«Forse non l’avrei fatto, se poi non fosse successo tutto
quello che è successo. Ma tu, non tornerai più ad Arethyan?».
«Le Tre Madri del Fato non ti hanno parlato di me? Non ti
hanno detto cosa hanno deciso?».
«No, abbiamo parlato di tutt’altro. Mi hanno congedato
facendomi capire che mi stavi aspettando. Cos’altro devo sapere, di tutta
questa brutta storia?».
«Solo quello che io non riuscivo a capire l’ultima volta che
ci siamo visti, a casa tua. Quella sera ti dissi che avevo commesso qualcosa di
grave, e che dovevo presentarmi alla Regina delle Fate per venire giudicato.
Mi sono presentato di fronte a loro, e la Triplice Regina mi ha guardato
negli occhi, e mi hanno rivelato che qualcosa era penetrato nella mia anima, e
mi aveva spinto a parlare di Loro.
Quella notte, alla festa di Tinsi Kerris c’era qualcosa là accanto, vicino alla
gente, qualcosa che non era di questo mondo, che la Triplice Regina non ha potuto
vedere, ma di cui ha potuto sentire il terrore che spargeva attorno a sé,
l’inquietudine di quella presenza che si era manifestata a quella ragazza, Kai
Ellavor. Non eravamo soli, e non lo siete neanche adesso.
E proprio per questo non posso più tornare ad Arethyan,
almeno fino a quando questa presenza non se ne andrà. Se dovessi tornare,
potrebbe possedermi definitivamente, come ha fatto con altri. La Triplice Regina mi ha mostrato
il futuro del vostro villaggio, e ha visto un’ombra di follia. Qualcosa che
faceva impazzire la gente di terrore. Per questo mi hanno proibito di tornare
da voi. Ma mi hanno permesso di mandare da te Menkhu di tanto in tanto, per
tenere i contatti con te».
«Ah, bene, così avrò due contatti: il qui presente Gnomo,
che non so neanche come si chiama, e un giovane Sileno peldicarota».
«Mi chiamo Azyel, dottore».
«Azyel è il tuo contatto con la Triplice Regina , Menkhu è il
tuo contatto con noi Sileni, con me».
«Credevo che i Sileni ubbidissero anch’essi alla Triplice
Regina. Non è così?».
«No, no. Noi Sileni non abbiamo capi, non li abbiamo mai
avuti. Rispettiamo l’autorità della Triplice Regina per motivi religiosi,
perché seguiamo gli stessi culti e siamo legati allo stesso patto di segretezza
del popolo fatato, ma per il resto siamo due nazioni distinte, lo sai bene».
«Va bene, ma non capisco. Non basta che io riferisca tutto
ad Azyel?».
«No, se succede qualcosa, noi vogliamo sentirlo dalla tua
voce, non dalla voce di Azyel. Lui è uno Gnomo, ha un modo diverso di vedere le
cose, lo sai. Loro non possono neanche avvicinarsi, a certe cose. Noi sì».
«Continuo a non capire….».
«Ti darò qualcosa che forse ti aiuterà a capire. La Triplice Regina ti ha detto che
devi avvicinarti all’eremita di Monte Leccio per comprendere la verità, no?».
«Sì, e la cosa mi preoccupa abbastanza».
«Infatti. E avrai bisogno di qualche piccolo aiuto…».
Prukhu tirò fuori da sotto la cintura un piccolo oggetto
bianco e brillante. Era un oggetto dalla forma stranissima.
«Ecco il nostro dono per te. I Nani la chiamano “la Chiave ”, e ti aiuterà a
nascondere i tuoi pensieri e i tuoi propositi».
Lo diede in mano a Velthur, che lo rigirò nelle dita,
stupito e perplesso. Non capiva cosa fosse.
Era una sorta di tetraedro, una forma geometrica con quattro
lati a triangolo equilatero.
Osservandolo meglio, Velthur notò che era fatto di un
metallo bianco e semitrasparente.
«Argento alchemico,» disse Prukhu «Prodotto dai Mastri
Alchimisti dei Nani dello Zerennal Baras, il Giardino delle Rose nelle viscere
delle Montagne della Luna».
Lo strano oggetto era un ciondolo di pochi centimetri di
larghezza, fissato a una catenina di argento comune, attaccata a uno dei
quattro vertici del tetraedro.
Ma all’interno del metallo trasparente, c’era qualcosa di
strano. Era come se ci fossero quattro sottili raggi di tenue luce bianca,
sottili come fili, che partivano ognuno da uno dei vertici del tetraedro,
fondendosi in una piccola scintilla bianca, come una minuscola stella sospesa
all’interno, e che dava l’idea di un quinto vertice.
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