appena avessi visto qualcosa. Ho dato un’occhiata verso il
boschetto dei noci, quello vicino al sentiero che porta alla strada lastricata
e allora…. l’ho visto».
Erkan si interruppe, ansimando. Sembrava fosse sul punto di
mettersi a piangere dalla paura.
«Hai visto quello degli zoccoli? O quello che parlava a
Thymrel? O tutti e due?».
«Non lo so che cosa ho visto! O forse sì… ma è una cosa che
non capisco. Per prima cosa, ho visto quello che Thymrel aveva ricamato sulla
tovaglia turchese: il grande cervo bianco con le corna, gli occhi e gli zoccoli
rossi. Se ne stava là, immobile ed enorme vicino agli alberi. È comparso
improvvisamente dal buio, in una specie di chiarore. Prima era tutto immerso
nel buio, perché era una notte senza luna, e poi ho visto quel chiarore rosso e
bianco, ed è comparso lui, grande e grosso come un cavallo da traino…. Non era
un cervo, ma qualcosa che gli somigliava molto. Le sue corna erano enormi come
lui, sembravano fatte di sangue, ma erano proprio le corna di un cervo, e così
i suoi zoccoli…. E io sono rimasto di nuovo paralizzato, dalla paura e anche
dalla meraviglia, perché era terrificante, ma anche bellissimo…. e poi, poi è
venuto l’altro! E lì mi sono sentito
impazzire dal terrore! Allora sì che è stato terrificante!».
E questa volta scoppiò proprio a piangere.
«Lo so che voi non mi potete credere! È una cosa
stranissima, quella che ho visto! Stranissima, terribile e meravigliosa! La
vedo tutte le notti, appena chiudo gli occhi vedo quella scena! Il cervo bianco
continuava a fissare nella mia direzione, come se stesse aspettando di vedere
cosa facevo, e improvvisamente alla sinistra ho visto un’ombra nera, e un lampo
dorato, e ho visto una figura saltare addosso al cervo e farlo barcollare! Ho
visto il Grande Caprone Nero saltare addosso al cervo bianco e dargli delle
cornate incredibili!».
«Il Grande Caprone Nero…??? Intendi dire il Capro Nero delle
Fate? Il loro Dio?».
«Sembrava lui! Un caprone o uno stambecco, non lo so…. era
tutto nero, e aveva queste due magnifiche corna…. Tutte d’oro. E anche i suoi
zoccoli erano d’oro, e anche i suoi occhi. Anche lui enorme e bellissimo, ma
oscuro. Sembravano fratelli, in un certo senso. Fratelli che si odiavano.
Il Caprone Nero dava le cornate sul fianco del cervo, fino a
quando il cervo bianco ha reagito, e ha cominciato a combattere anche lui.
Sentivo il cozzare delle corna le une contro le altre. Come oro con il sangue.
E mentre combattevano muggivano, ma non era il verso normale di due animali,
era come un rombo di tuono, o l’ululato del vento, ed entrambi erano come
avvolti da una luce che veniva da dietro di loro, una luce con un colore che
non saprei neanche descrivere….
Ho avuto una tale paura mentre li guardavo, paura di quello
che stava succedendo, che alla fine sono riuscito a scappare in casa, sbarrare
la porta, correre nella mia camera e fiondarmi nel letto. E tutto senza che
nessuno si fosse accorto di niente!
Questo è successo solo tre notti prima che Thymrel sparisse.
Sono stati loro a farla sparire, o uno di loro!».
Velthur sospirò e alzò gli occhi al cielo. Il padre è
alcolizzato, il figlio è semplicemente impazzito o è un bugiardo. Ma se fosse
bugiardo, si sarebbe inventato qualcosa di meglio di due grossi strani animali
che si pigliano a cornate nella notte.
Velthur non aveva dubbi che il ragazzino fosse rimasto
impressionato dal ricamo fatto da Thymrel. La visione del Capro Nero invece era
nata dalle storie sul conto dei culti misterici delle Fate, dei Sileni e delle
streghe. L’eccessiva fantasia di Erkan e una latente follia avevano fatto il
resto.
«Erkan, dimentica quello che hai visto, o che credi di aver
visto. Se non vuoi farlo per tuo padre, fallo per te stesso. Ne ho conosciute
tante di persone che dicevano di vedere cose strane quando erano a letto. Gente
che vedeva fantasmi ai piedi del proprio letto, gente che vedeva demoni oltre
la finestra, ma si trattava solo di sogni, anche perché queste visioni non
facevano assolutamente niente. Comparivano e basta, e magari dopo un po’ non le
si vedeva più. E quelli che invece continuavano a vederli, hanno finito per
diventare pazzi, hanno fatto tutti una fine miserevole. In città la gente così
finisce nelle case di cura alchemica, e qui si finisce con il diventare dei
miserabili, reietti e abbandonati da tutti se non da qualche anima
caritatevole. Devi respingere questi sogni, se puoi, o almeno provare a non
pensarci. Conosco delle medicine che ti possono aiutare…».
Per tutta risposta, Erkan fuggì via con le lacrime agli
occhi, su per la collina, lontano da tutti.
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