lunedì 26 dicembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 286° pagina.


rinfocolarsi da qualche tempo nella zona del Santuario d’Ambra teneva molto in sospeso le autorità teocratiche della regione. Nessuno in alto voleva certo sommosse popolari attorno a quello che era divenuto uno dei massimi centri di pellegrinaggio dell’intero Veltyan.

Erano passati solo tre mesi da quando l’edicola di Sethlan era stata trovata infranta e poco più di un mese che le dicerie della gente avevano ispirato lo scultore e creato Bekigor, e già l’immaginario demone, creato dalla fusione di diverse visioni, stava decidendo del destino di un uomo.

Il suo occhio rosso era diventato il simbolo dell’occhio della coscienza che tormentava i traditori di Sil, le braccia nere con gli occhi bianchi sui palmi delle mani erano invece il simbolo della vendetta divina che colpiva infallibilmente le anime corrotte.

Alla fine i due Shepenna di Enkar si decisero per la rimozione del corrotto Aklein, dopo un altro strano fatto che avvenne alla sacra edicola di Sethlan.

Lo stesso scultore che aveva inventato l’immagine di Bekigor, aveva scolpito anche una nuova statua del rosso e dorato Dio del Fuoco. La nuova immagine sacra era molto più bella della vecchia, che era stata frutto di un’arte popolare di scarsa raffinatezza, risalente a qualche secolo prima, e tra l’altro in cattivo stato, con la vernice smaltata incrinata e scrostata in più punti. Il nuovo Sethlan invece era scolpito in pregevole diaspro rosso, mentre la capigliatura e la barba fiammeggianti erano placcate d’oro. Un’opera costosa e pregevole, fatta con materiali pregiati.

Infatti,  il sacerdote di Sethlan aveva contribuito di tasca sua anziché limitarsi a far pagare lo scultore con le casse dello stato, e non aveva badato a spese. Sperava così di allontanare il rischio di venire destituito, se avesse fatto in modo che la nuova immagine fosse così ben fatta da far dimenticare cosa era successo alla vecchia.

E difatti tutti rimasero ammirati anche di fronte a quest’altra opera dello scultore, che se prima veniva considerato abile ed esperto, ora veniva definito un geniale maestro, un grande artista.

Eppure prima, anche se non mediocre, non lo si poteva definire neanche eccezionale. Sembrava che improvvisamente avesse scoperto in sé un maggiore talento, frutto di una magica ispirazione.

Molti pellegrini si fermavano di fronte all’edicola per fare offerte, e i pentacoli di rame fioccarono molto di più che con la vecchia immagine.

Ma erano passate solo un paio di settimane, che avvenne il nuovo incidente, o meglio la tragedia.

Un mattino di fine primavera, alcuni contadini che stavano andando al lavoro trovarono un giovane pellegrino morto proprio di fronte all’edicola di Sethlan, in un lago di sangue.

Da quel che si riusciva a capire, si era ucciso da solo, piantandosi un coltello nel collo, dritto nella giugulare, dissanguandosi, ed era caduto di fronte all’immagine sacra, imbrattandola con il proprio sangue, come in offerta al Dio del Fuoco.

La cosa doveva essere successa in piena notte. Il giovane doveva essersi recato là quando non c’era nessuno, con il preciso scopo di suicidarsi, come una sorta di assurda autoimmolazione alla divinità.

I gendarmi fecero delle indagini, per cercare di sapere chi fosse. Di lui però non si venne a sapere quasi niente.

Il suo corpo, immerso in una vasca di liquido alchemico conservante, fu esposto al pubblico nel tempio di Surmanth, il Dio dei Morti, come era tradizione fare nei paesi quando si trovava un cadavere senza nome.

Di fronte al sarcofago trasparente passarono tutti i fattori,  i locandieri e i sacerdoti dei santuari che accoglievano i pellegrini, ma nessuno confermò di conoscerlo né tantomeno di averlo ospitato . Qualcuno disse di averlo visto nel Santuario d’Ambra, ma nessuno seppe dire quale fosse il suo nome.

Sembrava quasi che fosse venuto là solo per visitare il Santuario e per togliersi la vita poco dopo.

Alla fine fu sepolto nel cimitero dei senza nome, in un loculo altrettanto anonimo. Il suo corpo si sarebbe conservato un po’ di più degli altri poveretti che non potevano permettersi una sepoltura nel liquido imbalsamante, ma alla fine, finito l’effetto della pozione alchemica, si sarebbe dissolto anche il suo corpo, e di lui sarebbe rimasto solo il ricordo della sua strana, inspiegabile morte.

Per il sacerdote di Sethlan, quello fu il colpo di grazia. Per la gente di Arethyan, quella era la prova inconfutabile che era un sacerdote indegno, e che doveva essere rimosso.

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