venerdì 27 gennaio 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 318° pagina.


Velthur cominciò a fare una serie di collegamenti e di rianalisi di tutti i suoi ricordi, in base a quello che aveva appreso dalle pagine del diario.

Si chiese se le misteriose Porte delle Fate di cui aveva narrato Kernon avessero dei collegamenti con i portali triangolari di Irhyel. Non poteva essere una coincidenza. Le Tre Madri del Fato avevano detto che quelle porte non erano create dalle Fate nordiche, ma solo sorvegliate da esse.

Ma le Fate discendevano dai Geni, almeno da quel che dicevano le antiche cronache antidiluviane. Esse venivano da un piccolo gruppo di Geni che dopo la fine del loro impero si erano rifugiati nei boschi delle montagne, cambiando completamente stile di vita e aspetto. Ma forse qualcosa della sapienza dei loro antichi antenati potevano averlo conservato.

Gli tornarono in mente anche le parole delle Tre Madri del Fato riguardo Horyel e le Fate ribelli alleate di Aralar, che cercavano di ripristinare la gloria di un passato perduto. Le Tre Regine avevano detto che le Fate un tempo conoscevano il segreto della Soglia dell’Altrove e del sentiero verso la Terra delle Fate che ora era perduto.

Con tutta probabilità quelle parole erano legate a quello che Aralar aveva visto, o aveva creduto di vedere,  nella perduta Irhyel.

Ora aveva anche la certezza che il Reverendo Padre Aralar Alpan avesse partecipato al belk. Certo, c’erano già prima tutti gli indizi in proposito, ma non ne aveva mai avuto la prova conclusiva e diretta, anche se aveva rapporti con le Fate.

Chissà perché, proprio in quel momento gli venne in mente una cosa che non tornava, in proposito. Gli tornò alla memoria la conversazione che aveva avuto con Aralar quel mattino in cui era andato nel suo eremo e l’aveva visto letteralmente impazzire mentre leggeva Le Dottrine Misteriche di Cthuchulcha ad altra voce.

Aralar gli aveva detto, sorprendentemente, che non sapeva nulla della razza a cui apparteneva la sua gatta Ashtair. E si ricordò anche di quando le Tre Madri del Fato gli avevano detto che non potevano dirgli cosa fossero veramente i gatti della Valle dei Gigli, perché era una conoscenza che faceva parte dei Misteri del belk.

Ma allora perché Aralar aveva detto di non sapere nulla di loro, se era uno dei seguaci del belk? Forse esistevano diversi gradi di iniziazione, con diversi livelli di conoscenza, e Aralar non aveva raggiunto i gradi più alti. Forse era addirittura rimasto ai livelli inferiori.

In fin dei conti, se era vero quello che aveva raccontato, aveva trasgredito alle regole allucinanti che dovevano seguire gli iniziati fin dalla prima volta. Nel suo volo visionario, si era allontanato dalla Società di Ianarthi e aveva seguito un suo cammino, pericoloso e remoto, fino a raggiungere un’altra epoca.

Per la prima volta nella sua vita, Velthur sentì il desiderio di partecipare anche lui al belk, per scoprire se quello che aveva visto Aralar era vero. Un desiderio che lo spaventava ancora più dei demoni che ormai stavano infestando invisibilmente la pacifica Arethyan.





CAP. XXVI: I MITI DEL DILUVIO

  

Velthur non aveva molte occasioni per essere felice in quei giorni, ma ce n’era una che lo riempiva totalmente di soddisfazione e di speranza.

Loraisan era davvero eccezionale, veniva regolarmente a lezione due volte alla settimana e s’impegnava al massimo. Syndrieli aveva chiesto al medico che gli facesse leggere il Tinsina Entinaga, il Libro dei Giorni Antichi, perché lo imparasse e potesse poi mostrare alla sua amica Thanxiel, la sacerdotessa di Nethuan, quanto era diventato bravo e come conosceva gli antichi testi sacri.

Sperava che la kamethei rimanesse impressionata dalla sua bravura, e favorisse un giorno la sua consacrazione come sacerdote della plebe.
Certo, Velthur non poteva approvare in cuor suo che la madre di Loraisan lo volesse sacerdote, ma capiva che da lei non si poteva chiedere di meglio, e quindi la assecondava, anche perché temeva

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