domenica 13 novembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 247° pagine.


Le domande che ti fa dimostrano che è curioso della vita, che vuole conoscere le cose. È un’ottima cosa,  potrebbe diventare un uomo molto colto, un sapiente illustre.

Ti racconto una cosa che ha fatto a casa mia, quando è venuto accompagnando sua sorella Eukeni un paio di mesi fa, quando credeva di essere rimasta incinta appena subito dopo aver avuto il permesso di poter portare ragazzi in camera sua, ricordi?

Già altre volte era rimasto affascinato dal vedermi scrivere, e mi aveva detto che avrebbe tanto desiderato sapere leggere e scrivere. A un certo punto, mentre parlavo con Eukeni, lui di nascosto ha preso un foglietto di carta e il mio stilo e ha cominciato a scarabocchiare, cercando di imitare il gesto di scrivere. Ha scritto lunghe righe di scarabocchi, che per lui erano scrittura.

Capisci, Syndrieli? Lui giocava a fare la persona che sa leggere e scrivere. E io non l’ho rimproverato per aver usato le mie cose. Gli ho chiesto invece se davvero desiderava leggere e scrivere, e lui ha detto che gli piacerebbe tanto saper soprattutto leggere, perché così potrebbe capire i libri come quelli che ho nella mia libreria e poter così “conoscere tutte le cose”.

E appunto per questo volevo parlarti: accetteresti che io gli insegnassi a leggere e scrivere? Se imparasse, potrebbe poi intraprendere degli studi, forse persino andare alle Alte Scuole ad Enkar, diventare un maestro di legge, o di storia e letteratura, o di qualche disciplina alchemica… non ti piacerebbe questo?».

«Ma Velthur, anche se riuscisse ad imparare a leggere e scrivere, noi non abbiamo soldi sufficienti per mandarlo in una delle Alte Scuole in città, so che ci vogliono almeno cinque anni per avere un diploma che ti dia un mestiere…..».

«Gliele pagherei anche io. Divideremmo le spese, e sicuramente ce la faremmo a mantenerlo agli studi».

«Sempre se poi si dimostrerà bravo….».

«Se sarà bravo, lo capirò presto. Uno studente è bravo fin dall’inizio, in genere. Dammi la possibilità di provarci, ti prego. È un’occasione da non perdere».

«E quando avrà imparato l’alfabeto, che libri gli farai leggere? Non è che me lo indottrini con la tua strana religione?».

«Ti prometto solennemente che gli farò leggere solo cose che tu approverai. Gli darò da leggere innanzitutto i testi del culto di Sil, oltre che tutte le grandi opere classiche della letteratura del nostro popolo, affinché diventi esperto delle nostre tradizioni e di tutta la sapienza dei Thyrsenna. Quando poi sarà adulto, deciderà lui che cosa leggere e imparare. E ti prometto che farò tutte le mie lezioni in presenza tua o di un altro tuo familiare, così non penserai che lo indottrini sull’Aventry».

«No, non pretendo che arrivi a tanto. Mi fido. In fin dei conti non hai mai provato a convertire nessuno dei tuoi amici o pazienti. A tal punto che alle volte non ti capisco. Voglio dire…. se io fossi un’Avennar, cercherei di convertire gli altri al mio stesso culto….».

«Diciamo che noi crediamo che la nostra dottrina di vita non è per tutti».

«Già, vi sentite speciali…. ma se pensi che Loraisan sia anche lui speciale, anche su quello voglio fidarmi. Nessuno della nostra famiglia è mai diventato una persona istruita, nessuno è riuscito a diventare una persona importante. Se Loraisan potrà diventare qualcosa di meglio di un contadino con la schiena sempre china per lavorare la terra, bisogna che ci provi. Lui è così gracile. Se riuscirà ad avere una vita più agiata della nostra, magari ce l’avrà anche più lunga di quello che io e Larsin temiamo che gli sia destinata…».

Velthur avrebbe voluto dirle che, per quello che ne sapevano, Loraisan avrebbe potuto avere una vita più lunga di qualsiasi altro essere umano, ma non avrebbe potuto spiegarlo, e ancora una volta, come era successo tante altre volte in quei lunghi sette anni, sentì tutta la frustrazione di essere l’unico a ricordare la verità sul bambino.

Rimasero d’accordo che Loraisan sarebbe andato a casa del dottore due volte alla settimana, per un paio d’ore, per imparare a leggere e scrivere.

Quando lo venne a sapere Larsin, ne fu addirittura entusiasta.
«Così avrà la fortuna che non ho avuto io. Mia madre avrebbe voluto che potessi imparare a leggere e scrivere, ma non aveva i soldi per farmi studiare. Per questo mi sono arruolato nell’esercito.

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