giovedì 22 dicembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 282° pagina.


trasformare la sega di rame rendendola più potente, assieme ai raggi di luna e al farthankar dei Nani?

Troppe le cose che avrebbe voluto capire, e troppo faticoso leggere, troppo faticoso ascoltare il dottore con attenzione mentre parlava.

Capiva perché ci volessero anni per imparare qualcosa a scuola.

Si consolò guardando l’illustrazione di quel capitolo del libro di storia, che rappresentava Larth Turan e i tre Nani attorno alla pietra alchemica. Era la prima raffigurazione dei Nani che vedeva in vita sua. Tre piccoli ometti tozzi e barbuti, seminudi, con berretti non molto diversi da quelli dei Thyrsenna, che tendevano le loro mani sul pentacolo inciso sulla pietra, mentre uno di loro proiettava un raggio di luna con la sua sfera di cristallo.

Ne rimase affascinato, e quella immagine rimase profondamente scolpita nella sua mente per molto tempo.

Quasi come l’aveva sempre affascinato il ciondolo al collo del dottore, che lui diceva essere anch’esso opera dei Nani.

Avrebbe desiderato averne uno uguale, ma il dottore gli aveva detto che probabilmente nessun alchimista umano sarebbe stato capace di creare un oggetto simile. Non si riusciva neanche a capire cosa fosse esattamente. Le linee di luce all’interno del tetraedro trasparente sembravano seguire una geometria del tutto sbagliata, che creavano lati di figure geometriche incomprensibili.

Tornando a casa dalla lezione, Loraisan continuava a guardarsi le mani, a provare ad immaginare cosa significasse usare la forza del farthankar facendola scaturire dai palmi delle mani.

Dunque, anche lui sicuramente aveva il farthankar, in qualche misura. Ma non poteva sapere se era sufficiente per diventare un alchimista.

Come avrebbe desiderato poter fabbricare cose meravigliose e potenti con le sue mani, ma per riuscire a fare questo di fronte a lui si stendeva una lunga strada da percorrere. E per i bambini, anche pochi anni possono sembrare un tempo lunghissimo.

Mentre camminava, si fermò di fronte a una piccola edicola dedicata a Sethlan, il Dio del Fuoco e dell’arte dei fabbri, una delle divinità più venerate dagli alchimisti.

Naturalmente, gli venne in mente di pregare Sethlan di concedergli il potere del farthankar, qualunque cosa fosse, per diventare un buon alchimista.

Avvicinò la mano sinistra ai piedi della statua che rappresentava un uomo massiccio, nudo, con una barba e una chioma di fiamme e un grosso martello che teneva rovesciato verso terra, con i palmi sulla punta del manico, appoggiandosi su di esso. La sua pelle era dipinta di un brillante color ambra, e la barba e le chioma fiammeggianti erano di un colore rosso-arancio. Tutta la sua figura sembrava emanare calore ed energia. Un’aureola di raggi dorati circondava il suo volto ridente e bonario.

Pregò il Dio del Fuoco di fargli capire cosa era il farthankar, di farglielo sentire dentro di sé.

Fosse stata solo suggestione, o fosse davvero lo smuoversi di qualcosa dentro di lui, sentì come un brivido intenso e caldo che gli partiva dalla sommità della schiena per arrivargli alla mano, che sentiva stranamente calda, anzi caldissima.

Pensò che il farthankar dovesse essere una specie di fuoco, di fiamma invisibile che si nascondeva nelle profondità del corpo e della mente, e che scaturiva ogni volta che veniva invocata con l’aiuto degli Dei.

Pensò anche che fosse il caso di fare un’offerta, un omaggio a Sethlan, perché non si poteva chiedere agli Dei senza offrire qualcosa in cambio, anche solo un semplice gesto di cortesia.

Notò che crescevano alcuni gigli rossi al limitare della strada lastricata dove si trovava l’edicola del Dio del Fuoco. Gigli scarlatti con sfumature di rubino e di arancio, come fiamme e sangue.

Gli sembrò l’offerta adatta da dedicare allla divinità del fuoco.

Strappò alcuni fiori dal gambo e li pose sotto l’edicola, sotto la cavità che era stata fatta per le offerte in denaro. Quelle più raccomandate dai kametheina etariakh, ma che Loraisan non poteva permettersi ancora.

Dopo aver offerto i fiori, rifece la supplica a Sethlan bisbigliando una preghiera.

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