domenica 25 dicembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 285° pagina.


I fini scalpelli e ceselli alchemici, fatti come sottili punteruoli di una lega di rame, mercurio e argento, sbriciolavano in polvere finissima la pietra incisa dalle loro punte, o anche blocchi di vetro, che potevano essere scolpiti in breve tempo senza venire infranti o incrinati.

Lo scultore aveva modo così di foggiare a proprio piacimento e in breve tempo materiali che un tempo erano stati difficilmente utilizzabili. La statua era fatta di tasselli di ossidiana, marmo e vetro rosso, e tutti ne rimasero affascinati e impressionati, considerandola frutto di ispirazione divina.

A furor di popolo, si volle che gli Akapri, i sacerdoti del Santuario d’Ambra, accogliessero la statua demoniaca nel luogo sacro, e dato che ormai la statua veniva venerata da parecchi compaesani impauriti, la posero in una nicchia lungo la galleria sotterranea come voleva lo scultore, illuminata da una potente lampada perenne.

Ai pellegrini faceva abbastanza impressione transitare nella galleria e vedere sbucare all’improvviso alla propria destra questa immagine inquietante con l’enorme occhio rosso al posto della testa, che li osservava passare nella galleria buia.

Più di uno disse che gli pareva che l’enorme occhio-testa li seguisse con lo sguardo.  Ma naturalmente era solo la suggestione dovuta al fatto che, entrando in un luogo così antico e così sacro, ci si sentisse sorvegliati da una presenza ultraterrena e minacciosa, posta a guardia dell’ipogeo.

In qualche modo, le autorità religiose approvavano quella nuova immagine demoniaca perché pensavano che fosse un ottimo deterrernte per i malintenzionati.

Le immagini dei Demoni Oscuri non mancavano mai nei templi dei Thyrsenna, perché erano una parte fondamentale della religione tradizionale.

Nella teologia del culto di Sil e degli altri Dei del Regno Aureo, i Demoni Oscuri degli Inferi non erano nemici degli Dei, ma semplicemente il loro loro lato oscuro, coloro che erano stati incaricati dalla divina volontà di Sil di punire e perseguire i trasgressori della Sua legge.

Essi ubbidivano a Sil, Signora e Anima dell’Universo, esattamente come tutti gli Dei e i Demoni Celesti, e infatti venivano spesso chiamati “la Mano Destra di Sil”, cioè gli strumenti oscuri della Sua terribile giustizia.

Perciò i Demoni Oscuri venivano venerati, pregati e onorati esattamente come tutti gli altri Demoni, per non attirare la loro vendetta, che era sempre in agguato per tutti coloro che avevano mancato alla legge di Sil.

Al Demone Oscuro inventato dallo scultore fu anche dato un nome, naturalmente. La gente lo chiamò Bekigor, cioè semplicemente “occhio rosso”.

Non ci volle molto che Bekigor funestasse ricorrentemente le notti di Arethyan e dintorni. Alcuni dicevano di sognarlo di notte, altri dicevano di aver visto il suo grande occhio rosso brillare nell’oscurità, o di aver visto le impronte dei suoi sei zoccoli nel fango dei sentieri nel bosco.

Finché alla fine qualcuno disse di aver visto il suo grande occhio rosso brillare in un angolo immerso nelle ombre della notte presso la casa del sacerdote di Sethlan, il disprezzato Aklein Laskanua, noto per essere dedito al vizio del bere, a tal punto da presentarsi spesso ubriaco ai sacri riti e per aver fatto cose decisamente poco oneste, come circuire le matriarche più vecchie e rincoglionite per estorcere loro denaro e proprietà, o essere amico e confidente di un noto strozzino di Aminthaisan, oltre che del suo altrettanto corrotto medico, del pari circuitore di anziane proprietarie di fattorie.

Se davvero fu avvistato il terrificante occhio di Bekigor vicino alla casa di Aklein, non lo si seppe mai, ma era giusto quello che la gente di Arethyan aspettava da tempo per metterlo in difficoltà.

Aklein Laskanua era un kamethei etariakh, un sacerdote della plebe, e perciò doveva vedersela soprattutto con il popolo e non con i patrizi del regno, quando non adempiva ai suoi doveri.

Certo, solo gli Shepenna di Enkar potevano destituirlo dal suo incarico nel tempio di Sethlan, o sconsacrarlo per indegnità, ma se il popolo era unanime nel dire che era indegno della carica, la cosa non poteva essere ignorata.
Se poi c’era stato più di un segno divino a confermare tale indegnità, nessuna autorità si sarebbe azzardata a contraddire la convinzione popolare. Tra l’altro, l’isteria religiosa che sembrava

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