sabato 17 dicembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 277° pagina.


che, non essendo lui un destrino, non ci sono impedimenti nello sperare che possa avere un qualche talento alchemico».

«Mh, già. Si sa che i destrini non possono imparare l’alchimia…. chissà perché!».

«Un sacerdote di Sil ti direbbe che è perché la destra è la mano dei Demoni Oscuri, la mano dell’oscurità e della distruzione…. noi medici ti diremo che c’è qualcuno che pensa che la mente dei destrini funzioni in modo diverso da quello delle persone normali, è per questo che usano la mano destra anziché la sinistra. Sembra che i destrini abbiano una minore capacità immaginativa, e questo li renderebbe incapaci di apprendere le opere alchemiche. Perché per il talento alchemico è fondamentale la capacità di creare immagini nella mente e concentrarsi su di esse. Ma è solo una teoria, non ne siamo ancora certi».  

«L’importante è che possa cominciare a imparare. Certo che mio figlio è veramente strano. Io vorrei che giocasse con gli altri bambini, e ogni sera con lui è una tragedia. Vive nel terrore di rimanere solo. Per fortuna che siamo una famiglia numerosa, è molto difficile che un membro resti da solo in casa o da qualsiasi altra parte. Però certe volte è proprio noioso con le sue paure. Cioè…. è normale che un bambino sia pieno di paure, ma con lui è quasi sempre così! E quando gli chiediamo di cosa ha tanta paura, non ce lo vuole dire. La sera, ha il terrore di avvicinarsi alle finestre, e di guardare fuori. Se sua madre gli dice: “prendimi il coltello là sul tavolo accanto alla finestra”, e fuori è buio, lui si avvicina guardando in basso, prende il coltello in fretta e furia e si allontana dalla finestra quasi scappando.

Ho provato a chiedergli di cosa avesse paura, ridendo, e lui manco mi ha guardato, si è offeso e ha detto che “non voleva mai guardare dentro il buio”. Ha detto proprio così: dentro il buio! Non so che cosa intendesse, ma credo che sia convinto che se guardasse fuori dalla finestra, vedrebbe chissà quale mostro o spirito…. e adesso ho paura che con le storie stregonesche che hanno ripreso a circolare in paese, me lo spaventino ancora di più!

A proposito: è vero che hai dovuto curare tre persone diverse in tre notti consecutive perché avevano visto dei demoni terrificanti all’inizio dei Tinsina Fuflunal? Uno era Arnith Gamarran, a quanto mi hanno detto. Ho saputo inoltre che, qualsiasi cosa gli sia successa, sarebbe avvenuta proprio quella notte in cui siamo andati a berci qualcosa al Kran Belz, e infatti quella volta mi è sembrato piuttosto ubriaco.  Immagino che anche gli altri erano tutti tipi che avevano bevuto troppo, spero…. magari vino fatato….».

«Magari fosse stato così. Avevo pregato protagonisti e testimoni di non parlarne con nessuno o con il minor numero di persone possibile, ma ovviamente è stato inutile. Da quel che ho capito, stanno ricominciando a succedere le stesse cose che sono successe sette anni fa, quando è nato Loraisan…».

«E che cosa facciamo, allora? Pensi di tornare alle Colline di Leukun per chiedere consiglio alle Tre Madri del Fato?».

«Prima ne parlerò con Prukhu e Menkhu, così magari ci vanno loro, a parlare con la Triplice Regina delle Fate. Io sinceramente preferisco occuparmi di Loraisan. Quella storia mi aveva fatto quasi impazzire sette anni fa, e alla fine si è conclusa con un morto fatto a pezzi. Quello stesso tizio che probabilmente aveva dato inizio a tutto quanto. Credo che adesso la cosa più saggia, forse, è non occuparsene».

«Ma è vero quello che dicono? Che una persona è stata ferita? Ho sentito che la vecchia matriarca dei Vipinas sarebbe stata colpita in testa da un essere misterioso….».

«Sì, è vero. Ormai non vale più la pena nasconderlo….».

«Ma l’altra volta, a parte la morte misteriosa di Aralar Alpan, non ci furono feriti…. Solo tanta paura. Se adesso la gente comincia a venire aggredita…. non è il caso di allarmarsi sul serio?».

«È stato un solo caso, finora. Se ce ne saranno altri, allora vorrà dire che mi rimetterò ad indagare, altrimenti lascio tutto ai gendarmi, ammesso e non concesso che quelli possano capirci qualcosa. Non sono riuscito a capirci molto neanche io, naturalmente….».

E Velthur era in fin dei conti contento di non capire. Si sentiva, in certo senso, deresponsabilizzato.

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