martedì 8 novembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 243° pagina.


Non gli rispose. Larsin ne approfittò per fare una visita alla tomba di un amico in un’altra cripta, e per quel giorno non si videro più.

Velthur corse fuori e una volta all’aria aperta, urlò a squarciagola il nome di Azyel.

«Vieni fuori, Gnomo malefico! So che sei ancora qui».

Urlò diverse volte, poi si fermò per riprendere fiato, e per cercare di controllare la rabbia immensa che sentiva dentro.

Poi, gli arrivò quella voce vibrante e profonda dall’alto di uno dei cipressi.

«Te l’avevo detto che avresti voluto rivedermi prima di quanto tu potessi immaginare….».

«Sì, per ucciderti, se possibile!».

«Per questo mi sono messo qua, al sicuro…. voi Uomini siete così amanti della violenza…..».

In cima a uno dei cipressi, una parte della neve sulla cima sembrava disegnare la forma di una folta barba con tanto di baffi, mentre i rami attorno sembravano raffigurare un cappuccio verde scuro.

«Sapevo che le Fate hanno anche poteri di levitazione, ma non ve li avevo mai visti usare….. sarà perché è la prima volta che desidero pestare a sangue uno di voi!».

«Beh, non usiamo spesso questo potere di fronte agli Uomini, sapendo quali ridicole credenze ha suscitato in mezzo a loro….. i vostri artisti ci rappresentano sempre con quelle ridicole e frivole ali di farfalla, sia femmine che maschi! Credono che noi voliamo in virtù di ali invisibili, e se le sono immaginate come ali di farfalla! Ti sembra giusto che ci trattino in questo modo? Non abbiamo ali, abbiamo solo le nostre arti spirituali, che ci permettono di staccarci dal suolo per qualche tempo….».

«Piantala! Non è delle tue inesistenti ali che voglio parlare! Ci sei tu dietro tutto questo, vero?».

«Se ti riferisci al breve ma interessante dialogo che hai avuto adesso con il tuo caro amico, posso dirti solo che ho eseguito il volere delle Tre Madri del Fato, che hanno fatto un accordo con Larsin, il migliore per lui e per tutti».

«Il migliore per voi! Fammi capire: hai rimosso il ricordo di Thymrel dalla memoria di Larsin e di tutta la sua famiglia, e dopo anche di tutte le altre persone che hanno conosciuto Thymrel, fuorché io?».

«Esattamente, dottore. Sei sempre così perspicace…. è per questo che noi crediamo in te, in quello che fai. Sei proprio l’Uomo adatto per questa situazione…».

«Le adulazioni non ti serviranno a niente. Dimmi perché l’hai fatto!».

«Non lo immagini? Eppure ti sei chiesto tante volte perché Larsin sia venuto da noi, alle Colline di Leukun, e sia ritornato così cambiato, libero dal vizio del bere… lui non ti ha mai detto niente perché sapeva che tu non avresti approvato il patto che ha fatto con le Tre Madri del Fato. Si è presentato alla Reggia del Fato, chiedendo quale sarebbe stato il suo destino, e se sarebbe mai riuscito a liberarsi del dolore che lo tormentava.

Le Tre Madri del Fato gli dissero che lo attendeva un futuro di rovina, che avrebbe perso la propria famiglia e persino se stesso, e che per lui ci sarebbe stato solo rimpianto e dolore fino a una morte precoce, perché Thymrel non sarebbe mai ricomparsa, e lui avrebbe vissuto sempre con l’angoscia di non poter sapere qual è stato il suo destino, se sia viva o sia morta.  Per lui non c’era speranza, perché il suo dolore sarebbe stato più forte di lui, a meno che…..».

«A meno che avesse rinunciato al ricordo stesso di Thymrel! Il dolore sarebbe cessato e avrebbe smesso di bere e tutto sarebbe tornato a posto in famiglia, vero? E in cambio di cosa?».

«In cambio di rimanere sempre accanto al piccolo Loraisan e a non lasciarlo mai per nessun motivo al mondo, fino a quando non fosse diventato un adulto».

«Tutto qua? Nient’altro? Solo questo?».
«Solo questo, dici tu? Non ti sembra più che abbastanza? Non ti ricordi cosa ti hanno detto le Tre Madri del Fato? Loraisan è figlio dell’Altrove, a tal punto che non riescono a vederlo nelle loro visioni.  Io l’ho visto, quel bambino, sono entrato in casa sua e prima ancora di scorgerlo dormiente dentro la sua culla, ho sentito un terrore invincibile, simile a quello che ho provato in quel giorno maledetto alla Polenta Verde. Sono fuggito anche quella volta, non ho avuto il coraggio di guardare il suo volto. Nessuno di noi può avvicinarsi a lui! Abbiamo bisogno di uno che lo sorvegli, lo

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