domenica 31 luglio 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 158° pagina.


E prese di nuovo in mano il ciondolo di argento alchemico, tendendolo avanti come esempio di quello che intendeva dire.

«Anche. Ma non solo. Certo, una delle mie ambizioni sarebbe di scoprire il segreto per produrre alchemicamente l’ambra, allora sì che potrei pagarmi l’affitto da solo per il resto della vita, e magari anche costruire un altro grande santuario in cima al monte, ma non è quello il mio interesse principale, come ho già fatto capire….».

«Davvero? Non capisco a cosa alludete….».

«Vi ho parlato dei miei viaggi, dei segreti antichi che ho conosciuto in paesi lontani, e della vana ricerca del luogo d’origine dell’umanità, la Terra Santa dove Sin parlò agli Uomini e ai Giganti. Sono quelli i misteri che desidero svelare con l’alchimia. Con forme di alchimia poco o nulla conosciute nel Veltyan».

«E cioè?».

«Andare oltre. Semplicemente andare oltre, ed esplorare territori nuovi, mondi nuovi. Superare ogni limite, ogni traguardo. Varcare la Soglia, per addentrarci nell’Altrove. Capite cosa voglio dire?».

«No, se non mi date qualche esempio concreto».

«Ve lo mostrerò. Vi darò molti esempi. Guardi qua, vi mostro la mia biblioteca».

Lo invitò ad avvicinarsi agli scaffali, quelli presso la parete divisoria, e gli fece notare come fossero tutti libri di alchimia esoterica. C’erano molti libri che venivano guardati con sospetto o disapprovazione dai benpensanti e dalle gerarchie sacerdotali del culto di Sil, e ce n’erano altri che non aveva mai visto, né ne aveva mai sentito parlare.

«I libri religiosi sono sull’altro lato della libreria, verso il camino. Questi li tengo vicino al mio laboratorio. Comunque, m’interessa prima di tutto farvi vedere questo…».

Prese un grosso volume che si chiamava Misteri dell’Alchimia Antica, e la aprì a una pagina con un segnalibro.

Sulla pagina di sinistra c’era una strana illustrazione che mostrava uno stranissimo oggetto sospeso in aria, sullo sfondo di un paesaggio visto dall’alto con campagne, città, fiumi e montagne. Sembrava una sorta di sottile lastra rettangolare, con complessi disegni geometrici sul lato superiore. Nella parte anteriore della lastra, sedeva un personaggio a gambe incrociate, sopra un cerchio con un pentacolo inscritto, con in mano un cerchio splendente che teneva teso di fronte a sé come un timone, e probabilmente lo era, e che era legato con un sottile nastro al bordo del pentacolo.

Sul lato posteriore, invece, stava un altro personaggio, anch’egli seduto a gambe incrociate, che dava colpi con due martelli sferici  su quella che pareva una campana anch’essa brillante, fissata alla lastra sottostante da un supporto a “U” rovesciata. Come facesse quell’oggetto a volare senza ali non si riusciva a capire, né a cosa potesse servire la campana.

«Questo è quello che le leggende ricordano come un “tappeto volante”, e che gli storici dell’alchimia chiamano “aerolastra alchemica”. Riuscire a realizzarne una, è uno dei miei sogni più ambiziosi».

Velthur pensò che, se prima c’erano ancora dei dubbi che fosse completamente pazzo, ora poteva metterci la mano sul fuoco. Ma i pazzi, si sa, vanno assecondati finché non ti costa niente, se veramente ci tieni alla pelle.

«E come funzionerebbe questa cosa?».

«Fino a poco tempo fa nel nostro paese la si credeva solo una leggenda proveniente dai lontani paesi dell’Oriente, non si aveva la minima idea di cosa fosse. Si credeva che fosse solo un tappeto magico fatto di comunissima stoffa, che con qualche parola magica si librava nel cielo.

Poi un alchimista viaggiatore ha fatto interessanti scoperte nella terra di Edan Synair. Io lo so: fu la nave in cui ero imbarcato a portarlo là, per cercare i segreti dell’antica alchimia della città perduta di Iubar e dei Giganti antidiluviani.
E lui mi rivelò alcune delle cose che aveva scoperto. Fu lui a farmi interessare ai segreti dell’alchimia misterica e dell’alchimia cosmica. Questo libro l’ha scritto lui. Nella terra di Edan

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