lunedì 22 agosto 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 177° pagina.


monastica, e poi fonderò un eremo femminile accanto al suo. Così potremo vederci spesso io e voi, magari proprio qui al Santuario di Silen. Non siete contento?»

Velthur rimase impietrito. Era come se gli avessero mollato un pugno in piena faccia per tramortirlo e poi gli avessero gettato un secchio d’acqua fredda in testa per risvegliarlo.

Menkhu, da parte sua, rimase a bocca aperta e con gli occhi strabuzzati.

Harali Frontyakh, vedendo lo sguardo di Velthur, si rese conto che non aveva preso bene la cosa.

«Per il momento mi ospita lui, in attesa che io venga riconosciuta come inizianda eremita dalla Shepen di Enkar. Poi, una volta consacrata sacerdotessa eremita, potrò fondare il mio eremo, vicino a quello di Aralar. Magari dall’altro lato di Monte Leccio. Non abbiamo ancora deciso.

Pensate, dottore. Potrò avere anche io la mia biblioteca personale, potrò leggere e approfondire la mia conoscenza nella teologia, negli antichi misteri, nella storia del mondo, nell’alchimia e in molto altro ancora. Non sarò più una contadina ignorante, ma una Reverenda Madre.

Capisco che a voi non possa interessare molto, perché voi siete un Avennar, e io invece diventerò una sacerdotessa di Sil, ma cercate di capire che almeno realizzerò il mio sogno di diventare una persona colta…».

«Harali. Nessuna persona può essere più felice di me nel sapere che la vostra esistenza d’ora in poi sarà dedicata allo studio e alla conoscenza, e se questo significa diventare per voi sacerdotessa della vostra religione, la cosa non mi riguarda affatto e io dico che voi dovete fare ciò che ritenete giusto per la vostra vita, perché la vita è vostra;  ma permettetemi di chiedervi perché avete scelto proprio Aralar Alpan come vostra guida spirituale.

Ci sono molti monasteri femminili in questa provincia, dove potreste realizzare le vostre aspirazioni in altro modo. Vi assicuro che alcuni di loro hanno delle biblioteche degne di questo nome e senz’altro superiori a quella che può avere Aralar….».

«Il Reverendo Padre Aralar è un uomo davvero eccezionale. Io non me ne intendo, ma sono rimasta molto impressionata dalla sua biblioteca e dalla sua straordinaria conoscenza. Mi ha aperto un mondo, forse anche più di uno. Certo, quegli odori spaventosi che vengono dal suo laboratorio alchemico…. sto cercando di abituarmi. Lui dice che a lungo andare certi odori non li sentirò più. Ma le cose che lui mi spiega sono affascinanti, è un uomo che ha viaggiato molto, che conosce molto bene il mondo. Parlare con lui è come viaggiare lontano pur rimanendo a casa. Ero molto più eremita finché vivevo a Tulvanth, che adesso nel suo eremo».

«Harali, pensateci. Quell’uomo, questo è vero, non è come gli altri. Ma non è affatto una cosa positiva! Credo che i suoi esperimenti alchemici siano pericolosi. E inoltre pratica la stregoneria, di questo sono sicuro. Se lei è una donna religiosa, devota, come può diventare amica e addirittura consorella di un uomo che va contro gli stessi dettami della sua religione? Gliel’ha detto che lui pratica e addirittura organizza il belk sulla cima del colle?».

Harali rise.

«Ma lo sappiamo benissimo entrambi che da queste parti ci sono non pochi sacerdoti che hanno commercio con le Fate e praticano la stregoneria! Per me è una cosa normale. Se sapesse cosa combinano i sacerdoti delle mie parti….Non che voglia farlo anche io, ma non mi sembra una buona ragione per non approfittare dell’occasione che lui mi ha offerto».

«Come lo avete conosciuto? Non sapevo niente della vostra amicizia».

«Oh, ci conoscevamo da tempo. Mio zio vi ha raccontato che ogni tanto viene dalle mie parti. Mia nonna ha voluto ospitarlo un paio di volte a casa nostra. Anche lei è rimasta impressionata dalla sua sapienza e dal suo spirito religioso. Magari un po’ particolare, ma senz’altro molto intenso. Poco dopo che io e voi ci siamo conosciuti, ho voluto andare a visitare il Santuario d’Ambra e ci siamo incontrati qui, per puro caso, o per volontà di Sil. E lui mi ha proposto di diventare la sua consorella. Mi è sembrata subito un’idea bellissima».

Velthur conosceva abbastanza la gente per sapere che quando un giovane è preso dall’entusiasmo di un ideale, non c’è forza che possa dissuaderlo, a meno che non si tratti di una persona estremamente insicura. Niente di quello che avrebbe potuto dire sarebbe servito a farle cambiare idea, ma solo ad allontanarla da lui, peggiorando la situazione.

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