giovedì 17 novembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 251° pagina.


La scrittura dei Thyrsenna era di tipo alfabetico-sillabico ed era composta di ben cinquantatre lettere, alcune che indicavano un singolo suono, altre che indicavano una sillaba.

Per questo, non era semplice impararlo in breve tempo. Per fortuna, a parte la numerosità dei segni, non aveva altre complicazioni. Le maiuscole non erano sostanzialmente diverse dalle minuscole, dato che venivano indicate solo da un piccolo cerchio sopra di esse. E non c’era sostanziale differenza fra la lingua scritta e quella parlata.

Ma anche se Loraisan era volenteroso, era anche molto curioso, e non poteva fare a meno di fare continue domande al dottore.

Anche la prima lettera dell’alfabeto thyrseniakh era la “A”, ed era la prima lettera della parola “aelkhameiakh”, cioè alchimia.

«Forza, Loraisan. Dimmi dieci parole che cominciano per “A”!».

«Alchimia! La parola che preferisco! Dottore, posso fare una domanda, prima di dirvi le altre nove?».

«Sentiamo!».

«Cosa vuol dire “alchimia”? Io sento sempre parlare di “alchimia” e di “alchemico”, ma non so cosa vuole dire. Cos’è una cosa “alchemica”? Cosa vuol dire “alchimia”?».

«Sei troppo piccolo per capire queste cose…..».

«Uff! Anche voi mi dite “sei troppo piccolo per capire”! Ma come fate a sapere tutti quanti che io sono ancora così piccolo e stupido da non capire? Cosa ne sapete, se sono in grado di capire oppure no? Io so che l’alchimia è qualcosa che viene fatto dagli alchimisti in certi laboratori mischiando certe sostanze…. Cosa c’è di così difficile da capire? Quanto tempo dovrò aspettare, prima che qualcuno si decida a insegnarmi cos’è l’alchimia?».

«Ehi, giovanotto! Che impertinente impazienza! Non ti sembra di essere presuntuoso?».

«E perché? Voi provate a spiegarmi cos’è l’alchimia, così mi convincerò di essere “troppo piccolo” per capire queste cose che solo i grandi possono capire…. cosa vi costa?».

Mentre Loraisan diceva quelle parole, Velthur guardava i suoi grandi, profondi occhi neri ed ebbe una sensazione stranissima, nel sentire quella voce parlare in quel modo, con quella sicurezza e quella proprietà che non aveva mai visto in nessun bambino. Ebbe come l’impressione di sentir parlare con una persona adulta che cercasse di imporgli a tutti i costi la sua volontà, che reclamasse un diritto che non ammetteva rifiuti o ritardi.

«Va bene, qualcosa ti posso spiegare. In fin dei conti, prima o poi dovrai impararlo. Per prima cosa, ti insegno da dove viene il nome dell’alchimia, e l’origine di essa.

Il nome dell’alchimia deriva da “Ael Khaam”, che in un’antica lingua straniera significa “la dimora di Khaam”, che era il nome di un antico re. La terra di Khaam si trova a sud, di là dal mare, nella grande isola di Edan Synair. È da quella terra che secondo le antiche cronache leggendarie venne l’antenato del nostro popolo, il re Ankhaymon. Ne hai sentito parlare?».

«Sì, me ne ha parlato una volta la nonna Aranthi. Mi ha detto che era discendente del re Manowa, che scampò al Diluvio con la sua famiglia e con alcuni dei suoi sudditi».

«Sì, ma forse non ti ha detto che in quelle epoche remote, prima del Diluvio, l’alchimia era diffusa in tutto il mondo, e le arti alchemiche dei Giganti dominavano incontrastate. Quando avvenne il Diluvio, quasi tutto il sapere dell’umanità andò perduto, a parte quello che si salvò nella grande Arca di Manowa.

Quando quell’antico re patriarca approdò ad Edan Synair dopo che le acque del Diluvio si furono ritirate, egli divise l’isola, che era rimasta pressoché deserta, in tre grandi regioni e ne assegnò una per ciascuno dei suoi tre figli.

A Iasabat, il più giovane, dette la regione del sud, dove fu fondata Iubar, la grande Città dalle Cento Torri. A Shaim, il più vecchio, dette la regione centrale, e a Khaam dette la regione a nord.

Khaam era il più sapiente, e nel suo regno si preservò, più che negli altri due, il sapere antico, e in particolar modo le arti alchemiche.

Per questo l’alchimia porta questo nome. Perché è quell’insieme di arti che veniva praticata soprattutto nella terra di Khaam, che preservava il sapere antico.

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