domenica 14 agosto 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 169° pagina.


Ero quasi tentata di vedere se la cosa avrebbe funzionato, mettendogli un coltello sotto la gola, ma lui si è stancato di me prima che potessi realizzare i miei propositi.

Però ho sempre un caro ricordo di lui, e non sono riuscita ad abbandonare del tutto la speranza di ricondurlo a Sil e agli Dei. Lo ricordo sempre nelle mie preghiere. Per questo mi dispiace sentire che non stia tanto bene. Ma chissà, forse sarebbe l’occasione buona per tornare alla carica….».

«Oh, io non voglio certo scoraggiarti dal riprovarci, ma secondo me è irrecuperabile. È sempre stato strano, e adesso mi sembra che lo diventi sempre più… di recente poi lo si vede spesso in compagnia di un giovane Sileno di pel rosso, un tizio di nome Menkhu. Pare che sia il figlio del vecchio Prukhu, il quale invece non lo si vede più in giro. Questo Menkhu va spesso a trovarlo a casa sua.

I pettegolezzi del momento dicono che il dottore abbia cominciato a frequentare il belk, perché pare che sia andato qualche giorno anche lui alle Colline di Leukun a parlare con le Fate. E poi, si sa, quasi tutti i Sileni vanno al belk anche loro. Anzi, l’hanno inventato loro, no?».

«E tua cugina Tarkisi, la strega, lei che conosce bene le Fate, che cosa ne dice? Lei sì che va al belk, no?».

«Oh, mi ha gentilmente fatto capire che non sono affari miei. Quindi niente ulteriori chiacchiere da quel fronte. D’altra parte, lo sai, le streghe sono legate da un patto di segretezza, come tutti quelli che partecipano al belk».

«Peccato. Comunque la cosa è davvero sospetta. Un Sileno di pel rosso, eh? Sono i peggiori. I più dediti alla stregoneria…. Velthur frequenta proprio cattive compagnie….».

Per i Thyrsenna, capelli e peli rossi erano sempre stati visti come un segno di malvagità. Chi era di pel rosso, era cattivo, a qualsiasi stirpe o popolo appartenesse. Questo soprattutto perché era la caratteristica comune alle popolazioni barbariche del freddo nord, che tante volte avevano invaso il Veltyan nel corso dei secoli, attirate dal clima temperato e dalla magnificenti ricchezze della civiltà.

«E dimmi, mia cara, cosa pensate di fare con il piccolo Loraisan? Vi farete chiamare mamma e papà da lui? Gli direte che è stato adottato? Certo, non lo potrete più nascondere…. con tutto il chiacchierare che ha generato la scomparsa di sua madre…. e certamente per lui sarà doloroso sapere che è stato abbandonato senza un motivo poco dopo essere nato».

«Ma noi non sappiamo se è stato veramente abbandonato! Non sappiamo che fine abbia fatto Thymrel né perché sia scomparsa! Gli diremo la verità e basta perché, come hai detto tu, in un paese piccolo la verità non la si può nascondere. Qui ormai sanno tutti la storia di sua madre, e se noi gli raccontassimo una storia diversa, lui verrebbe a sapere la verità da altri. E poi lui magari ci odierebbe a morte, perché gli abbiamo nascosto la verità».

«Allora forse dovreste affidarlo ad altri, farlo crescere con un’altra famiglia che potrebbe nascondere le sue vere origini, e magari non fargli sapere che è un figlio adottato, o che magari sua madre è morta di parto, così che crescendo non si tormenti all’idea che possa essere ancora viva, e si perda in inutili ricerche…. Secondo me sarebbe la cosa migliore per lui. E poi voi avete già sette figli, cosa ve ne fate di un figlio in più? Va bene che sono altre due braccia per i campi, ma la vostra famiglia è molto numerosa, non mi sembra che abbiate questa urgenza di avere altri rampolli».

Non si poteva dire a una Reverenda Madre o a un Reverendo Padre di farsi gli affari suoi e di non fare commenti sulle decisioni prese nelle famiglie d’altri. Né si poteva dire loro che stavano sproloquiando o blaterando una serie di sciocchezze.

Si poteva al massimo dire che si sarebbe considerato il loro consiglio, e poi limitarsi a fare quello che si voleva. In fin dei conti, costava solo la fatica di ingoiare l’irritazione nell’ascoltarli. Bastava considerarli come il ronzìo di un moscone passeggero.

Syndrieli aveva imparato a farlo da molto, come la maggior parte dei Thyrsenna, perlomeno quelli non così stupidi e remissivi da non poter capire di venire infastiditi.

«Ne parlerò con Larsin. Ma siccome questo bambino l’abbiamo visto nascere in casa nostra, e siccome abbiamo aiutato sua madre - che era sola e derelitta - a metterlo al mondo, e siccome è l’unica cosa che ci resta di lei, penso proprio che lo faremo anche crescere qui in casa nostra.

Nessun commento:

Posta un commento