«Meglio che cominciamo a conoscere i mari solo sulla carta,
poi quando sarai grande vedremo…. Intanto prendi in mano questo libro e
comincialo a leggere dalla prima pagina….».
Il Tinsina Entinaga
era un tomo non particolarmente grande, ma spesso. Aveva più di seicento
pagine. Il primo capitolo narrava della creazione del mondo da parte di Sin, il
Toro Celeste.
Loraisan cominciò a leggere con voce insicura.
Lesse il mito della creazione secondo cui in origine c’era
solo uno sconfinato oceano di acque, buio e caotico, che si stendeva nello
spazio senza fine, in tutte le direzioni. In esso comparve Sin come prima
divinità, il quale trattenne le acque con le sue zampe di toro, e poi le
fecondò con il suo seme, da cui nacquero numerosi figli, gli Dei Primevi.
Questi divennero ognuno una parte dell’universo: la terra,
il mare, il cielo, il giorno, la notte, l’estate, l’inverno, il vento, il
fuoco, la neve, la pioggia, il fulmine. Di tutti i suoi figli, la più
importante, la più potente e la più bella era Sil, la Dea del Sole.
A Lei il Grande Padre Sin riservò il dominio del giorno,
mentre tenne per se stesso il dominio della notte stellata, dove divenne il Dio
della Luna. Così fu fatto l’ordine del mondo e delle sue potenze divine.
Alla fine del capitolo, Velthur si accorse che il bambino
era stanco di leggere. Ma era curioso di sapere il seguito del racconto
cosmogonico. E come al solito aveva un sacco di domande da fare.
«C’è una cosa che non capisco, dottor Laran. In questo libro
sacro viene detto che è stato Sin a creare il mondo, e che è lui il padre di
Sil, la nostra Dea Suprema, ma… mia madre, e la sacerdotessa di Nethuan, quella
che viene a casa nostra…. mi hanno raccontato una storia diversa».
«E cioè? Ti hanno raccontato la storia della creazione in un
altro modo?».
«Beh, sì. La sacerdotessa Thanxiel mi ha chiesto se sapevo
chi era Sil, io gli ho detto quello che mi aveva detto mia madre, poi lei mi ha
spiegato meglio, perché mi ha detto che gli sembro un bambino sveglio, e allora
mi ha raccontato che è stata Sil a creare il cielo e la terra, e tutte le cose
che ci sono, perché Lei è l’Anima del Mondo, e che il suo spirito è come una
fiamma che si trova dappertutto e anima tutte le cose, e che questa Anima del
Mondo viene dal Dio Supremo, che non è Sin, ma Volthun, e che abita nel Cielo
Etereo, e non sarebbe un Toro, ma un Ariete.
Poi però mi ha detto che l’Ariete è solo un simbolo di
Volthun, perché gli Dei hanno un aspetto che gli Uomini non conoscono e non
possono neanche immaginare, e che nessuno può rappresentare una divinità in
tutta la sua grandezza. Mi ha detto che le statue e le immagini degli Dei sono
solo simboli, perché gli Dei sono spiriti, e gli spiriti non sono visibili da
occhi di carne e non hanno l’aspetto di ciò che vediamo.
Allora io adesso mi domando: devo credere a quello che mi ha
detto la kamethei Thanxiel, o a
quello che è scritto nel Tinsina Entinaga?».
«Devi chiederlo a tua madre, o meglio ancora alla kamethei Thanxiel».
«Ma perché? Non potete rispondermi voi? Voi sicuramente
sapete la verità».
«Mi spiace, non posso. Ho promesso a tua madre che non ti
avrei mai parlato di religione. Posso farti leggere testi religiosi, ma non
commentarli. Tua madre non vuole e io rispetto la sua volontà. Non chiedermi
più cose di questo tipo».
«E perché???».
«Anche di questo devi
chiedere a tua madre. Se non ti ha spiegato perché, allora non devo spiegartelo
neanche io».
Era tale la paura di contrariare Syndrieli, che Velthur non
voleva neanche accennare al fatto che lui fosse di un’altra religione e che non
credeva a Sil e agli altri Dei della tradizione.
Tra l’altro, questo avrebbe potuto inquietare il bambino, e
dargli diffidenza nei suoi confronti.
Ma in lui nacque una nuova speranza. Loraisan si era già
accorto delle contraddizioni e dei punti oscuri della religione ufficiale. Non
gli sfuggiva niente, aveva un senso della coerenza logica davvero spiccato, che
era tutt’uno con la sua passione per la conoscenza e la verità.
Una cosa che un seguace dell’Aventry non poteva non
apprezzare, e su cui riporre molte speranze per il futuro. Un giorno, quando Loraisan fosse diventato
adulto, si sarebbe potuto svincolare dalle catene del Nunarsha Silal, il culto
di Sil, e apprendere la liberante dottrina dell’Aventry.
Da parte sua, Loraisan non solo era divenuto ancora più curio
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