lunedì 4 luglio 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 135° pagina.


«Noi non vediamo nessun bambino! Per noi, Thymrel non ha avuto nessun figlio!».

Velthur si sentì gelare di nuovo il sangue nelle vene, era la stessa sensazione che aveva provato quando aveva visto Thymrel ricamare la tovaglia con il cervo bianco e i gatti scuri.

«Mi sembra di capire che mi state dicendo che anche il bambino non è di questo mondo….».

A quelle parole, seguì un gelido silenzio, accompagnato dagli strani gesti della Triplice Regina.

La Regina Bianca chinò il capo sulle proprie mani, nascondendo gli occhi.

La Regina Rossa si mise la mano sinistra sulla bocca, mentre il suo volto sembrava esprimere sconcerto.

La Regina Nera chinò anch’essa il capo, tenendo le mani sulle lunghe orecchie coperte dal velo nero.

Siamo arrivati a questo punto, pensò Velthur. Le tre scimmiette che con i loro gesti dicono “non vedere, non parlare, non udire”.

Poi si ricomposero e parlarono di nuovo all’unisono. Velthur scoprì che cominciava ad essere infastitido dal dover parlare con una persona una e trina.

«Devi parlarci di questo bambino. Perché ti assegniamo il compito di sorvegliarlo».

Un vago senso di angoscia lo attanagliò di nuovo. Avrebbe desiderato non avere mai parlato del piccolo Loraisan.

«Non penserete che quel bambino sia un pericolo! Vi avverto che se avete intenzione di fargli del male, io….».

La Regina Bianca: «Noi non facciamo del male a nessuno, non volutamente. Lo sai, noi rifuggiamo dalla violenza fin dalla notte dei tempi.. Ma la sua esistenza in questo mondo potrebbe essere causa di qualcosa di grave e spaventoso. Per questo ci devi parlare di lui, dirci tutto quello che sai».

«Di lui so solo che è figlio della ragazza scomparsa, e di padre ignoto. È un bambino di appena un mese, gracile, minuto, molto pallido. Quando è nato temevo che sarebbe morto in breve tempo. Non credo che riuscirà a diventare adulto. Si chiama Loraisan Nerkan, ma i Ferstran l’hanno adottato, e quindi d’ora in poi si chiamerà anche lui Ferstran. Per il resto, è un bambino normalissimo. Non ha niente di strano. Perché dovrebbe costituire una minaccia?».

La Regina Rossa: «Noi non diciamo che sia una minaccia, ma potrebbe aprire la porta a una possibile minaccia. In qualche modo, viene dall’Altrove. La madre non ha mai detto chi sia il padre?».

«Mai. Non riusciva neanche a ricordarsi di lui. Spesso ho pensato che non se lo ricordasse perché il ricordo era troppo doloroso per lei. Forse il bambino è il figlio di uno stupro».

La Regina Nera: «O forse suo padre non è un Uomo. Forse, vedendolo crescere, potrai scoprire qualcosa della sua vera natura. Forse vedrai qualcosa di diverso in lui rispetto agli altri figli degli Uomini, forse vedrai cose strane accadere attorno a lui. E se sarà così, ti preghiamo di dircelo subito. Perché forse, anche se noi non vediamo né la sua presenza né tantomeno il suo fato, forse potremo indicarti qualcuno o qualcosa che sappia aiutarti a trovare le risposte, e capire meglio la minaccia che ci sovrasta tutti».

«Ma ditemi, come fate a non sapere se riuscirò nell’impresa? Se potete vedere il mio fato, potete dirmi se riuscirò a scoprire qual è questa minaccia e a tenerla lontana, o no? Non è forse una cosa che riguarda me, piuttosto che l’Altrove?»

La Regina Bianca: «Se non varcherai tu stesso la Soglia, allora riuscirai a portare il seme della salvezza. Non la vedrai tu di persona, ma la renderai possibile. Ed è molto di più di quanto la maggior parte degli Uomini riescano ad ottenere nella loro vita. Poiché a ben pochi di loro riescono grandi imprese, e non solo a loro, ma nemmeno ai loro eredi, a cui hanno demandato il compito di completare i loro sogni. Ma se tu stesso varcherai la Soglia dell’Altrove, se tu cederai alla tentazione, allora nessuna di noi potrà prevedere quello che avverrà. Potresti tornare e chiudere completamente ogni accesso, o perderti definitivamente. Questo non lo sappiamo. Perciò preferiamo che tu non varchi la Soglia, ti preghiamo di non farlo, anche se non possiamo impedirti di farlo, se deciderai di farlo».

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