venerdì 15 aprile 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 73° pagina.


perché il loro corpo è simile a quello dell’uomo, e se vogliono possono camminare sulla terraferma per un certo periodo di tempo, ma assomigliano ai pesci perché vivono in acqua, e le loro mani e i loro piedi sono palmati per poter nuotare meglio, e assomigliano ai serpenti perché i loro occhi e il loro volto assomiglia a quello di un rettile, di un serpente. E infini assomigliano sia ai pesci che ai serpenti perché sono interamente ricoperti di squame verdi.

L’avete visto bene, quel Tritone, o Saguseo che dir si voglia. Era terrificante, quasi da non poterlo guardare, ma si tratta di esseri molto antichi e molto saggi, famosi per essere degli ottimi consiglieri, soprattutto per noi Uomini, che invece siamo una stirpe giovane e sventata.

E lo dicono anche le nostre tradizioni che sono sempre stati saggi consiglieri degli Uomini, perché quando stava per arrivare il Diluvio, furono appunto alcuni Tritoni, inviati da Apson, il Dio dell’Abisso, il Serpente Antico, ad avvertire il nostro antenato, il re Manowa, di costruire l’Arca della Salvezza per salvare se stesso e i suoi familiari.

Essi sono la Prima Stirpe, i più antichi di tutti, poiché la vita è nata nell’acqua, e da essa proviene».

«Sarà, ma io preferisco non averci a che fare. Chi vorrebbe aver commercio con qualcuno che ti guarda dall’alto con due occhi rossi come il sangue e grandi come mele, e che tra l’altro puzza orribilmente di pesce? Dei Santissimi, non me li scorderò più quegli occhi!»

«Eppure Larsin, sarei felice di poterlo reincontrare e di poter conquistare la sua amicizia. Sarebbe un portento, se qualche Tritone si stabilisse nel nostro bel fiume e volesse vivere accanto al nostro villaggio. Forse mi rivelerebbe qualcuno dei grandi e antichi segreti di cui il suo popolo è custode da tempi immemorabili. Segreti più grandi e profondi della più antica alchimia dei Nani, che tanta prosperità e benessere ha portato al nostro paese, e persino degli ancor più antichi incantesimi delle Fate, le Custodi del Destino.

Segreti che forse ci aprirebbero alla cura di malattie prima considerate inguaribili…..».

«Difatti si dice: sano come un pesce. Ci si riferisce ai Tritoni, immagino…».

«La loro vita è lunghissima, senz’altro. Più lunga di quella dei Nani, o delle Fate, che pure vivono secoli interi. Alcuni dicono che siano immortali, ma non è vero. Semplicemente, i loro anni non si possono contare. Pensate: il Saguseo che abbiamo visto potrebbe essere così vecchio da aver visto la fondazione del Regno Verde, più di tremila anni fa! Una volta, lessi che la loro vita media dura almeno dodicimila anni! Infatti, la loro stirpe è antica di milioni e milioni di anni, e le loro origini si perdono nella notte dei tempi. Solo Kellur stessa è più antica di loro.

Alcuni, in passato, hanno cercato di carpire ad essi il segreto della loro longevità, invano. E infatti io credo che tale segreto noi non potremmo acquisirlo a nostro vantaggio, perché la loro longevità è frutto solo della loro antica natura, non di qualche segreta alchimia».

«Ma voi pensate che lo rivedremo, dottor Laran?».

«E chi lo sa? Neanche sappiamo perché è arrivato fin qui».

«Dicono anche che il loro regno in fondo al mare sia pieno d’oro….se fosse vero, non sarebbe male divenire suo amico, per quanto spaventosa sia la sua compagnia».

«Dicerie. Nessun uomo può dire di aver visto le loro città marine. E come potrebbe, poi? E in ogni caso, i Tritoni che conosciamo noi, non vivono nelle profondità, ma nelle paludi e nelle lagune, dove non hanno certo città d’oro».

«Io mi accontenterei dell’acciaio adamantino della spada di Hermen…. L’elsa è fatta in lega di rame e argento, vedo»

Maxtran, fin dall’inizio, aveva mostrato di essere ammirato della spada di Hermen, e avrebbe desiderato che gliene forgiasse una uguale, anche se gli fosse costata un occhio della testa.

«Bada, una spada di acciaio adamantino come questa, ti verrebbe a costare più di mille pentacoli!».

«Non ti preoccupare… li avrai! Ma se un giorno dovrò affrontare qualche oscura minaccia alle porte della mia casa, voglio avere una spada come quella, al mio fianco!».

Dopo essere rimasti là a chiacchierare per alcune ore, si lasciarono con la promessa di rivedersi la settimana seguente, sempre nel giorno di usiltin, con il proposito di andare a fare una visita allo strano eremita di Monte Leccio. Hermen, però, non era sicuro di voler venire.

Larsin fece una proposta per trovare un compromesso.

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