Ero quasi tentata di vedere se la cosa avrebbe funzionato,
mettendogli un coltello sotto la gola, ma lui si è stancato di me prima che
potessi realizzare i miei propositi.
Però ho sempre un caro ricordo di lui, e non sono riuscita
ad abbandonare del tutto la speranza di ricondurlo a Sil e agli Dei. Lo ricordo
sempre nelle mie preghiere. Per questo mi dispiace sentire che non stia tanto
bene. Ma chissà, forse sarebbe l’occasione buona per tornare alla carica….».
«Oh, io non voglio certo scoraggiarti dal riprovarci, ma
secondo me è irrecuperabile. È sempre stato strano, e adesso mi sembra che lo
diventi sempre più… di recente poi lo si vede spesso in compagnia di un giovane
Sileno di pel rosso, un tizio di nome Menkhu. Pare che sia il figlio del
vecchio Prukhu, il quale invece non lo si vede più in giro. Questo Menkhu va
spesso a trovarlo a casa sua.
I pettegolezzi del momento dicono che il dottore abbia
cominciato a frequentare il belk,
perché pare che sia andato qualche giorno anche lui alle Colline di Leukun a
parlare con le Fate. E poi, si sa, quasi tutti i Sileni vanno al belk anche loro. Anzi, l’hanno inventato
loro, no?».
«E tua cugina Tarkisi, la strega, lei che conosce bene le
Fate, che cosa ne dice? Lei sì che va al belk,
no?».
«Oh, mi ha gentilmente fatto capire che non sono affari
miei. Quindi niente ulteriori chiacchiere da quel fronte. D’altra parte, lo
sai, le streghe sono legate da un patto di segretezza, come tutti quelli che
partecipano al belk».
«Peccato. Comunque la cosa è davvero sospetta. Un Sileno di
pel rosso, eh? Sono i peggiori. I più dediti alla stregoneria…. Velthur
frequenta proprio cattive compagnie….».
Per i Thyrsenna, capelli e peli rossi erano sempre stati
visti come un segno di malvagità. Chi era di pel rosso, era cattivo, a
qualsiasi stirpe o popolo appartenesse. Questo soprattutto perché era la
caratteristica comune alle popolazioni barbariche del freddo nord, che tante
volte avevano invaso il Veltyan nel corso dei secoli, attirate dal clima
temperato e dalla magnificenti ricchezze della civiltà.
«E dimmi, mia cara, cosa pensate di fare con il piccolo
Loraisan? Vi farete chiamare mamma e papà da lui? Gli direte che è stato
adottato? Certo, non lo potrete più nascondere…. con tutto il chiacchierare che
ha generato la scomparsa di sua madre…. e certamente per lui sarà doloroso
sapere che è stato abbandonato senza un motivo poco dopo essere nato».
«Ma noi non sappiamo se è stato veramente abbandonato! Non
sappiamo che fine abbia fatto Thymrel né perché sia scomparsa! Gli diremo la
verità e basta perché, come hai detto tu, in un paese piccolo la verità non la
si può nascondere. Qui ormai sanno tutti la storia di sua madre, e se noi gli
raccontassimo una storia diversa, lui verrebbe a sapere la verità da altri. E poi
lui magari ci odierebbe a morte, perché gli abbiamo nascosto la verità».
«Allora forse dovreste affidarlo ad altri, farlo crescere
con un’altra famiglia che potrebbe nascondere le sue vere origini, e magari non
fargli sapere che è un figlio adottato, o che magari sua madre è morta di
parto, così che crescendo non si tormenti all’idea che possa essere ancora
viva, e si perda in inutili ricerche…. Secondo me sarebbe la cosa migliore per
lui. E poi voi avete già sette figli, cosa ve ne fate di un figlio in più? Va
bene che sono altre due braccia per i campi, ma la vostra famiglia è molto
numerosa, non mi sembra che abbiate questa urgenza di avere altri rampolli».
Non si poteva dire a una Reverenda Madre o a un Reverendo
Padre di farsi gli affari suoi e di non fare commenti sulle decisioni prese
nelle famiglie d’altri. Né si poteva dire loro che stavano sproloquiando o
blaterando una serie di sciocchezze.
Si poteva al massimo dire che si sarebbe considerato il loro
consiglio, e poi limitarsi a fare quello che si voleva. In fin dei conti,
costava solo la fatica di ingoiare l’irritazione nell’ascoltarli. Bastava
considerarli come il ronzìo di un moscone passeggero.
Syndrieli aveva imparato a farlo da molto, come la maggior
parte dei Thyrsenna, perlomeno quelli non così stupidi e remissivi da non poter
capire di venire infastiditi.
«Ne parlerò con Larsin. Ma siccome questo bambino l’abbiamo
visto nascere in casa nostra, e siccome abbiamo aiutato sua madre - che era
sola e derelitta - a metterlo al mondo, e siccome è l’unica cosa che ci resta
di lei, penso proprio che lo faremo anche crescere qui in casa nostra.
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