sabato 10 dicembre 2016

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 271° pagina.


maniglia funzionava spingendo la barra contro la porta. Un meccanismo alle attaccature della barra scattava e apriva la serratura.

Irauni si aspettava di poter aprire la porta verso di sé, per rivelare solo il muro.

Invece andò in senso contrario, mostrando una stanza grandissima, che non avrebbe dovuto esserci.

Una stanza dalle ampie vetrate rotonde, da cui entrava una soffusa luce verde. E niente di ciò che si vedeva nella stanza aveva la minima somiglianza con tutto quello che Irauni conosceva.

Le grandi finestre circolari alle pareti avevano cornici di un metallo che appariva anch’esso assurdamente verde.

Il pavimento e il soffitto parevano scavati in una roccia sconosciuta, dalle strane venature che parevano una rete di rami vetrosi incastonati nella roccia. Mobili dalla foggia sconosciuta, che seguiva canoni artistici complessi e alieni, parevano anch’essi fatti di pietra verde scolpita finemente.

Irauni, paralizzata dallo sconcerto, guardò verso le finestre, per capire cosa fosse successo al mondo circostante.

Fuori, il paesaggio era immerso in un crepuscolo che aveva la stessa intensità di luce che si vede poco dopo il tramonto del sole, quando il mondo si colora di toni di azzurro e indaco, ma è ancora abbastanza chiaro.

Ma la luce di quel crepuscolo non era né azzurra, né blu, né indaco. Era verde, e il cielo era anch’esso di un colore verde smeraldo, dove brillava una grande falce di luna rosata, incredibilmente grande, come Irauni non l’aveva mai vista in vita sua.

All’orizzonte, una chiara luce verde-limone dalle sfumature dorate, indicava dove era tramontato il sole, o forse dove doveva sorgere, su di un paesaggio di basse colline dalla forma stranamente conica, come molti piccoli vulcani spenti e dai profili addolciti dal tempo.

«Non è possibile, non è possibile…. Il Regno delle Fate….».

Continuava a ripetere la matriarca. Una parte di lei avrebbe voluto voltarsi e fuggire, l’altra era affascinata da ciò che vedeva.

Soprattutto da quello che si trovava al centro della grande stanza quadrata. C’era un grande letto rotondo di colore giallo, dove erano distese due figure umane. Un uomo e una donna.

Con terrore, vide che l’uomo doveva essere morto, con una larga macchia di sangue che si estendeva sul petto avvolto da una tunica giallo-rosata strappata.

Irauni notò che tutto quello che non era verde in quello strano ambiente, e non erano molte cose, era di vari toni di giallo, oppure di un intenso azzurro turchese. Il verde prevaleva in tutto, persino nei due misteriosi personaggi sul letto. Persino nel sangue dell’uomo.

Avvicinandosi, Irauni si accorse che l’uomo e la donna avevano la pelle di un verde molto chiaro, pallido, con sfumature che ricordavano le gemme delle foglie. La larga macchia di sangue invece era di un colore verde muschio scuro. Se erano due esseri fatati, non aveva mai sentito dire che le Fate avessero la pelle e il sangue di colore verde.

Anche i loro capelli erano verdi, del colore della salvia, ma per il resto sembravano essere esattamente come normali esseri umani.

L’uomo era supino, con le braccia allargate, vestito solo della lunga tunica, gli occhi chiusi e la bocca semiaperta, con un sottile rivolo di sangue verde che gli usciva dalle labbra sulla barba e sulle lunghe chiome sparse, entrambi di un colore verde scuro, dai riflessi smeraldini.

La donna era riversa sul suo torace, con le braccia che lo carezzavano, mentre piangeva piano, il volto nascosto nel petto insanguinato. Lei vestiva di un lungo, stranissimo vestito intessuto secondo un disegno a scacchi di moltissime sfumature diverse di verde e azzurro.

Irauni si trovò a chiedersi cosa era successo in quella camera segreta e impossibile.

Forse l’uomo era stato sorpreso nel sonno e accoltellato, e la sua sposa aveva scoperto il delitto troppo tardi, oppure era stato colpito in battaglia e trasportato là. O forse era stata la stessa donna a ucciderlo in un impeto di rabbia e gelosia, e ora era disperata per il suo atto folle.
Poi pensò che forse quello che stava vedendo era un’orribile allucinazione. Aveva sentito parlare della teoria del dottor Laran secondo cui forse ad Arethyan e in particolar modo presso la Polenta Verde potevano esserci delle fughe di vapori sotter

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