesse o no, avvenivano a volte delle cose,
apparentemente casuali, che mutavano la bilancia in suo favore.
Le prime volte
Maxtran aveva reagito infuriandosi per le sue strane pratiche magiche,
ora invece si rassegnava. La mandava ai demoni oscuri, e andava a fare qualcosa
fuori, nel fienile o nella capanna degli attrezzi dietro casa.
Quella volta, lei si ritirò in cucina e tirò fuori un
amuleto lasciatogli da sua madre: uno strano ciondolo a medaglione di ceramica
dipinta di verde, che da un lato aveva l’immagine di una civetta, e sull’altro
quella di un gatto, entrambi considerati animali sacri dalle streghe.
Quella sera, Maxtran non volle venire a cena, rimanendo
presso il fienile, esercitandosi al tiro con l’arco. Segno che era davvero
infuriato.
Non era tanto il fatto che sua moglie avesse rifiutato il
suo dono ad averlo reso furioso, quanto piuttosto il sentirsi impotente di
fronte a qualcosa che non capiva.
Nella sua lunga carriera di soldato, aveva visto molte cose
strane, sorvegliando i confini del Veltyan dalle fortezze delle montagne
settentrionali, che separavano il Regno Verde dai paesi barbari del nord.
Le oscure e feroci leggende dei selvaggi popoli settentrionali avevano
fatto sentire la loro ombra in quei luoghi agli estremi confini della civiltà,
dove sinistri sacerdoti dalle lunghe barbe bianche praticavano culti spaventosi
nel profondo di antri sotterranei. Ma la forza delle spade e degli archi
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