lunedì 18 luglio 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 146° pagina.


appena avessi visto qualcosa. Ho dato un’occhiata verso il boschetto dei noci, quello vicino al sentiero che porta alla strada lastricata e allora…. l’ho visto».

Erkan si interruppe, ansimando. Sembrava fosse sul punto di mettersi a piangere dalla paura.

«Hai visto quello degli zoccoli? O quello che parlava a Thymrel? O tutti e due?».

«Non lo so che cosa ho visto! O forse sì… ma è una cosa che non capisco. Per prima cosa, ho visto quello che Thymrel aveva ricamato sulla tovaglia turchese: il grande cervo bianco con le corna, gli occhi e gli zoccoli rossi. Se ne stava là, immobile ed enorme vicino agli alberi. È comparso improvvisamente dal buio, in una specie di chiarore. Prima era tutto immerso nel buio, perché era una notte senza luna, e poi ho visto quel chiarore rosso e bianco, ed è comparso lui, grande e grosso come un cavallo da traino…. Non era un cervo, ma qualcosa che gli somigliava molto. Le sue corna erano enormi come lui, sembravano fatte di sangue, ma erano proprio le corna di un cervo, e così i suoi zoccoli…. E io sono rimasto di nuovo paralizzato, dalla paura e anche dalla meraviglia, perché era terrificante, ma anche bellissimo…. e poi, poi è venuto l’altro! E lì mi sono sentito impazzire dal terrore! Allora sì che è stato terrificante!».

E questa volta scoppiò proprio a piangere.

«Lo so che voi non mi potete credere! È una cosa stranissima, quella che ho visto! Stranissima, terribile e meravigliosa! La vedo tutte le notti, appena chiudo gli occhi vedo quella scena! Il cervo bianco continuava a fissare nella mia direzione, come se stesse aspettando di vedere cosa facevo, e improvvisamente alla sinistra ho visto un’ombra nera, e un lampo dorato, e ho visto una figura saltare addosso al cervo e farlo barcollare! Ho visto il Grande Caprone Nero saltare addosso al cervo bianco e dargli delle cornate incredibili!».

«Il Grande Caprone Nero…??? Intendi dire il Capro Nero delle Fate? Il loro Dio?».

«Sembrava lui! Un caprone o uno stambecco, non lo so…. era tutto nero, e aveva queste due magnifiche corna…. Tutte d’oro. E anche i suoi zoccoli erano d’oro, e anche i suoi occhi. Anche lui enorme e bellissimo, ma oscuro. Sembravano fratelli, in un certo senso. Fratelli che si odiavano.

Il Caprone Nero dava le cornate sul fianco del cervo, fino a quando il cervo bianco ha reagito, e ha cominciato a combattere anche lui. Sentivo il cozzare delle corna le une contro le altre. Come oro con il sangue. E mentre combattevano muggivano, ma non era il verso normale di due animali, era come un rombo di tuono, o l’ululato del vento, ed entrambi erano come avvolti da una luce che veniva da dietro di loro, una luce con un colore che non saprei neanche descrivere….

Ho avuto una tale paura mentre li guardavo, paura di quello che stava succedendo, che alla fine sono riuscito a scappare in casa, sbarrare la porta, correre nella mia camera e fiondarmi nel letto. E tutto senza che nessuno si fosse accorto di niente!

Questo è successo solo tre notti prima che Thymrel sparisse. Sono stati loro a farla sparire, o uno di loro!».

Velthur sospirò e alzò gli occhi al cielo. Il padre è alcolizzato, il figlio è semplicemente impazzito o è un bugiardo. Ma se fosse bugiardo, si sarebbe inventato qualcosa di meglio di due grossi strani animali che si pigliano a cornate nella notte.

Velthur non aveva dubbi che il ragazzino fosse rimasto impressionato dal ricamo fatto da Thymrel. La visione del Capro Nero invece era nata dalle storie sul conto dei culti misterici delle Fate, dei Sileni e delle streghe. L’eccessiva fantasia di Erkan e una latente follia avevano fatto il resto.

«Erkan, dimentica quello che hai visto, o che credi di aver visto. Se non vuoi farlo per tuo padre, fallo per te stesso. Ne ho conosciute tante di persone che dicevano di vedere cose strane quando erano a letto. Gente che vedeva fantasmi ai piedi del proprio letto, gente che vedeva demoni oltre la finestra, ma si trattava solo di sogni, anche perché queste visioni non facevano assolutamente niente. Comparivano e basta, e magari dopo un po’ non le si vedeva più. E quelli che invece continuavano a vederli, hanno finito per diventare pazzi, hanno fatto tutti una fine miserevole. In città la gente così finisce nelle case di cura alchemica, e qui si finisce con il diventare dei miserabili, reietti e abbandonati da tutti se non da qualche anima caritatevole. Devi respingere questi sogni, se puoi, o almeno provare a non pensarci. Conosco delle medicine che ti possono aiutare…».

Per tutta risposta, Erkan fuggì via con le lacrime agli occhi, su per la collina, lontano da tutti.

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