venerdì 26 agosto 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 181° pagina.


«Oh, non preoccuparti, che so fare anch’io il mio mestiere! Quel matto dell’eremita c’ha provato a parlare con gli Akapri, ma gli hanno dato il benservito! Maxtran è deciso ha tenere l’osso per sé e la sua famiglia, e mette alla porta tutti i furbetti che cercano il suo favore per introdursi nella sacra Polenta Verde. Lui ha cercato di offrire i suoi servigi alchemici, inoltre ha cercato di abbindolarlo facendogli vedere che ha tradotto tutti i testi incisi sulle pareti del Santuario. Aveva le sue frecce al suo arco, e una buona mira, anche.

Ma Maxtran è poco suggestionabile e non si lascia impressionare dalle virtù degli uomini di cultura. Anzi, ti dirò: li odia! Prova un sordo rancore per tutti quelli che hanno ricevuto un’istruzione. Sai com’è la gente incolta, no? Spesso prova invidia per chi è andato a scuola, sa leggere e scrivere bene, ti sa intortare con belle parole…. e adesso che anche Maxtran è un personaggio in vista, ha modo di vendicarsi di tutti quelli che l’hanno fatto sentito inferiore.

Perciò se uno va da lui e magnifica la sua cultura, fa proprio ciò che è necessario per farsi sbattere fuori in malo modo!».

Il finto vecchio ridacchiò con quel suono sinistro che a Velthur parve plateale. Come sapeva creare bene, lo Gnomo malefico, l’illusione di un vecchio umano, così bene da sembrare un attore di teatro.

«Avessi visto la scena! Gli ha dato del ciarlatano, e poi ho visto chiaramente nella mente di Maxtran che ogni volta che vede Aralar, gli torna in mente la spaventosa visione di tutti quei gatti che vi guatavano nel bosco. Quindi l’eremita non solo gli sta antipatico, ma addirittura lo spaventa. Con quello sguardo da pazzo, poi….».

«Beh, mi fa piacere. D’altra parte, se Maxtran si fosse dimostrato conciliante con lui, avrei provveduto io a metterlo in guardia. Ma a proposito, vorrei chiederti una cosa a cui penso che potrai rispondermi: cosa sono quei gatti? Sono davvero i gatti della Valle dei Gigli, venuti qui assieme a quei fiori?».

Il riso morì sulle labbra di Azyel. Nonostante i suoi poteri, non si era aspettato la domanda di Velthur, e non gli piaceva per niente.

«I gatti sono i guardiani. Non posso dirti altro. Sono animali, sì, ma non come gli altri animali di questo mondo. I gatti normali, si sa, vedono nel buio. I grandi gatti guardiani vedono oltre il buio, e lo sorvegliano. È l’unica cosa che ti posso dire, non ti posso dire altro. Tutto il resto di quello che sappiamo di loro fa parte dei Grandi Misteri, e non posso rivelarlo ai profani».

«E immagino che i gigli rossi sono legati ai gatti, vero? Quando compaiono i gigli rossi, compaiono anche i gatti grigi. Ma anche quello fa parte dei Grandi Misteri, no?».

«Sì, ovviamente sì. Ma se tu diventassi un adepto del belk, potresti saperne di più anche tu. Un Uomo sapiente come te verrebbe iniziato in breve tempo, perché darebbe prestigio alla Congrega del Belk. Saresti sopra tutti i più grandi stregoni, secondo solo alle Tre Madri del Fato….».

«Ah no! Potrai irretire altri, ma non me! Non mi convincerai ad entrare nelle vostre conventicole e a partecipare alle vostre deliranti orge notturne!».

Velthur allora si rivolse a Larsin, che fino ad allora aveva osservato Azyel rimanendo in silenzio, senza nemmeno salutarlo.

«Lo sai, Larsin, che questo Gnomo si incontra di nascosto nel bosco con tuo figlio Erkan, facendo leva sulla sua passione per le Fate? Vuole spingerlo a diventare un seguace del belk. Lo sapevi?».

«Sì, Velthur. Lo so. Da qualche tempo. E mi va bene così, ti assicuro».

Dopo un momento di sconcerto, Velthur si mise a gridare.

«Ma dico, che ti è successo? Prima diventavi furioso ogni volta che Erkan nominava le Fate! Lo prendevi a sberle, se solo ne accennava, ormai! E adesso così all’improvviso ti va bene??? Ma che razza di padre sei? Credi che basti smettere di bere, per diventare una persona seria? Sei impazzito anche tu, Larsin?».

«Velthur, ti giuro….  ho i miei buoni motivi. È sempre qualcosa che riguarda quello che le Fate mi hanno detto. Io non mi preoccupo per Erkan. Non parliamone, ti prego».

«Larsin, dimmi la verità. Quando sei stato sulle Colline di Leukun, ti hanno fatto bere il loro vino? Quello fatto di frutti di bosco e certe erbe come l’assenzio…. capisci cosa intendo dire?».

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