mercoledì 11 gennaio 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 302° pagina.


Niente di nuovo o di particolare, abbiamo più che altro riesaminato gli scopi essenziali per creare il nuovo impero universale. Io ho ribadito che una delle prime azioni da intraprendere era la totale eliminazione di tutti quei Thyrsenna che non abbiano alcun talento alchemico, a cominciare da tutti i destrini.

O. M. mi ha detto che ci ha ripensato, che non c’è nessuna necessità di eliminare così tante vite, e che basta usare la sterilizzazione di massa. Dice che esistono dei mezzi alchemici di sterilizzazione totale e irreversibile, con cui si potrebbe selezionare il nostro popolo, senza bisogno di sterminare nessuno.

Gli ho risposto, con calma, che io trovavo del tutto inutile dover aspettare l’intero arco di una vita umana per veder sparire tutti gli individui inutili dal nostro nuovo regno.

Ha cominciato a farmi discorsi da pietoso sacerdotucolo di provincia pieno di buoni sentimenti, dicendo che un tale sterminio ci avrebbe reso odiosi al nostro popolo.

Ha aggiunto anche che se non volevo vedere pesi inutili nel Veltyan, avremmo potuto esiliare gli inadatti ai nostri progetti in qualche lontano paese deserto.

Ho riso, e gli ho risposto che noi non dovevamo preoccuparci di renderci simpatici ai nostri connazionali e futuri sudditi, e che dovevamo invece insegnare ai Thyrsenna a smettere di essere quel popolo imbelle e sprofondato nella propria quieta inerzia che gli ha impedito finora di prendere il suo legittimo posto di dominio assoluto su Kellur.

Dare ai Thyrsenna una potente, violenta scossa è il sistema migliore per spingerli ad andare avanti, a migliorarsi e abbandonare i sentimenti di una vecchia comare matriarca sentimentale e abulica.

Lui ha insistito, mi ha chiesto come pensavo di eliminare così tante vite umane. Io gli ho risposto che uccidere è una delle cose più facili di questo mondo, se si è ben decisi a farlo. Sistemi di rapida eliminazione indolore e pulita ne conosco diversi e glieli ho spiegati con molta calma.

L’alchimia ci avrebbe aiutato in modo molto pulito e rapido.

Mi ha guardato come avrebbe fatto una qualsiasi vecchia matriarca di una cittadina di provincia.

Comincio a sospettare che O.M. sia un debole, anche se all’inizio sembrava così entusiasta dei nostri progetti, e sembrava anche non doversi fermare di fronte a niente. Quando parlavamo dell’idea di assassinare la Regina, o di massacrare il Magistero per poter operare un ricambio completo del governo, o addirittura di sterminare tutte le famiglie più eminenti della classe sacerdotale dell’intero regno, non batteva ciglio. Ora che gli dico di fare piazza pulita della più miserabile marmaglia popolana, mi guarda con disapprovazione.

Voglio sperare che la colpa non sia del suo carattere, ma della sua educazione. Abbandonare la mentalità in cui siamo stati educati tutti noi, entrare in una nuova visione del mondo non è per niente facile. Io ci sono riuscito, ma altri magari possono avere maggiori difficoltà, anche se seguaci del Culto Antidiluviano. In fin dei conti, sono meno intelligenti e sapienti di me. Ma se io non dovessi riuscire ad istruirlo nel modo giusto, se non riuscissi a renderlo un vero Antidiluviano, allora dovrò eliminare anche lui. Non possiamo permetterci debolezze, e per me sarebbe semplice liberarmi di un’altra delle tante zavorre che mi ostacolano.

Non sarebbe ammissibile che uno dei futuri Pentarchi del Vertice avesse dei dubbi sulla nostra grande impresa storica. Ma la colpa è soprattutto delle nostre pessime tradizioni. Per millenni noi Thyrsenna ci siamo rassegnati ad essere governati da un branco di donnicciole imbelli, tenere e bigotte, di scarse ambizioni, e adesso anche i maschi del regno ne pagano il fio.

Potremmo creare un impero uguale a quello dei Giganti, forse anche superiore, eccelso come l’ancora più antico impero dei Geni, che fu ancora più grande e duraturo. Eppure ci lasciamo frenare da uno stile di vita abitudinario e che non guarda oltre il proprio orticello, a parte i pochi spiriti liberi come noi, come me….



Velthur richiuse il diario, disgustato, per prendersi una pausa di riflessione e digerire il tutto. Anche questa volta aveva avuto la dimostrazione che Aralar era stato un pazzo, un bugiardo, un fanatico megalomane che inseguiva certi suoi folli sogni, e un vigliacco assetato di sangue.
La follia assoluta del più completo delirio di onnipotenza. Credeva

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