venerdì 14 ottobre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 219° pagina.


Ma ricordo quella presenza. Nel buio sentivo di non essere solo, che c’era qualcuno di fronte a me, qualcuno o qualcosa di orribile, che mi osservava e mi attirava a sé. Ricordo solo di essere fuggito in preda al terrore, e di avere corso per non so quanto tempo, attraverso i boschi, cercando rassicurazione fra gli alberi, fra le cose di questo mondo che conoscevo, mentre mi sentivo inseguito da quell’abisso vuoto, da quel buio che voleva inghiottirmi, divorare la mia anima fra le fauci della follia.

Alla fine mi sono fermato, stremato, e mi sono rannicchiato contro le radici di un grande albero, e sono rimasto immobile là, paralizzato dal terrore, aspettando che quell’essere senza nome e senza volto mi trovasse.

Ma non è successo niente. Ho atteso per molte ore, paralizzato dal terrore, finché quelli del mio popolo sono venuti a recuperarmi. Avevano sentito il mio terrore fin dalle Colline di Leukun, ed erano giunti a soccorrermi.

C’ho messo dei giorni a riprendermi, anche con le cure dei miei simili, i quali avevano addirittura paura di me. Avevo addosso il fetore acre e alieno dell’Altrove. I miei pensieri, il mio terrore erano troppo visibili alla loro Seconda Vista perché questo non sconvolgesse anche loro.

È stato allora che la preoccupazione delle Tre Madri del Fato è diventato vero e proprio terrore. Esse sono terrorizzate, nel vero senso della parola, e vivono nell’incubo di dover scoprire il vero volto del nostro futuro.

C’erano altri esseri fatati oltre a me alla cerimonia della visita regale, anch’essi travestiti da esseri umani. Alcuni del mio stesso popolo, altri invece erano seguaci di Aralar, e hanno avuto la stessa identica esperienza che ho avuto io».

«Lo so, ne ho vista una quando è cominciata la follia collettiva. Non so chi fosse, ovviamente. Ma ho immaginato che fosse una seguace di Aralar».

«Era Horyel, la Fata che ha mostrato agli Akapri l’entrata al Santuario d’Ambra. Lei se l’è cavata molto peggio di me. È completamente impazzita, probabilmente non guarirà mai più. Colpa di quel maledetto eremita alchimista…. Non sappiamo cosa ha fatto, né come l’ha fatto, ma sappiamo che è colpa sua. Ha aspettato che la Regina iniziasse la cerimonia di benedizione in cima al tumulo, e poi ha aperto una porta…. O meglio l’ha solo socchiusa, ha aperto uno spiraglio….. se fosse riuscito a spalancarla, avrebbe fatto molto peggio. Forse adesso saremmo tutti morti, o pazzi, o scomparsi, o peggio ancora!»

Alzò il volto dalle mani su cui l’aveva poggiato, e guardò verso il cielo, spalancando i grandi occhi neri, con le pupille che scintillavano più che mai, e aprì la bocca emettendo un lungo gemito, che ricordava il verso lugubre del pavone, qualcosa di sinistro e inumano che fece quasi sprofondare lo scranno da sotto Velthur. Gli sembrò, per un istante, di dover rivivere la spaventosa esperienza al tumulo sacro.

«Devi fare qualcosa, dottore! Devi fermarlo. Noi non ne siamo capaci, non possiamo neanche avvicinarci a lui, o cadremmo in una follia peggiore di quella che ha colpito me. Lui è il portatore dell’Abisso. Se lo porta con sé, dovunque vada. Non riusciamo neanche a sopportare la sua vista, non riusciamo neanche a pensare a lui senza stare male. Le Tre Madri del Fato sono quasi morte di terrore nel cercare di penetrare la sua follia. Solo tu puoi avvicinarti a lui e vincerlo. Nessun altro che conosciamo può capire cosa sta facendo. Se anche Menkhu, con tutta la sua grande forza, andasse là con il proposito di ucciderlo, probabilmente distruggerebbe solo il suo corpo fisico, ma non la sua potenza spirituale. La sua volontà continuerebbe a vivere tra noi, e a perseguire i suoi scopi.

Tu hai intuito giusto: è vero. In occasione della festa di Tinsi Garepanusil lui cercherà di aprire la Soglia dell’Altrove e lasciar passare le forze che lui serve. E se ci riesce, per tutti noi sarà la fine! Devi coglierlo mentre compie il rito, e fermarlo!».
«Io da solo? O magari con l’aiuto di Menkhu? E poi, fermarlo come? Devo ucciderlo? Io non ho mai ucciso nessuno, non ho mai pensato di farlo, non voglio farlo. Un medico deve salvare le vite, non distruggerle. Distruggergli il laboratorio? Non credo che servirebbe a molto: se ne costruirebbe un altro. Cosa dicono le tue Tre Madri del Fato? Dove sta la chiave per fermarlo? Cosa vedono nel

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