venerdì 5 agosto 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 161° pagina.


«Voi non capite! Io non sono e non sarò mai come i kametheina etariakh di campagna che conoscete voi! Io voglio che le cose cambino, nel Veltyan! Se dipendesse da me, ognuno sarebbe libero di praticare il culto che vuole, adorare gli Dei che vuole o anche non adorare nessun Dio, se lo vuole! Lo strapotere dei sacerdoti di Sil deve finire, e solo il sapere e la conoscenza dataci dagli Dei antichi può realizzare questo!

Per questo stiamo cercando di ripristinare il culto di Silen, o meglio Sin, come lo chiamavano nell’antichità. Per restaurare la gloria, per creare un mondo nuovo che non commetta gli errori di quello antico. I Giganti tradirono il culto di Sin e si fecero orgogliosi, ma noi invece realizzeremo l’uguaglianza fra tutti i popoli e fra tutte le stirpi! Noi…..».

«Va bene, va bene. Scusatemi. Non volevo offendervi, è che mi sembrava strano che voi, Reverendo Padre eremita, faceste delle feste orgiastiche in cima al monte dove ha l’eremo….. capisco che voi ci abbiate mentito quando siamo arrivati da voi a farvi domande indiscrete, ma insomma…. questa non è alchimia, a dire il vero. È stregoneria, e la stregoneria è una cosa ben diversa dall’alchimia».

In quel mentre, si sentì uno strano rumore alla porta, come se qualcosa la scuotesse e la grattasse dall’esterno. Poi si sentì un acuto miagolìo.

«Scusate, la mia gatta che vuole entrare….».

Dalla porta entrò subito sinuosamente un’enorme gatta grigio-scura dagli occhi azzurrissimi e tigrata di nero, che per un attimo si fermò a guardare la presenza estranea nella casa, poi andò nell’angolo vicino al caminetto, dove si trovava una cuccia di paglia e stoffa fatta appositamente per lei.

Velthur avrebbe voluto fuggire, rivivendo l’angoscioso terrore che aveva provato di fronte alla legione di gatti che avevano inseguito lui e i suoi amici giù per Monte Leccio.

«La mia micia, Ashtair, lei e i suoi amici sono i soli compagni della mia vita, ora».

«Ce ne sono tante di quelle bestie, su questo monte, ho notato….».

«Alcune. La mia gatta si è presentata alla mia porta qualche giorno dopo che mi sono stabilito qui e ho finito di restaurare la casa, ed è diventata subito mia amica. Protegge la mia umile dimora dai topi e da altre bestie, è come un cane da guardia…. posso dire che è stata lei a scegliere me, e non io lei. Ogni tanto però vedo che ci sono altri gatti della stessa razza nei boschi. Sono selvatici, ma si comportano come se fossero domestici…. sono molto strani».

«Allora voi non sapete da dove vengono? Non sapete che cosa sono?».

«Una razza locale di gatti selvatici, senz’altro. Che altro?».

«Questi gatti vengono dalla Valle dei Gigli. Sono la stessa identica razza che abita quel luogo maledetto, o almeno corrispondono perfettamente alla descrizione che ne dà Perun Oyarsun nel suo libro L’Ombra delle Leggende, strano che lei abbia citato come esempio proprio quel libro, e che non abbia fatto alcun collegamento con la sua gatta…. ».

«Io… non ricordo questo particolare della vicenda. Ho letto quel libro tanti anni fa, e quindi non ho presente tutto quello che è successo in quei misteriosi eventi….».

«Strano. Pensavo che fosse più interessato alla cosa, pensavo che sarebbe stato importante per le sue ricerche. Comunque, un’orda di quei gatti ha terrorizzato me ed i miei tre amici in cima a questo monte. Erano una vera legione, e marciavano compatti come guerrieri che si preparassero all’attacco. Sono stati quei gatti a farci fuggire.

Inoltre, uno di quei gatti accompagnava la Fata sua amica che è andata a trovare gli Akapri per rivelargli l’ubicazione del Santuario d’Ambra.

E vuol farmi credere che non sappia niente riguardo questi esseri? Non sono gatti, sicuramente. Almeno, non nel senso comune del termine. Si comportano come esseri senzienti, hanno a che fare con fenomeni misteriosi. Dica la verità: siete voi, o la sua amica Fata, che li avete portati qui dalla Valle dei Gigli, o qualcosa del genere».

«Ma no! Vi assicuro, io non sapevo niente della loro provenienza, se davvero è come voi dite. Certo, anche la mia amica Fata ama questi gatti, lei vive su di un’altra collina, e spesso la vedo in loro compagnia, ma io pensavo fossero animali come tutti gli altri….».

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