giovedì 3 novembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 238° pagina.


Non aveva pensato che, trovandosi a dover scegliere fra lui e la memoria di Aralar, lei avrebbe scelto quest’ultima.

«Ora io me ne vado, dottore. Non speravo di farvi confessare il furto del diario, quindi mi aspetto adesso che vi dimostriate ragionevole e che me lo consegnate al più presto. Vi do qualche giorno di tempo. Se non l’avrò riavuto, andrò a parlare prima con Axili, poi con i gendarmi, e vediamo chi avrà le armi migliori. Pensateci!».

Si avviò verso la porta, senza neanche farsi accompagnare. Era furiosa, e lo si vedeva.

Velthur cominciò a sentire crescere il panico dentro di sé.

Non era finita, non era affatto finita.

E non credeva per niente nelle buone intenzioni di Harali. Era convinto che la sua fosse solo ipocrisia. Lei voleva i segreti di Aralar per continuarne l’opera integralmente, qualsiasi fosse stata. L’eremita pazzo l’aveva plagiata, e l’aveva ormai trascinata nello stesso vortice di follia delirante.

O forse, la stessa forza che aveva fatto impazzire Aralar, ora aveva fatto impazzire anche Harali.

Subito dopo, arrivò la signora Mendibur a portare via i calici di vino caldo che aveva portato prima per il dottore e la sua ospite.

«Povera ragazza…. come sta? Dev’essere stato un colpo orribile per lei. Cosa farà ora? Tornerà a casa sua?».

«No, vuole stabilirsi nell’eremo e proseguire l’opera del suo mentore. Ho cercato di dissuaderla, invano».

«Un altro guaio, insomma! Non se ne può più, dalla scorsa estate il nostro villaggio sembra diventato una gabbia di matti! Demoni che volano nella notte, apparizioni di animali misteriosi, il ritrovamento del Santuario d’Ambra e quello che vi è successo quando la Regina l’ha visitato….».

«Per non parlare della misteriosa sparizione di Thymrel….».

«Prego, dottore?».

Velthur la guardò come se fosse impazzita anche lei.

«Thymrel Nerkan…. la ragazza che è scomparsa poco dopo aver partorito un bambino. Chi altri?».

«Scusatemi, dottore…. ma non mi viene in mente una storia del genere…. non era una ragazza del nostro paese, vero?».

Demenza senile precoce, si domandò il dottore. Eppure in genere Artheni, che aveva sessant’anni, possedeva una memoria notevole, soprattutto per le persone. Sapeva sempre tutto di tutti, era sempre al corrente delle ultime chiacchiere non solo del paese, ma anche di quelli più vicini.

«No, in effetti non era del nostro paese…. fu ritrovata svenuta in una barca sul fiume da Larsin Arayan, incinta. Io vi chiesi di non parlare a nessuno di questa storia, perché temevo che fosse una fuggiasca da un monastero, e voi manteneste il segreto.

Poi la ragazza partorì un bambino in casa dei Ferstran, e gli diede nome Loraisan, ma poco dopo lei scomparve misteriosamente una notte, senza lasciare tracce, lasciando il bambino nella sua culla. Riesce a ricordarsi, adesso?».

La signora Mendibur scosse la testa con gli occhi fuori dalle orbite per lo stupore.

«Dottore…. sta scherzando o ha bevuto? Il piccolo Loraisan, lo sanno tutti, è l’ultimo figlio di Syndrieli. È nato questa estate, appunto. A meno che non parli di un altro Loraisan, ma è l’unico che è nato in casa Ferstran, e tra l’altro non è neanche un nome dei più comuni….».

Per un secondo, Velthur pensò che fosse la signora Mendibur a scherzare. Forse voleva fargli credere di essere impazzita. Ma lei aveva sempre avuto uno scarsissimo senso dell’umorismo. E scherzare su cose così tragiche sarebbe stato di pessimo gusto. Non era certo il tipo da fare cose del genere.

Quindi cominciò a pensare che le possibilità fossero solo due: o era impazzita, o invece era impazzito lui, e sentiva cose che non esistevano.

Istintivamente, percepì che non era il caso di insistere. Non provò neanche a farle domande sul suo stato di salute, ma decise che l’avrebbe tenuta d’occhio.

D’altra parte, in quel momento aveva ben altro di cui preoccuparsi.

Il giorno dopo, si svolsero i funerali dell’eremita.

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