domenica 2 ottobre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 211° pagina.


lato settentrionale della piazza. Là, in mezzo a un negozio di oggetti religiosi e una panetteria, si trovava la libreria del vecchio Hulxas Zanartu.

Le librerie dei Thyrsenna non erano dei semplici negozi di libri, ma erano anche stamperie e biblioteche, e non si limitavano a vendere libri, ma anche a comprarli. Chi non poteva permettersi di comprare libri, in una libreria poteva pagare per poter consultarli o leggerli in una saletta di lettura, proprio come in una biblioteca, e se uno voleva vendere un libro, poteva farlo attraverso un libraio che glielo esponeva negli scaffali appositamente predisposti per i libri di seconda mano.

E nel retro della libreria c’era sempre un piccolo laboratorio di stamperia, dove i librai stampavano piccole edizioni in base alle richieste del mercato. Librai, editori e stampatori erano una sola categoria.

I Thyrsenna avevano inventato un particolare sistema di stampa, quando le tecniche dell’alchimia avevano cominciato a diffondersi nel Regno Aureo molti secoli prima.

L’alchimia aveva rivelato il sistema di ottenere carta dalla corteccia di betulla e dalle foglie di varie piante, in particolar modo le palme e le viti. I cartai producevano una grossa e rigida carta ruvida dal colore azzurrino, dovuto a un procedimento di conservazione, che impediva che ingiallisse o si sbriciolasse con gli anni.

Poi era stata scoperta una particolare resina alchemica che, a contatto con la carta inumidita, ne modificava il colore.

Avevano perciò inventato dei rulli ricoperti di quella resina, che incidevano con degli stampi di metallo, foggiati secondo le forme delle lettere dell’alfabeto thyrseniakh. I rulli incisi poi venivano fatti scorrere sulle pagine, e il testo veniva stampato praticamente “in negativo”, nel senso che la pagina, a contatto con la resina alchemica, diveniva di un colore verde scuro, mentre le lettere rimanevano del colore azzurrino. Il che rendeva l’aspetto dei libri stampati particolarmente suggestivo.

Le illustrazioni invece venivano stampate su tavole incise, che disegnavano i contorni neri delle figure, che poi in certi casi venivano colorate a mano.

Ovviamente, i libri con illustrazioni colorate costavano molto di più, per la lunga lavorazione che implicavano.

L’edizione de Le Dottrine Misteriche di Cthuchulcha stampata da Hulxas Zanartu era appunto una di quelle più costose, con parecchie illustrazioni dipinte.

Il vecchio Hulxas, un uomo piccolo e pallido che dava l’impressione di aver vissuto lontano dalla luce del sole, sembrò essere molto contento che Velthur si fosse deciso a comprare la sua copia, ed era molto meravigliato che l’avesse fatto aspettare così tanto.

Già altre volte Velthur aveva visitato la sua libreria in cerca di libri strani e misteriosi, perché Hulxas aveva anch’egli una predilezione per i libri fuori dell’ordinario, i testi di esoterismo, di stregoneria, di dottrine religiose e filosofiche stravaganti, di antiche leggende oscure.

Quando Velthur l’ebbe in mano, vide che era del tutto identico a quello che aveva visto in mano ad Aralar Alpan, anche se si trattava di un’edizione diversa. Quella dell’eremita, glielo aveva detto lui stesso, risaliva a un altro secolo.

«Posso sapere, signor Zanartu, come mai ha voluto fare un’edizione di cento copie di questo libro così raro?».

«Proprio per questo, perché è raro. Ma pare che conosca una nuova notorietà. Ho ricevuto parecchie richieste di questo libro, ma ne possedevo una sola antica copia, che conservo gelosamente. Così ho deciso di fare un’edizione di cento volumi, in tutto fedeli all’edizione originale, quella che possiedo io, e che risale al lontano 2973, pubblicata nella lontana città di Enexi.

È un libro difficile e strano, e proprio per questo non ha avuto molta diffusione. Però pare che ci sia qualcuno che affermi di poterne interpretare i simboli e le allegorie, per svelarne i segreti.

Io, sinceramente, l’ho letto parecchie volte, senza capirci assolutamente niente. Certo, sia i testi che le illustrazioni sono molto suggestive. Guardate qua, per esempio….».
Hulxas aprì il libro proprio alla fine del libro, dove c’era una splendida illustrazione a colori, che rappresentava un paesaggio onirico, con un’isola bianca e rocciosa, come una rocca emergente dal mare, sui cui fianchi si aprivano delle porte,

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