lunedì 7 novembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 242° pagina.


C’è una certa giustizia in tutto questo: sei l’unica vera vittima accertata di tutta questa storia, e io credo che tu ne sia anche l’unico colpevole. Il tuo sangue ricada su di te, e su nessun altro. E se per caso dovremo reincontrarci in un altro mondo, o in un’altra vita, sarai tu a dover rendere conto a me di quello che hai fatto, e non io a te».

Non si accorse che qualcuno, mentre parlava, si stava avvicinando alla cripta in cui si trovava, fino a quando non sentì i passi che scendevano i gradini che conducevano dal corridoio principale alla cripta stessa.

«Larsin! Che ci fai qui?».

«Ti stavo cercando, mi hanno detto che eri qui….».

«Chi è stato a dirtelo? Artheni?».

«No, il tuo amico Azyel….».

«Quello non è mio amico! È solo un fastidio e una gran spia! Da quando ho lui tra i piedi, non ho più modo di nascondere niente! Non ho più una vita mia!».

«Stavo scherzando! Lo so che non lo puoi sopportare…. Ero venuto a cercarti in paese ma sulla strada ho incontrato lui, e naturalmente lui sapeva che ti stavo cercando. Aveva uno strano sogghigno sulle labbra, quando mi ha detto che eri qui. Mi ha anche spiegato qual era la cripta in cui ti trovavi…

Sono un po’ stupito, di trovarti qua. Mi hai raccontato tante volte che voi Avennarna non guardate di buon occhio i cimiteri….. tutte quelle storie che voi vi fate cremare e non vi fareste mai imbalsamare, perché il corpo è solo un involucro temporaneo e che il destino dell’anima è liberarsi del mondo materiale dopo una serie di reincarnazioni….».

«Perché mi cercavi?».

«Volevo dirti che Loraisan sta molto meglio adesso. Mangia regolarmente, dorme come un ghiro, non piange più. A dire il vero ha sempre pianto molto poco, ma qualche giorno fa, prima che tu ci dessi quella medicina, certe volte urlava come se dovesse morire…. Adesso sta bene. Sua madre è al colmo della felicità…. Prima era proprio intrattabile. Sai, quel bambino, sarà perché è l’ultimogenito, sarà perché è il più bello, è il suo preferito….. e anche il mio, a dire il vero».

«Sua madre? Allora avete deciso di considerarlo a tutti gli effetti vostro figlio?».

Larsin lo guardò più o meno nello stesso identico modo in cui il giorno prima lo aveva guardato la signora Mendibur.

«Cosa stai dicendo, Velthur? Loraisan è nostro figlio, a tutti gli effetti. Syndrieli è sua madre, e io sono suo padre…. o almeno suppongo di esserlo».

A Velthur venne quasi una vertigine. Gli sembrò di sprofondare negli abissi inferi sotto la necropoli.

«Larsin…. ti ricordi di Thymrel?».

«Thymrel? Di quale Thymrel parli? Della cugina di Arnith Gamarran, quella che vive sulla strada per Sartiuna?».

«No, della Thymrel che hai trovato priva di sensi nella barca sulla rive del fiume, non lontano da casa tua….».

Larsin si mise a ridere.

«Se avessi trovato una ragazza priva di sensi in una barca, penso che me lo ricorderei! Sei sicuro di non confonderti con un altro?».

«Questa estate, qualche tempo prima di Tinsi Kerris, non ti ricordi?».

«No…. l’unica cosa che mi ricordo è che è stato proprio in quei giorni che Syndrieli si è accorta di essere incinta, anche se ormai era in gravidanza avanzata. Tu ci hai detto che non era così strano che una donna non si accorgesse di essere incinta, che ci sono gravidanze senza sintomi…. e così noi non ci siamo preoccupati».

«Va bene, scusami. Forse mi sto confondendo con qualcun altro…. Ora scusa, devo andare».

E fuggì letteralmente via nei corridoi, con la voce di Larsin che lo inseguiva.

Ci vediamo una di queste sere, magari a bere qualcosa, se non viene un’altra tormenta di neve?».
Non gli rispose. Larsin ne approfittò per fare un

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