lontane. Ancora oggi, ogni tanto, faccio fantasie infantili
di questo tipo. E ancora più spesso ho desiderato conoscere qualcuno che avesse
fatto il navigatore».
«A me il mare ha segnato tutta la vita, e mi ha insegnato
molto, ma ora sono contento di averci rinunciato. Ho voluto conquistare un
orizzonte ancora più grande dell’oceano, un orizzonte che va oltre questo
mondo».
«Non volete raccontarmi della vostra vita in mare?».
«Per voi lo faccio, se vi interessa. Sono nato e cresciuto
presso la città di Prini, e quindi il mare l’ho visto fin da bambino, ma mio
zio era uno scalpellino, mia madre una pescivendola. Mio padre invece, che avrò
visto al massimo una decina di volte nella mia vita, era un marinaio e mi ha
trasmesso la passione per i viaggi in mare. I miei genitori non erano sposati,
i marinai non si sposano con nessuno, nemmeno con il “matrimonio notturno”, si
sa, ma ogni tanto si faceva vedere e mi raccontava dei suoi viaggi.
Quelle poche volte che lo vidi, fra un viaggio e l’altro, mi
raccontò storie incredibili su paesi lontani oltre l’Oceano Meridionale, e così
decisi di seguirne le orme, con grande dispiacere di mia madre e di tutta la
sua famiglia.
Avevo il sogno di diventare ricco, di ritornare dai miei
viaggi pieno di soldi e di tesori conquistati in lontani paesi, ma erano solo i
sogni di un ragazzino. Altri erano i tesori che avrei conquistato: i tesori
della conoscenza.
C’è chi percorre le rotte oceaniche solo per poter trovare
nuovi mercati con altri paesi e guadagnare soldi e ricchezze in quantità, ma
c’è anche chi naviga per conoscere il mondo, per svelare le frontiere
dell’ignoto e aumentare la conoscenza del nostro popolo, o per riscoprire
antichi segreti dimenticati dai tempi del Diluvio.
Io sono partito con vuoti sogni di ricchezza, e sono tornato
con un grande bagaglio di conoscenza che ho voluto mettere a frutto per il bene
di tutti e per adempiere alla volontà di Sil.
Ho visto le isole paradisiache dei Mari del Sud,
lussureggianti di fiori e di frutta e abitate da selvaggi dalla pelle
scurissima, e ho visto gli accampamenti dei nomadi della grande isola desertica
di Edan Synair, e ho visto i templi di smeraldo nascosti nelle giungle
dell’altrettanto vasta isola di Lankar, dove i Tritoni emergono dalle acque
ogni mattina per aggirarsi fra paludi e foreste.
Ho incontrato i Sacerdoti della Fiamma, adoratori di Uri
Manelka, il Signore della Luce e della Fiamma, nei misteriosi altipiani
d’Oriente, e là ho visto prodigi e misteri.
Ho visto le calde terre dell’Occidente da dove vennero i
superstiti dei Giganti secoli fa, e ho visto le ciclopiche rovine delle loro
antiche città. Sono stato persino nell’Estremo Sud del mondo, là dove ormai non
vive quasi più nessuno, dove si dice che si trova la Montagna dalle Sette
Balze, dove furono creati i primi Uomini in un passato immemorabile….».
«E l’avete vista???».
«No, purtroppo no. Feci parte di una spedizione che era
partita proprio per cercarla. Il comandante era un uomo molto religioso.
Cercava la Terra Santa
dove gli Uomini possono toccare il Cielo degli Dei. Molti marinai cercano la Terra Santa nella speranza di
poter parlare con gli Dei stessi e accedere alla visione di Sil su questa
terra. È il grande miraggio dei marinai thyrseniakh, il grande sogno che tutti
vorremmo realizzare, ma che per il momento nessuno ha conquistato.
O almeno, nessuno che si sappia. Alcuni dicono che se uno
raggiunge la Terra Santa
e scala la Montagna
delle Sette Balze, poi non può più tornare in questo mondo, perché ormai fa
parte del Regno degli Dei.
Credevamo di poter raggiungere la beatitudine eterna, quando
siamo partiti, e non c’importava di non tornare più indietro. Eravamo tutti
mossi da una grande fede, ed eravamo disposti a morire, piuttosto che tornare
indietro a mani vuote.
Ma la volontà degli Dei non fu con noi. Raggiungemmo il Mare Mediterraneo
Australe, chiuso fra il continente australe di Gonlemur e quello antartico di
Amentur. Le antiche carte dicevano che era là la via d’accesso per raggiungere
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