sabato 24 dicembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 284° pagina.


E poi vide il braccio, enorme e nero, emergere da dietro l’immagine di Sethlan. Un braccio mostruosamente enorme, grande come la gamba di un uomo di media statura, e che tra l’altro aveva solo quattro enormi tozze dita dotate di artigli altrettanto neri. Un braccio che sembrava fatto di fumo solido.

Il braccio si levò quasi come a fare un saluto, con il palmo spalancato, ma sicuramente non era tale, perché in mezzo al palmo si apriva un occhio altrettanto mostruoso, di un biancore spettrale, quasi luminoso, con una piccola pupilla puntiforme.

E il particolare più mostruoso era che quell’occhio si muoveva nel palmo, come se cercasse con lo sguardo attorno a sé.

Naturalmente Vel reagì limitandosi a lanciare un urlo di terrore e a fuggire verso il paese, verso casa sua. Per quella sera, la sua compagna sarebbe rimasta sola.

La mattina dopo, l’edicola di Sethlan fu trovata divelta dal terreno e spezzata in parecchi frammenti.

Le monetine delle offerte erano sparse sull’erba accanto alla strada lastricata, mescolate ai pezzi di marmo, che sembravano essere stati frantumati da un gigantesco maglio. Fin da subito, ben pochi credettero a un puro e semplice atto di vandalismo.

Anche perché le monetine di rame alchemico inossidabile avevano assunto uno strano colore scarlatto. Nessuno aveva mai visto il rame diventare di quell’incredibile colore, almeno non da quelle parti.

Il giovane Vel non poté fare a meno di riferire cosa aveva visto, anche perché era ritornato a casa dai suoi che era letteralmente fuori di sé.

Quando si sparse la voce in paese di quello che era successo, prevalsero due diverse interpretazioni, ugualmente diffuse fra il popolo e i sacerdoti.

La prima diceva che quello che era successo era un segno divino mandato da Sethlan, il quale forse aveva voluto manifestare la sua ira, forse contro i suoi stessi sacerdoti. Infatti il locale sacerdote di Sethlan non godeva di particolare simpatia da parte dei compaesani.

L’altra invece diceva che un Demone Oscuro era stato inviato dagli Inferi per ammonire gli abitanti di Arethyan, che dovevano avere delle colpe particolarmente gravi, per essere redarguiti in questo modo terrificante. Quindi, probabilmente il demone dal braccio nero e occhiuto doveva essere il presagio di una grande sciagura.

Inoltre, le dicerie sul caso dell’edicola di Sethlan finirono con il fondersi con le dicerie che riguardavano quello che aveva visto Arnith Gamarran. Si fece un’associazione fra il mostro con la testa a forma di occhio rosso con il mostro con l’occhio nella mano.

L’isteria religiosa collettiva si nutrì di nuovo del terrore per visioni demoniache, come era successo sette anni prima.

Il locale scultore di immagini sacre, sull’onda di questa isteria, fu colto dall’ispirazione di fare un’immagine di quelle apparizioni demoniache che fosse in qualche modo scaramantica: fece l’idolo di un demone con la testa a forma di occhio rosso, e con due occhi nei palmi delle mani. Aveva inoltre sei gambe, dotate di strani zoccoli rossi. La metà superiore del corpo era umana e coperta di pelo nero, quella inferiore invece pareva quella di un drago squamoso. Il corpo di drago era biancastro, gli otto arti invece erano neri, così come la coda di serpente attorcigliata a spirale. Gli aveva anche dato due grandi ali membranose e del pari nere.

Poi la donò al Santuario di Silen, chiedendo che venisse messa all’entrata dell’ipogeo, nella galleria che collegava la sala sotterranea all’esterno.

In questo modo, pensava di rabbonire i Demoni Oscuri che sicuramente stavano tormentando Arethyan e i suoi abitanti.

La statua era veramente pregevole e impressionante nella sua mostruosità così fantasiosa ed insieme realistica. Le arti alchemiche avevano da lungo permesso ad artigiani ed artisti di raggiungere livelli di raffinatezza e di eccezionalità degli effetti estetici nelle opere prima irraggiungibili.

Dai tempi in cui Larth Turan aveva fabbricato le prime seghe tagliapietre del Veltyan, le arti alchemiche si erano affinate, fino a produrre strumenti molto più raffinati in grado di modellare la pietra a proprio piacimento.

Nessun commento:

Posta un commento