sabato 12 novembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 246° pagina.


Fin dalle prime volte che l’aveva tenuto in braccio, il piccolo era sempre rimasto attirato dal lucente tetraedro trasparente, al cui interno i raggi di luce si intersecavano a formare angoli e lati illusori, che rendevano quasi incomprensibile la sua forma.

Ogni volta che ne aveva avuto la possibilità, Loraisan lo prendeva in mano e lo rigirava, guardandolo come ipnotizzato, e il dottore ogni volta lo lasciava fare, e studiava il bambino che giocava con l’amuleto per lunghi minuti, silenzioso, attonito, con i suoi grandi occhi neri, mentre cercava di capire ciò che non era comprensibile neanche agli adulti.

In quei momenti, il dottore spiava le sue reazioni, come anche in tante altre occasioni, per vedere se nel suo comportamento ci fosse qualcosa di anormale, qualcosa che rivelasse caratteristiche insolite o sconosciute. Per lui, il bambino era attirato dalla Chiave d’Argento perché aveva a che fare con l’Altrove, esattamente come lui.

Il dottore conosceva ogni centimetro del corpo del bambino. L’aveva osservato, auscultato, palpeggiato in ogni parte, alla ricerca di anomalie di qualsiasi tipo. Ma non aveva trovato niente, non c’era nulla di anormale in lui. Era solo molto gracile. Nient’altro.

Allora aveva cominciato a spiare il suo sviluppo, per vedere se almeno lì si sarebbe rivelata qualche anomalia. E lì infatti qualcosa l’aveva notato.

Loraisan aveva imparato a parlare molto precocemente. E dimostrava una curiosità, un’intelligenza e una capacità di memorizzare le parole altrui veramente insolita per la media della sua età.

A un certo punto, quando il bambino aveva ormai sette anni, Syndrieli cominciò a lamentarsi

dello strano carattere di Loraisan.

«Non corre, non gioca cogli altri bambini, tende a stare in disparte, e fa sempre un sacco di domande ai grandi. Mi tormenta in continuazione con le sue strane domande: mamma, cosa c’è aldilà delle montagne? Mamma, cosa c’era prima del Diluvio? Mamma, da dove viene il nostro popolo? Mamma, è vero che ci sono popoli dove tutti hanno i capelli rossi come il pelo di Menkhu? Mamma, è vero quello che mi ha raccontato Prukhu sull’antica regina Maeliani I? Mamma, cos’è l’alchimia? Quando una cosa è alchimia oppure no? E io la maggior parte delle volte non so cosa rispondergli. Lo sai, a malapena so leggere e scrivere, sono una povera ignorante.

A volte è assillante, ed è tanto strano. A volte se ne sta lì fermo, che sembra pensare a qualcosa, ma se gli si chiede a cosa pensa, non vuole dirtelo. A volte scappa via e si rifugia nel bosco, per stare da solo. Poi però ritorna dopo poco tempo, perché dice che ha paura a restare nel bosco da solo.

Credo che sia colpa delle storie che gli racconta Prukhu, ogni volta che capita di qua. Il bambino vuol sempre farsi raccontare storie nuove, e gli piacciono soprattutto quelle più strane e misteriose. Sembra quasi che gli piaccia farsi spaventare.

Ha sempre paura di tutto, paura del buio, paura di rimanere da solo, eppure quando è assieme alla gente sta zitto e buono, non ha il coraggio di parlare con nessuno, non dice mai nulla, non gioca…. Insomma, ho paura che venga su…. sì, insomma…. siamo sicuri che non diventerà… un matto? Uno di quelli che parlano da soli e raccontano storie prive di senso e credono di essere Rhoannikh il Grande?».

«Quello credo che sia un rischio che corrono tutti, lo dovremmo sapere bene noi di Arethyan…. considerando quello che è successo qui sette anni fa e di cui dobbiamo ancora pagare le conseguenze. Forse non lo sai, ma la gente di fuori ci chiama il Paese della Follia».

«Oh, lo so, lo so…. e chi è che non lo sa? Ma preferirei che mio figlio non dovesse diventare uno dei motivi per cui ci chiamano così».

«Il fatto di fare delle cose stravaganti, di avere un carattere un po’ strano non è un buon motivo per pensare di dover diventare pazzi. Ma in ogni caso, non credo che Loraisan diventerà pazzo, perlomeno non più di quanto lo stia diventando Erkan…. ».

«Ti prego, Velthur….».
«Volevo dire che secondo me Loraisan è semplicemente molto più intelligente dei bambini della sua età, è molto precoce. Io lo osservo e lo ascolto tanto quanto te, anche se non ho modo di vederlo altrettanto spesso, e a me sembra un bambino dall’intelligenza e dall’immaginazione vivacissime.

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