Quella sera, a cena, parlò di nuovo con sua moglie e con i
figli, raccomandando a tutti loro di non parlare con nessuno della loro
scoperta, almeno per il momento.
Una tempesta di emozioni si agitava fra gli Akapri, i figli erano emozionati ed agitati all’idea
dei tesori che sicuramente dovevano celarsi sotto la lastra, mentre il padre
cercava di raffreddare il loro entusiasmo, dicendo loro di non farsi troppe
favolose aspettative su quello che avrebbero trovato, per non correre il
rischio di rimanere delusi.
La madre, dal canto suo, diceva loro che la cosa più
importante era ricordarsi la misteriosa frase della Fata, che sicuramente
indicava che quello era un luogo sacro, e che non dovevano mancare di rispetto
alle forze spirituali che lo custodivano.
Perun, quella notte, non riuscì a dormire. Continuava a
pensare a come essere sicuri di riuscire a sollevare la pesante lastra incisa
senza romperla a colpi di mazza. Temeva che si sarebbe dovuto chiedere l’aiuto
di qualche nobile signore o di qualche potente sacerdote per ottenere una leva
abbastanza potente, al quale poi si sarebbe dovuto essere riconoscenti dandogli
una parte delle loro scoperte, prima ancora di sapere cosa si sarebbe potuto
trovare.
Rimuginando nel proprio giaciglio, ascoltava i rumori della
notte e ripensava alla Fata che era venuta a fargli quel dono ignoto, la
rivelazione di un segreto che rimaneva ancora tale. Avrebbe voluto poterla
cercare per chiederle di dirgli cosa c’era sotto quella maledetta lastra così
antica.
Fu proprio pensando alla misteriosa Fata senza nome, che
sentì in lontananza un suono che gli fece gelare il sangue.
A che cosa somigliasse, non lo avrebbe saputo dire. Sembrava
un po’ l’urlo di un forte vento che uscisse da una profonda caverna o da una
gola rocciosa, il rombo di un tuono, il crollo di un edificio sotto la
vibrazione di un terremoto. Cominciò con un lento crescendo finché riempì
l’aria, e non si riusciva a capire se fosse vicino o lontano. Poi si arrestò
bruscamente, con una sorta di tonfo.
Si precipitò alla finestra, mentre anche il fratello si era
svegliato. Oltre la zanzariera la luce della luna calante non mostrava
assolutamente niente di diverso dal solito, anche se i due cani da guardia
avevano cominciato ad ululare.
Ma anche i loro ululati erano strani, non erano i soliti
latrati di rabbia, erano una sorta di lungo lamento di dolore.
Poi alla fine qualcosa di strano Perun lo notò, e lo
riconobbe subito: il bagliore verdazzurro degli occhi innaturalmente
fosforescenti del gatto selvatico di ieri sera, che rifletteva la luce della
lampada perenne appesa sopra l’entrata di casa. Splendevano oltre la pergola
delle viti dall’altra parte del cortile, e rimanevano immobili.
A quel punto, Perun disse a suo fratello di andare a
svegliare i genitori mentre lui andava a prendere una lampada perenne e a
correre fuori, convinto che, se c’era di nuovo lo strano gatto selvatico,
doveva esserci anche la sua inquietante padrona nei paraggi.
Ma quando uscì fuori, vide il gatto allontanarsi con rapidi
balzi, poi fermarsi e voltarsi verso di lui, come per vedere se lo stesse
seguendo.
A piedi nudi, il ragazzo gli si avvicinò di corsa, e il
gatto si allontanò di nuovo e di nuovo si fermò per guardarlo. Sembrava proprio
che volesse farsi seguire. E non ci volle molto, per capire che lo stava
dirigendo proprio verso la Polenta Verde.
Perun non seppe trattenersi e aspettare i familiari, e si
mise a correre dietro il gatto.
Mentre correva, gli parve di sentire le grida di suo padre
che lo chiamava, ma ormai tutta la sua mente era occupata solo dall’ansia di
sapere se fosse successo qualcosa alla Polenta Verde.
Il gatto si fermò proprio vicino alla lastra, ma questa non
si trovava più nello stesso posto in cui Perun l’aveva dissepolta quella
mattina.
Era letteralmente rovesciata, accanto alla buca che aveva
scavato, sulla destra. Qualcuno prima di loro l’aveva sollevata e aveva aperto
la cavità sottostante.
Prima, quello che aveva provato nel sentire quel rumore era
spavento, e quello che aveva sentito nel seguire il gatto era ansia, ma ora,
nel vedere la lastra rovesciata, era terrore.
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