Fin dalle prime volte che l’aveva tenuto in braccio, il
piccolo era sempre rimasto attirato dal lucente tetraedro trasparente, al cui
interno i raggi di luce si intersecavano a formare angoli e lati illusori, che
rendevano quasi incomprensibile la sua forma.
Ogni volta che ne aveva avuto la possibilità, Loraisan lo
prendeva in mano e lo rigirava, guardandolo come ipnotizzato, e il dottore ogni
volta lo lasciava fare, e studiava il bambino che giocava con l’amuleto per
lunghi minuti, silenzioso, attonito, con i suoi grandi occhi neri, mentre
cercava di capire ciò che non era comprensibile neanche agli adulti.
In quei momenti, il dottore spiava le sue reazioni, come
anche in tante altre occasioni, per vedere se nel suo comportamento ci fosse
qualcosa di anormale, qualcosa che rivelasse caratteristiche insolite o
sconosciute. Per lui, il bambino era attirato dalla Chiave d’Argento perché
aveva a che fare con l’Altrove, esattamente come lui.
Il dottore conosceva ogni centimetro del corpo del bambino.
L’aveva osservato, auscultato, palpeggiato in ogni parte, alla ricerca di
anomalie di qualsiasi tipo. Ma non aveva trovato niente, non c’era nulla di
anormale in lui. Era solo molto gracile. Nient’altro.
Allora aveva cominciato a spiare il suo sviluppo, per vedere
se almeno lì si sarebbe rivelata qualche anomalia. E lì infatti qualcosa
l’aveva notato.
Loraisan aveva imparato a parlare molto precocemente. E
dimostrava una curiosità, un’intelligenza e una capacità di memorizzare le
parole altrui veramente insolita per la media della sua età.
A un certo punto, quando il bambino aveva ormai sette anni,
Syndrieli cominciò a lamentarsi
dello strano carattere di Loraisan.
«Non corre, non gioca cogli altri bambini, tende a stare in
disparte, e fa sempre un sacco di domande ai grandi. Mi tormenta in
continuazione con le sue strane domande: mamma, cosa c’è aldilà delle montagne?
Mamma, cosa c’era prima del Diluvio? Mamma, da dove viene il nostro popolo?
Mamma, è vero che ci sono popoli dove tutti hanno i capelli rossi come il pelo
di Menkhu? Mamma, è vero quello che mi ha raccontato Prukhu sull’antica regina
Maeliani I? Mamma, cos’è l’alchimia? Quando una cosa è alchimia oppure no? E io
la maggior parte delle volte non so cosa rispondergli. Lo sai, a malapena so
leggere e scrivere, sono una povera ignorante.
A volte è assillante, ed è tanto strano. A volte se ne sta
lì fermo, che sembra pensare a qualcosa, ma se gli si chiede a cosa pensa, non
vuole dirtelo. A volte scappa via e si rifugia nel bosco, per stare da solo.
Poi però ritorna dopo poco tempo, perché dice che ha paura a restare nel bosco
da solo.
Credo che sia colpa delle storie che gli racconta Prukhu,
ogni volta che capita di qua. Il bambino vuol sempre farsi raccontare storie nuove,
e gli piacciono soprattutto quelle più strane e misteriose. Sembra quasi che
gli piaccia farsi spaventare.
Ha sempre paura di tutto, paura del buio, paura di rimanere
da solo, eppure quando è assieme alla gente sta zitto e buono, non ha il
coraggio di parlare con nessuno, non dice mai nulla, non gioca…. Insomma, ho
paura che venga su…. sì, insomma…. siamo sicuri che non diventerà… un matto?
Uno di quelli che parlano da soli e raccontano storie prive di senso e credono
di essere Rhoannikh il Grande?».
«Quello credo che sia un rischio che corrono tutti, lo
dovremmo sapere bene noi di Arethyan…. considerando quello che è successo qui
sette anni fa e di cui dobbiamo ancora pagare le conseguenze. Forse non lo sai,
ma la gente di fuori ci chiama il Paese della Follia».
«Oh, lo so, lo so…. e chi è che non lo sa? Ma preferirei che
mio figlio non dovesse diventare uno dei motivi per cui ci chiamano così».
«Il fatto di fare delle cose stravaganti, di avere un
carattere un po’ strano non è un buon motivo per pensare di dover diventare
pazzi. Ma in ogni caso, non credo che Loraisan diventerà pazzo, perlomeno non
più di quanto lo stia diventando Erkan…. ».
«Ti prego, Velthur….».
«Volevo dire che secondo me Loraisan è semplicemente molto più
intelligente dei bambini della sua età, è molto precoce. Io lo osservo e lo
ascolto tanto quanto te, anche se non ho modo di vederlo altrettanto spesso, e
a me sembra un bambino dall’intelligenza e dall’immaginazione vivacissime.
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