sabato 6 agosto 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 162° pagina.


«Va bene. Non ne parliamo più. In fin dei conti, la cosa può non avere importanza, o almeno non ha la stessa importanza che ha quello che voi volete fare.

Quella notte, la notte del belk, è successo qualcosa qua. Qualcosa che ha interrotto la vostra festa e terrorizzato due dei miei compaesani, che dicono di avere visto uno spaventoso demone alato, gigantesco e nero, con due occhi rossi e luminosi, che è planato giù dal monte dopo che dalla cima si erano sentiti delle spaventose urla di terrore. Quell’essere demoniaco li ha inseguiti fin quasi ad Arethyan…. e adesso non venitemi a dire che non ne sapete niente!».

«Io…. speravo che nessun altro l’avesse visto. È comparso sopra le nostre teste durante la celebrazione del belk, e ha cominciato a volare in cerchio sopra il falò. Le Fate appena l’hanno visto hanno cominciato ad urlare come pazze, delle urla come mai le ho sentite in vita mia, e hanno cominciato a correre in tutte le direzioni, in preda alla follia. Io e gli altri ci siamo spaventati anche noi, ovviamente, ma non come le Fate. Erano veramente uscite di senno. Ci siamo dispersi, siamo scesi giù per il monte lungo il sentiero, e ci siamo rifugiati nel mio eremo, stretti l’uno all’altro, senza sapere che fine avevano fatto le Fate…. poi la mattina dopo ognuno è tornato alle sue case, promettendo di mantenere l’assoluto segreto su quello che era successo.

Nel corso della giornata, è venuta a trovarmi Horyel, la Fata mia amica, sconvolta, che mi ha detto che non avremmo più potuto celebrare il belk su Monte Leccio, perché eravamo stati visitati da uno di….. Loro, quelli dell’Ottava Stirpe, Quelli dalle Ali Nere. Proprio quelli che il belk cerca di tenere lontani, celebrando gli antichi misteri del mondo antidiluviano».

«Voi non dovreste neanche pronunciare quel nome, a quanto ne so. Perlomeno, non al di fuori della celebrazione dei riti misterici, perché anche solo nominarli, è un modo per attirarli, senza avere le protezioni adatte».

«Sì, avete ragione, ma…. mi avete preso in contropiede. Non immaginavo che voi sapeste fino a questo punto. È straordinario. È un segno divino, per me. Significa che anche voi siete destinato a svelare il volto dell’Ignoto».

«Per me significa che qui si sta giocando con il fuoco. Prima di questa faccenda ero parecchio scettico sulla stregoneria, ma adesso comincio ad avere dei dubbi…. non avete mai pensato che quello che state facendo sia pericoloso?».

«Pericoloso? Sì, forse. Ma è un buon motivo per non farlo? In guerra bisogna combattere, e che sia pericoloso combattere lo sanno tutti, ma può essere molto più pericoloso non combattere. Combattere contro l’oppressione è necessario. Io combatto contro l’oppressione di chi vuole mantenere tutto immutato, che vuole che i rcchi e potenti continuino ad essere ricchi e potenti, e i poveri e indifesi continuino ad essere poveri ed indifesi. Solo il potere dell’alchimia esoterica può liberarci da questo stato di cose. È pericoloso? Il gioco vale la candela.

In fin dei conti, cosa è successo di grave? Qualcuno si è spaventato per un’apparizione demoniaca, o presunta tale…. e allora? Qualcuno si è fatto male, è rimasto ferito? No, vero?».

Velthur avrebbe avuto la tentazione di raccontargli tutto, di dirgli di quello che era successo a Thymrel, a quanto strana era stata la sua vicenda, ma temeva che questo avrebbe sortito un effetto negativo. Forse avrebbe confermato Aralar nella sua follia, anziché farlo recedere. La sua mente lucidamente folle, avrebbe potuto leggere la cosa come un ulteriore motivo per continuare le sue ricerche, magari anche solo per ritrovare la povera Thymrel.

Con i matti non si ragiona, e non si può spingerli a considerare la gravità dei loro atti.

Quindi lo lasciò continuare nei suoi discorsi. In fin dei conti, non era venuto là per rivelargli qualcosa, ma per farsi rivelare il maggior numero di cose possibile.

«Ma adesso voglio farvi vedere altre cose della mia biblioteca, in modo da farvi capire cosa intendo fare, e perché. Guardate qui, conoscete questo libro?».

E tirò fuori un grosso volume, con una copertina rilegata in pelle tinta di nero, decorata da simboli alchemici disegnati con fili d’argento. Anche il titolo era scritto con sottili lettere d’argento.

Il libro era Le Dottrine Misteriche di Cthuchulcha.

In mezzo alla copertina troneggiava appunto l’immagine di Cthuchulcha, un demone infero che secondo la tradizione del Veltyan sorvegliava l’entrata dell’aldilà.

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