soprattutto per i pescatori ed i marinai. Provi ad
immaginare quanto può essere utile il soccorso di un Tritone per le vittime di
un naufragio, per fare un esempio».
«E a noi è utile l’amicizia dei Sileni e delle Fate, per
motivi simili. Così come chi vive vicino al mare ha bisogno dell’amicizia del Popolo
delle Acque, così chi vive vicino ai boschi, ha bisogno dell’amicizia del
Popoli delle Foreste. E i montanari hanno bisogno dell’amicizia dei Nani, il
Popolo delle Montagne».
Mentre salivano per il sentiero che portava all’eremo di
Aralar, Velthur continuava a guardarsi attorno, sperando di vedere in
lontananza fra gli alberi il riflesso rosso della pelliccia di Menkhu,
continando a stringere il ciondolo in mano.
Solo in quel momento Aralar parve accorgersi dell’amuleto,
che pure risaltava sul petto di Velthur per il suo scintillio argenteo e
cristallino.
«Bello e strano quel ciondolo che porta al collo. Un antico
simbolo alchemico, vero? Fa forse parte delle dottrine della sua religione?».
«Oh no, è un regalo di un amico. Non so neanche cosa
significhi, esattamente».
Aralar lo guardò in modo strano, come se non fosse convinto
di quello che gli aveva detto. Velthur ebbe l’impressione che l’eremita avesse
fatto solo finta di non sapere cosa fosse il ciondolo, per metterlo alla prova.
Forse, sapeva benissimo a cosa serviva, e perciò stava già sospettando di lui.
«Ne ho uno simile, anch’esso un dono di un amico».
Velthur si sentì mancare il terreno sotto i piedi, e si
domandò se avrebbe dovuto prendere altre precauzioni, prima di andare con lui
nell’eremo. Forse, un’arma non ci sarebbe stata male.
Alla fine arrivarono di fronte all’eremo, e a Velthur sembrò
di entrare nella tana del lupo.
Quando Aralar aprì la piccola porta di legno, si sentì di
nuovo quello spaventoso sentore di sostanze alchemiche. La luce di una lampada
perenne lasciata scoperta illuminò un ambiente che apparve meno angusto di
quanto Velthur si aspettava.
Stranamente, all’interno la casetta di pietra appariva più
grande e spaziosa di quanto sembrasse dall’esterno.
Una parete di legno alla sinistra della porta separava
l’eremo in due stanze, una più grande e l’altra più piccola, quella appunto di
sinistra. La prima cosa che Velthur notò fu la grande libreria che occupava
quasi tutta la parete opposta all’entrata, ricolma di volumi di ogni dimensione
e colore.
In un angolo c’era un lettuccio miserevole, più un giaciglio
con un sottile materassino di sacco riempito di paglia che un vero letto,
presso il camino che si trovava sulla parete a destra della porta.
Un piccolo tavolo si trovava fra la libreria e il caminetto,
e dava l’idea di servire sia come tavolo da pranzo che come scrivania. Infatti
sotto aveva un cassetto che probabilmente conteneva carta, inchiostro e
pennino..
«Non mi direte che vi siete portato tutti questi libri da
Prini in una volta sola?».
«Ho avuto degli amici che mi hanno aiutato, amici che
credevano in quello che facevo.Amici che avevano mezzi per aiutarmi. Uno di
loro mi ha accompagnato qui, assieme a due suoi schiavi, con un grosso carro
trainato da due buoi, carico di tutti i miei libri e i miei strumenti
alchemici, i miei oggetti liturgici. Tutto quello che poteva servirmi.
E quando siamo arrivati qui, abbiamo trovato questa casetta
nel bosco abbandonata da molto tempo, in rovina, in un luogo in cui non viveva
nessuno e nessuno voleva abitare. Il monte appartiene a un athum che ha la villa oltre Aminthaisan, sulla strada per i monti,
e che manco si interessa di questo luogo. Il mio amico paga il mio affitto qui,
ma presto conto di pagarlo io, con i miei mezzi personali. Ho un laboratorio
alchemico, dietro quella porta….».
«Sì, l’ho capito dall’odore, fin dal primo giorno che sono
capitato qui davanti. Ma mi ricordo che l’altra volta che sono stato qui, con i
miei amici, mi avete detto che producete miele, formaggio di capra e medicinali
di erbe selvatiche».
«Oh sì, ma quelle cose non interessano tanto un ricco
patrizio. Gli athumna sono
interessati di più alle pozioni e agli strumenti alchemici, vogliono che
qualcuno gli dia qualcosa di raro e prezioso, o di inusitato…. non so se mi
spiego….».
«Trasmutazione o alterazione degli elementi?»
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