sempre qualcuno, in qualsiasi campo, in qualsiasi giardino,
persino nella penombra del bosco, forano la neve meglio di un bucaneve. Uno di
loro mi è stato mostrato da Ashtair, la maledetta gatta di Aralar, come a
volermi dire che non è finita. Per quanto tempo continueranno a spuntare? Per
sempre?».
«Non lo sappiamo. I fiori appartengono anch’essi
all’Altrove, vengono dagli abissi dell’Ignoto. Non possiamo vedere il loro
futuro nel nostro mondo. Ma finché continueranno a spuntare, non potremo
abbassare la guardia. Dovremo vegliare, dovremo tenerci pronti a combattere,
come fanno i gatti…. Ashtair ora appartiene ad Harali, segue lei. Per Harali è
solo un altro ricordo di Aralar, che amava, ma in realtà è la sua guardiana.
Non è riuscita a salvare il suo precedente padrone, ma forse riuscirà a salvare
lei. Col tuo aiuto, forse».
«Non avevi detto che lei avrà una vita lunga e serena,
dedicata allo studio e al sapere? E adesso invece mi dici che potrebbe essere
in pericolo? Cosa devo fare? Cosa dicono di fare le Tre Madri del Fato?».
«Niente di più di quello che hai fatto finora. Continua a
cercare, a studiare, a vegliare, come hai fatto finora. E quando arriveranno i
prossimi emissari dell’Altrove, le prossime voci dall’Abisso dell’Ignoto, forse
tu sarai pronto, forse tu saprai dare un volto e un nome a ciò che ci minaccia.
E per quanto riguarda Harali, le Tre Madri dicono che avrà una vita serena se riusciremo a respingere gli emissari
dell’Altrove. Cosa succederà se invece prevarranno, nessuno può dirlo. E loro
non possono dirci se vinceremo noi o loro».
«Tutto qui? Nient’altro? Alla fine siamo al punto di
partenza e la tua Triplice Regina delle Fate non ha saputo rivelarmi niente di
sostanziale. Il mistero resta intatto, non siamo andati avanti di un passo. Non
sappiamo cosa ci minaccia, né perché».
«Velthur, credevo che fossimo riusciti a farti capire che le
risposte le puoi trovare solo tu, non noi. Noi non ne abbiamo il potere. Solo
tu, e coloro che vorranno seguirti sulla tua strada. Questa è l’unica cosa che
possiamo dirti».
«E quanto tempo ci vorrà prima che dobbiamo di nuovo
affrontare l’Ignoto? Questo almeno lo sapete?».
«Le Tre Madri dicono che ci vorranno anni. Vedono la pace
per diversi anni, poi vedono di nuovo una’altra ombra di terrore sul paese, e
questa seconda ombra potrebbe durare anche molti altri anni. Poi, fra circa
quindici anni l’ombra si allontanerà, ma non sparirà. Semplicemente andrà in un
altro luogo, sempre più lontano, ma non sparirà comunque. E in un futuro ancora
più lontano quell’ombra tornerà, ma tu non sarai più in questo mondo, e saranno
altri a doversene occupare».
«E alla fine quellombra di terrore sparirà?».
«No, non scomparirà mai del tutto. Perché è qui da sempre.
Nascosta, latente, quiescente, ma sempre presente. A volte dorme, anche per
migliaia di anni, a volte si risveglia e si diffonde sulla Madre Terra come
un’epidemia. Poi si ritira. Se è merito di qualcuno, o se è una cosa che deve
avvenire naturalmente, non te lo sappiamo dire. Sappiamo solo che dobbiamo
combatterla, perché già altre volte ha spinto il nostro mondo nel caos e nella
follia».
«E non sapete neanche che cos’è!».
«Quello che sappiamo, non te lo possiamo rivelare, lo sai. È
un giuramento che abbiamo fatto ai nostri antenati, dal tempo in cui i Sileni
cominciarono a celebrare il belk, e
il nostro popolo si unì a loro. I nostri Sacri Misteri sono così, e fino a
quando tu non ne vorrai fare parte….».
Velthur fece un gesto di fastidio e una smorfia di disgusto.
Lo Gnomo malefico non demordeva mai, e questo lo rendeva sempre più irritante.
«Vattene via! Per un bel pezzo non ne vorrò più sapere di
te. Tanto non abbiamo più niente da dirci! Fatti vedere solo quando vorrai
darmi quel maledetto diario!».
«Io credo invece che presto, molto più presto di quanto tu
possa immaginare, vorrai parlarmi di nuovo…. anche se immagino che non mi
tratterai più gentilmente di quanto fai normalmente….».
La sua figura si confuse di nuovo con i rami uniformi del cirpresso, e
subito dopo Velthur non scorse più la vaga forma antropomorfa celata in essi.
Sperò che se ne fosse veramente andato, e si rammaricò di non avere più al
collo
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