«Sì, sì, lo so…. i bambini sono sempre “troppo piccoli” per
capire qualsiasi cosa che riguardi i grandi….. mio zio dice che a ogni bambino
viene ripetuta questa tiritera fino alla nausea…. E quando si diventa grandi, e
finalmente si può parlare di certe cose, ci si rende conto che quelle cose di
cui “non si poteva parlare” erano solo delle grossissime scemenze! Magari un
giorno verrò a sapere cosa vi siete detti voi e la Regina delle Fate, e
scoprirò che vi siete detti solo un sacco di fesserie!».
Larsin, che era rimasto seduto, lo sentì , si imbufalì e scattò
con rabbia verso di lui.
«Erkan! Adesso sì che ti prendo a sberle! Ma sul serio!».
A Velthur sarebbe venuto da ridere per l’impertinenza del
ragazzino, se Larsin non si fosse arrabbiato.
Sentì l’esigenza di doverlo difendere, anche se questo
probabilmente avrebbe fatto infuriare ancora di più Larsin.
«Le sberle non serviranno a fargli passare la mania delle
Fate. Magari proviamo a convincerlo che sì, forse sono solo un mucchio di
scemenze!».
«Basta dirglielo, Velthur! A suon di ceffoni! E mica lo prendo
a sberle per le Fate, ma perché è un arrogante piccolo impertinente e deve
imparare l’educazione e l’umiltà. Sei d’accordo?».
«Va bene, ma dopo. Lascia che gli parli io, per primo. E poi
magari lo punirai, anche se preferirei che lo facessi da sobrio!».
Larsin si bloccò. Larsin l’aveva punto sul vivo. Strinse i
pugni e digrignò i denti».
«Venisse un accidente anche a te!»
A sorpresa, fu Erkan allora a difendere il dottore.
«Non è colpa sua se è meglio di te! Lui vuole sapere la
verità! Tu inveisci contro tutti perché Thymrel è scomparsa, ma lui cerca di
capire cosa è successo! Cosa che non fai tu!».
A quel punto, Larsin perse definitivamente la tramontana e
si lanciò sul figlio per menarlo.
Istintivamente, Velthur schermò il corpo del bambino con il
suo, rannicchiandosi sopra di lui, urlando a Larsin di fermarsi.
Proprio in quel momento, provvidenzialmente uscì nel cortile
Syndrieli, attirata dalle urla, mentre gli altri bambini rimanevano spettatori
muti e paralizzati dal terrore in mezzo al cortile. Il gioco era finito per
tutti.
«Larsin! Cosa demoneoscuro stai facendo???? Vattene via
immediatamente, maledetto ubriacone!!!».
Lui, per fortuna, si fermò, ma cominciò un litigio
spaventoso con la sua donna, scambiando accuse e insulti spaventosi. Larsin aveva
trovato la vittima contro cui scatenarsi, quella che gli poteva far fronte nel
modo adeguato.
Velthur ne approfittò per prendere Erkan e portarlo lontano,
dietro la casa, nel frutteto di meli.
Le urla dei genitori di Erkan si persero in lontananza mentre
il dottore e il bambino si inoltravano fra i meli, sul crinale della collina.
«Tuo padre sta passando un momento molto difficile. Io sto
cercando di aiutarlo, ma tu devi aiutarmi. Devi cercare di non farlo arrabbiare
più di quanto sia arrabbiato già per conto suo. Perdere una persona a cui si è
affezionati mette a dura prova persino un uomo della sua tempra».
«Sì, sì, lo so…. lui era innamorato di Thymrel. Lo vedevamo
tutti, anche la mamma. Ma a lei non importava. Anzi, era contenta perché lui
stava più in casa, andava meno in giro la sera, lavorava di più. Almeno così
diceva lei. Adesso invece non fa altro che lamentarsi di lui, e un paio di
volte ha detto che era lui che doveva scomparire, non lei. Penso che fra poco
se ne andrà sul serio. Dice che l’unica cosa che lo trattiene è il figlio di
Thymrel. Chissà…. forse porterà via anche lui».
«Tu vorresti che lo facesse?».
«No! Cioè, io non voglio che se ne vada, ma non voglio neanche che
continui a fare così. È cambiato, una volta era un uomo buono. Non mi ha mai
picchiato, a parte una volta che ho rovesciato un vaso pieno di olio mentre
giocavo. Quella volta l’avevo proprio fatto arrabbiare. Ma per il resto mi
faceva molta compagnia. Mi portava con sé a pescare, a volte a trovare gli
amici. La mamma gli diceva che mi insegnava a diventare un lazzarone, ma non
era vero. Mi insegnava tante
Nessun commento:
Posta un commento