A me interessano invece i Giganti della sua guardia. Chissà
quali imprese gloriose hanno compiuto, chissà quale potenza dimostrano in
battaglia. Vorrei poter combattere al loro fianco, essere un soldato come lo è
stato mio padre quand’era giovane».
«I Giganti…. già, i Giganti. I giovani Uomini vorrebbero
tutti essere come loro. Credono che loro siano l’incarnazione della potenza,
perché sono alti, grandi e grossi e dai muscoli possenti…. Ma vuoi sapere cosa
sono i Giganti, dentro di loro? Vuoi sapere veramente quanto sono potenti? Sai
bene che nessuno può nascondere i propri sentimenti a uno del nostro popolo, te
l’ho dimostrato.
Mi crederai se ti dico cosa vedo nelle loro anime, se te lo
dico? O dovrò mostrarti i loro sentimenti e i loro pensieri in una chiara
visione proiettata nella tua mente?».
«Forza, allora. Dimmelo! Lo voglio sapere!»
«Ah, mio giovane Erkan. Cosa credi che provino i Giganti
ogni volta che vedono la gente come te, che si affolla attorno alla vostra
augustra e sprezzante Kyrenni? Cosa credi che pensino, ogni volta che devono
guardare le masse umane dei Thyrsenna nelle vostre grandi città? Te lo dico io:
paura. Loro hanno paura di voi, una
paura ancestrale. Sai perché camminano così imperiosamente, guardando
indifferenti di fronte a loro? Per non dovervi vedere in faccia, per non dover
scoprire nei vostri occhi odio e terrore e desiderio di ucciderli. Loro sono terrorizzati da voi, e cercano
continuamente di non farlo vedere!»
«Ma come è possibile? Come potrebbero avere paura di noi,
che siamo tanto più piccoli e deboli di loro?».
Lo Gnomo mandò una risata sibilante, sinistra. Erkan pensò
che la sua risata era quanto di più inquietante avesse sentito, persino del
rumore di zoccoli in giro per la casa che aveva sentito nella notte prima della
scomparsa di Thymrel. Sembrava il sibilo di un serpente.
«Voi Uomini giudicate la potenza dalle dimensioni. Non siete
neanche capaci di vedervi per quello che siete! Nelle lontane terre d’Oriente
vive un gigantesco animale chiamato elefante, che prova un terrore folle per il
più piccolo topolino, perché ha paura che gli entri nel naso e gli arrivi fino
al cervello per divorarlo!
Quando vedi uno scorpione o un serpente velenoso, mio
piccolo e buon Erkan, non hai forse paura di loro e ti allontani spaventato?
Eppure il serpente e lo scorpione sono molto più piccoli di te, molto di più di
quanto un Uomo sia più piccolo di un Gigante.
I Giganti vivono nella paura degli Uomini, perché sanno che
gli Uomini sono moltitudini, e che sono molto più pericolosi e feroci del più
velenoso e aggressivo dei serpenti.
Hanno paura perché questo mondo è ormai vostra proprietà, e
loro hanno perso il loro dominio da millenni. Loro sono i poveri e dispersi
superstiti di una stirpe quasi estinta, mentre voi siete diffusi ovunque. I più
forti siete voi, Erkan. Non te ne sei mai accorto? Questo mondo appartiene
ormai agli Uomini, non lo sapevi? Fate, Giganti, Nani e Sileni sono ormai
figure di contorno, i protagonisti qui siete voi.
Sai perché sono solo due? Te l’hanno raccontata la storia
della venuta dei Giganti nel Veltyan? Vennero secoli fa da oltre il mare con
una nave, un piccolo gruppo di supestiti disperati che fuggivano dall’avanzata
degli Uomini nelle lontane terre oltre l’Oceano Meridionale. Erano solo trentatre,
gli ultimi resti di un popolo che un tempo era stato numeroso e potente.
Prima di allora, i Thyrsenna credevano che i Giganti si
fossero tutti estinti con il Diluvio.
Ella sperava che si moltiplicassero in poche generazioni,
così che un un giorno il Veltyan avrebbe avuto un imbattibile esercito di
Giganti che lo difendessero ai suoi confini, minacciati dall’invasione dei
cavalieri nomadi dell’Oriente.
Per il momento, si accontentò di averne solo due nella sua
guardia personale, come segno di prestigio e di potenza.
Ma si sbagliò, perché i Giganti non divennero numerosi, la
loro stirpe crebbe molto lentamente, e ancora adesso sono solo due i guerrieri
che i Giganti della montagna di Tituan forniscono alla Regina. Gli altri se ne
stanno nei loro rifugi, lontano dagli Uomini, paurosi e solitari.
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