domenica 18 dicembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 278° pagina.


Aveva sempre avuto la netta sensazione che tutta quella storia fosse troppo grande per la mente limitata di un semplice Uomo come lui, e una parte di lui era convinta che non sarebbe mai venuto a capo di niente. Sperava che, se per caso si fosse arrivati a una tragedia finale come quella della Valle dei Gigli, lui l’avrebbe intuito prima e avrebbe fatto fuggire lontano quanta più gente possibile.

Erano state le tre Regine delle Fate di Leukun a imporgli di occuparsi di quel mistero che nessuno poi era riuscito a svelare, e siccome adesso quelle tre tacevano e non gli avevano mandato messaggeri, nemmeno il viscido e ambiguo Azyel, lui si sentiva del tutto libero di decidere se indagare o meno.

E per il momento, aveva deciso per il no, anche se i racconti dei tre protagonisti delle misteriose apparizioni l’avevano affascinato molto.

Si concentrò tutto su Loraisan perché sentiva che era quello il suo compito. La cosa ormai andava aldilà del mistero che avvolgeva il bambino. Loraisan gli interessava aldilà della sua misteriosa origine. Forse osservare il bambino l’avrebbe portato a capire qualcosa di ciò che stava accadendo, ma anche se non fosse stato così, Loraisan era importante per lui come e più di un figlio.

Ora che il piccolo sapeva arrangiarsi a leggere, anche se lentamente e con fatica,  pensò di fargli leggere un brano di storia, e precisamente la storia della riscoperta dell’alchimia dopo i secoli bui del dopo Diluvio.

Una mattina alla metà del mese dell’Ariete, il primo del nuovo anno, Velthur cominciò a far leggere a Loraisan il suo primo brano di storia della sua vita.

«Bene, oggi 13 Ariete dell’anno 3097 dalla Fondazione del Regno Aureo, potrai cominciare a sapere come è stata introdotta per la prima volta l’antica alchimia fra il popolo dei Thyrsenna e in che cosa consiste. Dici di non essere troppo piccolo per capire di cosa si tratta, e allora adesso vedremo se è vero. Questo è un libro di storia, scritto e stampato apposta per chi comincia a studiare le vicende antiche del nostro popolo e le sue origini….».

«È bello grosso, quel libro….bello spesso».

«Tranquillo. Mica te lo faccio leggere tutto. Almeno non per il momento. Io adesso ti leggerò il brano che voglio che tu impari. Tu poi lo leggerai poco per volta e imparerai a memoria cosa viene narrato in esso. E io risponderò a ogni tua domanda quando non capirai qualcosa, e a mia volta ti domanderò cosa hai capito di quello che hai letto. Vediamo un po’ cosa riuscirai a imparare, e cosa riuscirò io a farti capire. Tieni conto che tuo padre si aspetta grandi cose da te, e ha molta fiducia che io riesca ad insegnarti come farle».

Il dottore cominciò a leggere il brano.

«Ai tempi della Regina Elinai XIII, nell’anno 1973 dopo la Fondazione del Regno Aureo, il giovane Larth Turan stava viaggiando con il suo cavallo attraverso le Montagne Albine, presso i confini nord-orientali del Veltyan. Doveva recarsi dalla Shepen della città di Trinyan, per prestare servizio nella sua guardia personale.

Larth veniva da una famiglia di contadini, ma aveva fatto fortuna prestando servizio nell’esercito, dimostrando di essere un combattente valoroso e capace. Ma era anche un uomo sensibile e di spirito nobile ed elevato.

Mentre viaggiava, si ritrovò in una valle quasi deserta, dove vide una grande colonna di fumo che si levava dai fianchi di una delle montagne, in mezzo al bosco, presso una grande rupe, e da cui si sentivano provenire anche delle urla e degli schiamazzi.

Larth sguainò la spada e si avvicinò prudentemente al luogo, per vedere cosa vi stava avvenendo.

Scoprì che una banda di quattro briganti aveva acceso un fuoco di fronte all’entrata di una grande grotta, come se volessero stanare con il fumo qualcuno che vi era nascosto dentro. Gli uomini schiamazzavano attorno al fuoco, intimando alle loro vittime di uscire se non volevano morire soffocate.

Il giovane Larth sbucò a sorpresa dal bosco e li affrontò con la sua spada, con una furia e una velocità tali che ne uccise subito tre, mentre il quarto fu messo in fuga.

Allora Larth spense il fuoco e gridò a chi stava dentro la grotta di uscire.

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