della fattoria, anche perché da quel lato c’erano molti più
alberi, che spesso schermavano la vista della cima del grande tumulo, anche se
ormai avevano perso quasi tutte le foglie.
Il sole stava spuntando dalle cime delle montagne a
nord-est, quando arrivò il corteo regale, passando per il sentiero
fiancheggiato di filari di noci che dalla strada lastricata portava alla
fattoria degli Akapri e da lì poi alla Polenta Verde.
Da Enkar erano arrivati gli uomini e le donne della guardia
degli Shepenna della città, per poter tenere a freno la massa della plebe
devota. E in particolare, al fine di impedire loro di salire sul tumulo, quando
la Regina vi
fosse salita per la benedizione del tempio ipogeo e del popolo.
All’inizio, tutto si svolse con sufficiente ordine.
L’entrata del Santuario d’Ambra fu sgombrata per far entrare la sovrana e i dignitari
del regno che l’avevano accompagnata fin là.
Menkhu e Harali, più curiosi, avevano provato ad avvicinarsi
nonostante la calca, per poter godere della fuggevole visione della Kyrenni, ma
non videro pressoché niente, se non le figure svettanti e scure dei due
Giganti.
Velthur, che era del tutto indifferente alla Kyrenni e alla
sua corte, restò seduto presso il fiume, ai piedi di un grande noce, meditando
sul perché si trovava là.
In fin dei conti, non poteva provare né simpatia né
interesse per una sovrana che era il capo della religione ufficiale del
Veltyan, che aveva o perseguitato o semplicemente tolto molti diritti ai
seguaci dell’Aventry come lui. Se gli fosse capitato di vivere a Veyan, la
lontana capitale del Veltyan, o in un altro dei principali centri del Regno Aureo,
non gli sarebbe stato permesso di esercitare la professione medica se non con
pazienti che fossero anch’essi degli Avennarna.
Solo là, vicino agli estremi confini del paese, dove le
leggi teocratiche venivano applicate con molto meno rigore, uno come lui poteva
permettersi di avere come pazienti i devoti seguaci del culto tradizionale di
Sil e degli altri Dei.
Se non fosse stato per il monito delle Tre Madri del Fato
riferito da Azyel, lui avrebbe voluto trovarsi a casa sua, a passare una
tranquilla mattina di riposo e di lettura dei suoi libri. E per questo sperava
che, se doveva succedere qualcosa, allora si sbrigasse ad avvenire, così che
potesse salvare almeno una parte della giornata.
Alla possiblità che quello che sarebbe successo avrebbe
potuto sconvolgere anche lui, non pensava affatto. Purtroppo per lui.
Mentre aspettava in riva al fiume che la Regina finisse la sua
visita all’ipogeo, comparve Larsin con il suo mantello di feltro rosso scuro.
«Siamo fortunati, non piove e non c’è la nebbia, anche se
non è certo una giornata molto serena! Ma non mi aspettavo di trovarti qua,
dottore».
«Non avrei voluto, infatti, ma dovevo adempiere a una
promessa. La tua famiglia, dov’è? Non vengono?».
«Oh no, ci sono tutti, a parte la mia donna, che verrà dopo
con il piccolo Loraisan. Io sono venuto prima, con gli altri bambini e con i
fratelli di Syndrieli. Loro se ne stanno là, nella calca vicino all’entrata del
santuario. Io ho preferito farmi una passeggiata intorno per incontrare gli
amici».
«Perché portare Loraisan, che è così piccolo e fragile? In
questa stagione, non starebbe meglio a casa?».
«Syndrieli vuole che riceva la benedizione anche lui,
assolutamente. È convinta che se riceverà la benedizione della Regina, crescerà
grande e forte e non sarà più gracile e debole. E poi la nostra stessa
matriarca ha voluto che tutti i bambini della famiglia fossero presenti, perché
dice che la benedizione della Regina probabilmente non potranno mai più
riceverla in vita loro. Sono state irremovibili, io che potevo fare? Sono loro
due, a comandare in casa nostra, lo sai bene».
«Va bene, ma spero che Loraisan sia coperto bene».
«Oh, non preoccuparti. Syndrieli è quasi ossessiva in queste cose. Una
vera fanatica! Gli altri nostri figli poi cominciano a diventare gelosi… non
solo di lei, anche di me. Devo dire che lui è diventato il nostro prediletto.
Sarà perché pare così gracile, e non sappiamo se riuscirà a diventare grande,
sarà perché è tutto quello che ci è rimasto di Thymrel, sarà perché è bellissimo,
con quei grandi
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