giovedì 13 ottobre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 218° pagina.


E probabilmente non avrebbe trovato nessuno, fuorchè lui, Aralar l’eremita pazzo, che avrebbe saputo spiegargli i significati del libro.

Intanto, ormai la festa del solstizio d’inverno era vicina. Mancavano solo una settimana, quando Velthur ricevette la visita di Azyel. Stava cominciando a nevicare, poco dopo il calare del sole, e larghe falde bianche scendevano e si tingevano di riflessi azzurrini sotto la luce delle lampade perenni.

Se lo ritrovò di fronte alla porta, avvolto nel suo mantello verde e con il cappuccio che gli nascondeva il volto, ma di cui si intravedevano le pupille fosforescenti che brillavano sinistramente nel buio, dando alla sua figura incappucciata un aspetto più sinistro che mai.

Anche se non ne vedeva il volto, sapeva che era lui.

«Mi fai entrare o devo ricoprirmi di neve? Ti avverto che nevicherà tutta la notte. Te lo dice uno che queste cose le sa».

«Che fine avevi fatto? Dopo quel disastro alla Polenta Verde, non ti sei più fatto vedere».

«Ti spiegherò il possibile, se mi fai entrare».

Velthur notò che non aveva detto “ti spiegherò tutto”, bensì “ti spiegherò il possibile”.

Si chiese se voleva nascondergli qualcosa, o semplicemente non avesse parole per spiegarlo.

Una volta sedutisi nel soggiorno di fronte al caminetto acceso, con un bicchierino di grappa al mirtillo per riscaldarsi, Azyel parlò di cosa aveva fatto dopo il Prodigio del Sole Scarlatto, come ormai lo chiamavano tutti quanti.

«Prima di parlarti di me e di quello che è successo, vorrei chiederti di dirmi cosa hai intenzione di fare. So che hai comprato il libro maledetto, e che l’hai letto. Ma non riesco a vedere niente di ciò che c’è scritto nella tua mente, solo qualche immagine… le illustrazioni, che trovo particolarmente inquietanti.

Vedo anche i tuoi ricordi del tuo breve viaggio a Enkar, l’angoscia che ti ha dato, le cose strane e sorprendenti che hai visto e che hai udito…. però non vedo cosa pensi di fare»

«Ah, bene! La cosa mi fa molto piacere…. ogni volta che dichiari di non vedere qualche mio pensiero, ne sono grandemente felice. Comunque, ti rispondo che non lo so ancora.

Nel libro non credo di avere trovato niente che mi abbia fatto capire veramente cosa sta facendo Aralar e come. La profezia delle tue Regine non sembra essersi realizzata, almeno al momento. Solo, ho qualche sospetto che compirà un rito stregonico, o un’opera alchemica, usando dei gigli rossi, in occasione della Festa del Sole Vittorioso, l’ultimo giorno del Mese dell’Arciere, se conosci le nostre ricorrenze».

Azyel fece un lungo sospiro e si portò le mani al volto.

«È esattamente quello che pensiamo anche noi».

«Bene, allora adesso mi dirai cosa ti è successo in quella mattina maledetta alla Polenta Verde. Menkhu mi ha detto che sei stato uno di quelli che ha perso la testa più di tutti gli altri».

«Ho perso molto di più della sola testa, ho perso tutto me stesso. E c’è voluto molto tempo perché riuscissi a ritrovarmi».

«Senza parlare per poetici enigmi, dimmi cosa ti è successo. Cosa hai visto? Mi riesce difficile credere che sia stato più spaventoso di quello che hanno visto gli altri, per esempio io. La visione che ho avuto me la ricorderò finché vivo. Riesci a leggerla, nella mia mente?».

«No…. e non ci provo neanche. Se provassi a guardare quel tuo ricordo, rivedrei quello che ho visto io, e ripiomberei nella follia. Da quella mattina non mi sono più avvicinato a quel luogo maledetto e non voglio più avvicinarmi in vita mia».

«A questo punto, mi viene da pensare che proprio non vuoi dirmi cosa hai visto là».

«Non lo so cosa ho visto! Ricordo solo un abisso vuoto, immenso, oscuro, freddo, senza fine, qualcosa che assomigliava agli abissi marini o a quelli di una caverna senza fine. Un abisso che mi stava inghiottendo, e da cui dovevo fuggire, prima di sprofondare nel vuoto. Non mi ricordo cosa ho visto in quell’abisso, credo di aver voluto cancellare il ricordo, perché era troppo orribile da ricordare.

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