Certo, avrebbe preferito che le Tre Madri del Fato gli
avessero specificato che cosa andare a cercare in quel libro, e perché. Ma
probabilmente sarebbe stato chiedere troppo. Se il libro parlava dei misteri
dell’Altrove, probabilmente nessuna Fata sarebbe stata capace di dirgli con
esattezza ciò che vi era contenuto. Probabilmente, le Tre Madri del Fato
avevano visto nei pensieri di Aralar Alpan il nome del libro, ma non quello che
c’era scritto. O magari le aveva così spaventate da non poter più leggere nei
suoi pensieri.
O forse semplicemente avevano visto nel futuro dell’eremita
che quel libro aveva un posto importante in quello che avrebbe fatto.
Dopo soli cinque giorni, a sorpresa arrivò la risposta da
Keilin. Il garzone della stazione dei cavalli era venuto di buon mattino a
portargli la risposta.
Velthur restò molto colpito nel leggere la lettera.
Caro e Stimato Amico,
che strana coincidenza
che tu mi abbia chiesto proprio adesso di quel libro! Ti ricorderai che vicino
a casa mia, nella Piazza delle Spezie, c’è un rinomato libraio che fa anche lo
stampatore di tanto in tanto. Mi ha annunciato che sta per pubblicare un
classico dell’alchimia misterica del XXVIII secolo, un’edizione di una
cinquantina di copie, proprio per gli estimatori del genere, che pare che
stiano aumentando di numero.
E indovina: è proprio
il libro che vuoi tu! Ti ho subito prenotato una copia, e lui mi ha detto che
comincerà la stampatura del libro a giorni, non appena avrà finito di incidere
i rulli per la stampa.
Credo che fra un paio
di settimane potrai venire qui per ritirare la tua copia. Ho già pagato io la
caparra, mi resta solo da chiedere ad Amani se può sostituirti di nuovo.
Penso che non debba
avere problemi a farlo, ma sai anche che qui ad Enkar ce ne sono fin troppi di
giovani medici che cercano ancora di farsi una clientela, quindi se non sarà
lei ce ne saranno altri dieci pronti a farlo.
Spero tanto di vederti
presto, anche perché sono curioso di sapere come mai t’interessa quel libro e
perché sia così importante per te.
La mia mano sinistra
sul tuo cuore, amico mio.
Keilin Thesan da
Enkar.
Il caso non esiste, si disse Velthur pensando a quello che
aveva letto. Ma non immaginava che non esistesse fino a questo punto. Si
domandò anche cosa avrebbe raccontato a Keilin. Certamente non poteva
raccontargli che lui voleva il libro perché tre Regine delle Fate gli avevano
detto che doveva leggerlo per capire gli intenti di un folle eremita che
cercava una via d’accesso all’Altrove e che così stava attirando ad Arethyan
forze occulte forse foriere di follia e distruzione.
Ma d’altra parte non avrebbe neanche potuto raccontargli
soltanto che si trattava di pura curiosità e cultura personale. Keilin lo
conosceva troppo bene per credere a una panzana del genere.
Alla fine decise che gli avrebbe raccontato che pensava che
fosse in azione nella zona una setta esoterica che si richiamava a quel libro e
che pareva legata a una strana figura di eremita. La bugia migliore, si sa, è
quella che è una mezza verità, perché le dà la veste della verosimiglianza.
Ma inventare scuse per gli amici era, al momento, l’ultimo
dei suoi problemi.
Il primo, era riuscire a non sentire un’insopprimibile
angoscia all’idea di andare a trovare quel piccolo, viscido eremita nella sua
tana.
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