Ankhaymon era uno dei numerosi nipoti di Khaam, che voleva
anche lui un regno dove governare, ma che non poteva trovare spazio nella
numerosa famiglia reale del suo paese, e quindi egli partì verso occidente per
esplorare nuove terre, giunse sulle coste meridionali del Veltyan, e là si
stabilì. Ebbe un figlio che chiamò Anthaymon, per il quale fondò la città di Enexi,
ed Anthaymon a sua volta ebbe sette figlie.
Anthaymon lasciò la città di Enexi alla figlia maggiore, ma
fondò altre sei città per le altre figlie.
Quelle furono le prime sette città-stato del Veltyan, secoli
prima che il Regno Aureo nascesse.
Nelle generazioni successive, i discendenti di Ankhaymon
mantennero i contatti con il regno di Khaam, e con i centri del sapere che vi
si trovavano.
Ma dopo alcuni secoli tutto cadde nell’oblio. I tre regni di
Edan Synair decaddero, e il primo a cadere fu proprio quello di Khaam. Il
sapere alchemico che aveva coltivato come eredità salvata dal Diluvio, andò
quasi completamente perso. Ne rimase solo il ricordo.
Le città di Edan Synair divennero rovine nelle sabbie del
deserto, la loro civiltà scomparve senza eredi.
Il mondo era completamente tornato nelle tenebre della
barbarie, anche se nelle terre del Veltyan, che non esisteva ancora come un
regno unito, si conservava il ricordo dei gloriosi tempi andati.
L’antico sapere venivano ricordato come “le Arti di Khaam”,
e da lì è venuta la parola “alchimia”.
Poi, più di mille anni dopo il Diluvio, tutte le città-stato
del Veltyan si unirono sotto il governo della Prima Regina, Elinai la Grande. La civiltà ricominciò
il suo lento cammino in un mondo selvaggio e barbarico, ma il sapere alchemico
era ancora perduto.
Poi, circa undici secoli fà…..».
Velthur fece una pausa con un’espressione arguta.
«…. Allora?».
«Allora ti racconterò il seguito della storia se tu saprai
imparare tutte le lettere dell’alfabeto!».
«Tutte quante?».
«Eh sì, tutte quante! Io ti spiego ciò che più ti interessa
se tu in cambio ti impegni ad imparare quello che voglio io! Mi sembra uno
scambio equo, dato che non faccio pagare tua madre per le lezioni che ti do!».
«Va bene, è giusto….
Ma mi sembra incredibile che si possano imparare a memoria cinquantatre
lettere. Ci metterò una vita».
«Tu non hai neanche la più pallida idea di cosa si può
imparare a memoria, Loraisan. E un giorno che le avrai imparate bene, e starai
imparando innumerevoli altre cose a memoria, ti stupirai di aver temuto di non
esserne capace. Perché come hanno imparato tante generazioni di uomini e donne
prima di te, imparerai anche tu. Se pensi di essere abbastanza grande per
capire cosa è l’alchimia, lo sei sicuramente anche per imparare a memoria le
lettere. Ora forza: dimmi altre nove parole che cominciano per “A”!».
Velthur era riuscito a motivarlo fortemente.
Gli aveva fatto capire che se solo avesse imparato a leggere
e scrivere, lui gli avrebbe potuto far dischiudere un regno di segreti che lui
bramava di conoscere. E infatti dimostrò un grande impegno fin dall’inizio,
anche se mostrava anche fare parecchia fatica. Velthur si accorse in seguito
che aveva una straordinaria memoria per tutto quello che lo interessava di più,
mentre invece aveva molte più difficoltà a ricordare ciò che lo interessava di
meno.
Alla fine della lezione però Loraisan esigette una piccola
gratifica.
«La prego, signor medico. Ora che ho cercato di imparare le
lettere, posso dare un’occhiata a uno dei suoi libri?».
«Prima di riuscire a leggere anche una sola frase, devi
imparare tutte le lettere o quasi».
«Non voglio leggerli, voglio solo poter vedere qualche
figura. Mi piace guardare le figure dei libri!».
«Ovviamente. E a quale bambino non gli piace? Va bene, ti
farò vedere un libro con delle figure. Un libro di storia, magari….».
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