giovedì 10 novembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 245° pagina.


quanto prima, e ti ridarà il tuo prezioso amuleto che tanto desideri riavere per potermi impedire di leggere nei tuoi pensieri».

E lasciò il dottore da solo con i suoi dubbi, i suoi pensieri, e un totale senso di solitudine. Come se fosse destinato ad essere l’unico vedente in un paese di ciechi.











PARTE SECONDA:

IL FIORE DEL SEGRETO





CAP. XXI: IL BAMBINO DAGLI OCCHI NERI





Il tempo passò. Passò lento, scandito pigramente dai cicli del tempo, delle stagioni, degli anni.

Quello che doveva maturare maturò e portò frutto abbondante.

Quello che doveva essere dimenticato, fu dimenticato, lentamente, impercettibilmente.

Il piccolo Loraisan crebbe.

Loraisan Ferstran, il figlio di Syndrieli Ferstran e del suo compagno Larsin Arayan.

Per tutta la gente di Arethyan, era quella la verità dei fatti.

Dicevano tutti che era un bambino bellissimo, il più bello di tutti i figli della coppia. L’ottavo e l’ultimo.

Ma che ci fosse anche qualcosa di strano in lui, era apparso altrettanto evidente a tutti quanti. Qualcuno diceva che, essendo il più piccolo e il preferito dai genitori, era stato troppo viziato, e perciò era così strano.

Ma altri, meno superficiali e più saggi, dicevano che era un bambino troppo buono per essere viziato. Sembrava solo terribilmente timido. La gente sembrava spaventarlo, e preferiva sempre stare da solo. Era bello, ma strano.

E inoltre era malaticcio, non faceva altro che ammalarsi con frequenza preoccupante. Si stava facendo, una dopo l’altra, tutte le malattie infantili possibili ed immaginabili, oltre a disturbi vari come eczemi sulla pelle, diarrea, raffreddori, e altre strane cose che gli davano vertigini, debolezza, tremori, pallore. Molti pensavano che non sarebbe riuscito a diventare adulto.

In un paese dove la mortalità infantile era molto alta, era naturale pensarlo. D’altra parte, bastava vederlo. Esile, di carnagione pallidissima, gracile. Sembrava strano che riuscisse ad avere un così bel volto con tutti i malanni che aveva. Il suo corpo sarebbe stato perfetto ed armonioso, se non fosse stato così magro.

Per questo, una presenza costante nella sua vita, fin dall’inizio, fu quella del dottor Laran.

A dire il vero, il medico era una presenza che andava ben aldilà della sua professione. Velthur aveva molte attenzioni per Loraisan, chiedeva di lui tutte le volte che vedeva Larsin, e veniva a trovarlo una volta alla settimana.

Tramite Loraisan, Velthur e Syndrieli si erano avvicinati, avevano imparato ad accettarsi l’un l’altro. Syndrieli riusciva a non considerare più il medico come un miscredente nemico degli Dei, e Velthur riusciva a non considerarla come una noiosa bigotta. Per il bene di Loraisan, quando si trovavano assieme, parlavano del bambino e basta.

Per Loraisan, il dottore era stato una presenza significativa fin dall’inizio, soprattutto per un particolare che l’aveva sempre affascinato: lo strano ciondolo brillante che gli pendeva sempre dal collo, e da cui non si separava mai o quasi.

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