lunedì 19 dicembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 279° pagina.


Con sorpresa, scoprì che si trattava di tre Nani che erano stati inseguiti e braccati dai briganti per farsi rivelare il nascondiglio dei loro tesori, che secondo i malfattori dovevano certamente possedere.

I Nani erano tre fratelli che erano stati esiliati dallo Zerennal Baras, l’antico regno dei Nani fra le Montagne della Luna, per una colpa che vi avevano commesso, e che ora vivevano in quella grotta nella valle deserta, in completo isolamento.

I tre Nani non possedevano certo i grandi tesori che gli Uomini sono sempre convinti possiedano tutti i Nani, e si dispiacquero di non poter ricompensare il loro salvatore con oro, argento e pietre preziose.

Larth disse loro che non gli importava di venire ricompensato con ricchezze, perché aveva fatto solo il suo lavoro. A lui non gli importava che quelli che proteggeva sul territorio del Veltyan fossero Uomini o gente di altra stirpe, bastava che fossero persone indifese e bisognose.

Ma semmai, disse loro, gli sarebbe piaciuto che gli insegnassero qualche segreto, perché si sapeva bene che i Nani non erano solo proprietari di grandi ricchezze ottenute dal sottosuolo, ma anche di molti segreti antichi che provenivano dalle lontane ere prima del Diluvio.

I Nani risposero che in quanto cittadini del Giardino delle Rose, sarebbero stati obbligati a non rivelare alcuno dei segreti della conoscenza nanesca agli Uomini. Ma loro erano dei fuorilegge esiliati, e non sentivano più nessuna lealtà nei confronti dei loro connazionali, quindi gli dissero che gli avrebbero rivelato alcuni segreti dell’antica alchimia, che gli Uomini avevano dimenticato dopo il Diluvio, ma che i Nani conservavano ancora e che avevano tramandato nei millenni.

Il maggiore dei tre fratelli prese le mani di Larth e le guardò a lungo.

I Nani, si sa, possono leggere nelle menti e nell’anima degli Uomini come le Fate, ma in modo diverso.

Le Fate leggono il destino negli occhi degli Uomini, i Nani invece leggono le loro capacità nelle loro mani.

Il Nano gli disse che il giovane Larth possedeva il talento alchemico in maniera sufficiente a potergli insegnare i principi basilari dell’alchimia, ma che doveva anche imporsi una severa autodisciplina, perché per controllare tale talento, ci voleva un lungo esercizio.

I tre Nani gli imposero una scelta: o tornare subito al mondo degli Uomini per seguire la sua carriera di militare, oppure rimanere a lungo con loro, e apprendere i dimenticati segreti dell’alchimia.

Larth accettò la seconda via, e acconsentì a vivere con i Nani nella grande caverna, difendendoli con le sue armi da altri eventuali aggressori, e diventando loro allievo.

Il Nano più vecchio gli spiegò innanzitutto il principio base dell’alchimia, che è contenuto in queste parole: L’alchimia agisce sulla materia, ma parte dalla forza della mente.

Essa non è altro che forza mentale incanalata e addestrata dalle tecniche alchemiche che usano tre principali ingredienti: parole, simboli ed elementi fisici, uniti nella giusta combinazione, guidati dalla concentrazione del pensiero.

Il primo segreto che i Nani gli insegnarono, fu la fabbricazione delle seghe tagliapietre.

Gli mostrarono una piccola sega di rame, poi gli mostrarono una pietra bassa e larga, scolpita a forma di cilindro come un altare circolare, sopra la quale era inciso un cerchio con un pentacolo all’interno, e altri simboli alchemici. La pietra era stata levigata accuratamente, ed era completamente bianca, della roccia tenera delle Montagne della Luna.

Insieme attesero il plenilunio, poi quando una notte sorse la luna piena, i tre Nani, con l’aiuto di Larth portarono la pietra fuori della grotta, sotto la luce della luna, e posero la sega di rame sopra il pentacolo, poi versarono nelle scanalature del pentacolo inciso nella pietra una mistura di sale, zolfo e mercurio.

Tale mistura di queste tre particolari sostanze è il principale composto alchemico, in grado di concentrare la forza mentale degli alchimisti sulla materia da trasformare.
Poi presero una sfera di cristallo, e con essa concentrarono i raggi della luna sulla lama, passandoli e ripassandoli sopra, mentre ponevano le mani sopra il pentacolo riempito della mistura alchemica,

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