lunedì 14 novembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 248° pagina.


Speravo di diventare un ufficiale un giorno. Se diventi ufficiale, ti insegnano a leggere e scrivere a carico dello stato. Ma era una vita che non faceva per me… mio figlio invece potrà imparare fin da bambino, e quando sarà un uomo, avrà già modo di fare fortuna».

«Purtroppo non basta avere una buona istruzione per farsi valere nel nostro paese, Larsin» lo redarguì Velthur «Ci vogliono anche le amicizie giuste. Le amicizie dei sacerdoti, soprattutto. Oh beh…. Syndrieli è una tale baciapile che riuscirà a trovargli le amicizie giuste….».

Velthur avrebbe anche voluto dirgli che forse Loraisan sarebbe stato così intelligente, ma non abbastanza furbo, da non riuscire ad essere amico dei sacerdoti, ma se lo tenne per sé.

La mattina dopo, Loraisan venne a casa del dottore. Sembrava molto emozionato, ma anche spaventato. Da quel che Velthur riuscì a capire, il bambino aveva paura di fallire, di scoprire che imparare a leggere e scrivere fosse sopra le sue capacità. Velthur, da quel giorno, cominciò a intuire quanta disistima di se stesso sembrasse albergare nell’animo di Loraisan.

Abituato a essere il più piccolo e debole della famiglia, iperprotetto, vittima della gelosia di alcuni dei fratelli più grandi, pensava di essere un tipo poco in gamba. L’inferiorità fisica, che era un handicap notevole per uno delle classi inferiori, stava formando in lui una personalità troppo pessimista sulle proprie capacità. Sicuramente, ci sarebbe voluto molto tempo perché si rendesse conto della superiorità delle sue capacità intellettuali. Ma d’altra parte aveva solo sette anni. E Velthur aveva così tante cose da insegnargli, e da studiare in lui.

Il medico non aveva mai avuto l’occasione di poter parlare a lungo con Loraisan, di potergli fare tutte le domande che voleva, e non semplicemente sul suo stato di salute.

E quindi la prima lezione fu inframmezzata da molte domande su cosa piaceva o non piaceva a Loraisan, come erano i suoi rapporti con gli altri membri della famiglia, cosa lo spaventava e di cosa sentiva il bisogno.

«Tua sorella mi ha detto che hai tanta paura di rimanere solo, sei terrorizzato dall’idea di rimanere dentro una camera senza nessun altro. Come mai? Cosa ti spaventa tanto?».

«Non lo so. Mi spaventa e basta. Quando sono solo…. Beh, è come se non fossi veramente solo, è quello che mi spaventa. È come se anche in quei momenti ci fosse qualcuno nascosto da qualche parte, o che è invisibile, che mi è vicino e mi osserva. Appena sono solo, mi sembra di sentirlo, e che possa comparire da un momento all’altro, magari alla finestra….».

«Qualcuno…. chi? Chi ti osserverebbe, e perché sarebbe invisibile? Pensi che possa essere uno spirito?».

«Io…. non lo so. Non so chi o cosa sia, non so se sia uno spirito o no, non so come possa essere invisibile e come possa apparire improvvisamente, ma io sono terrorizzato all’idea che quel qualcuno mi appaia di fronte…. è la cosa che mi spaventa di più. Di doverlo vedere, ho paura. Perché sono convinto che sia qualcosa di orribile, di veramente spaventoso».

«E… non sai dire che aspetto abbia?».

«No, non lo so. So solo che se lo vedessi, morirei di paura. Perché sicuramente sarebbe orribile, bruttissimo, spaventoso».

«Come fai a esserne sicuro, se non l’hai mai visto? O magari sì?».

«No, io non ho mai visto né sentito niente in vita mia. Eppure appena rimango solo, ho la sensazione che quella cosa sia nei paraggi, magari dietro la porta, o nascosto nell’ombra, o che se ne stia  invisibile alle mie spalle, che mi osservi da poca distanza. Me lo sento sempre addosso, e quando ho la sensazione che ci sia rimango immobile, non riesco neanche a scappare via, per cercare qualcuno. Sono terrorizzato e non ci posso fare niente!».

«Pensaci bene, Loraisan: sei sicuro di non aver mai visto o sentito niente di strano?».

«Io…. no. Sono sicuro. Mi guardo sempre attorno quando sono solo,…. cioè quando ho il coraggio di guardarmi attorno, ma non vedo niente. A volte sono così spaventato, che non ho neanche il coraggio di voltarmi, per vedere alle mie spalle. Fa ridere, vero? Eppure non posso farci niente, ho tanta paura e basta.
 E non sento neanche rumori strani. Quando mi sveglio la notte, apro gli occhi e sto a guardare il buio, e mi immagino di vedere, che so, delle grandi forme nere vicino al mio letto, o di vedere degli

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